sabato 16 maggio 2015

La città è in mano ai matti. Scappare nella foresta. Lanthimos, Gomes e Muntean.

Miguel Gomes "Le mille e una notte" parte seconda
Roberto Silvestri

Cannes. All'appello del 2015 manca solo il Maghreb e il Sudafrica. La nuova geopolitica del “cinema incandescente” è rispettata: Thailandia, Iran, Corea del sud, Romania, Filippine, Portogallo, Colombia, Brasile, Islanda... ci sono tutti. Anche la macchina immaginaria più in crisi (economica), come Taiwan. Però Hou Hsiao Hsien ha dovuto subire l'umiliazione di gareggiare senza la bandiera della sua Taipei sul pennone. Pechino non la vuole. E chi osa contraddirla, Lescure?
In crisi creativa Germania e Gran Bretagna. Cameron taglia i finanziamenti alla cultura critica anche se li aumenta a quella apologetica del mercato così come è. Infatti si assiste a un boom produttivo in Uk – almeno a sentire Adrian Wooton, capo del British Film Commission fiero che “Guerre Stellari episodio VII”, “Mission Impossibile-Rogue Nation” e “Miss Pregrine's Home for Peculiars” di Tim Burton siano stati girati lì, ma anche a “zero titoli” sulla Croisette.

Londra si è fatta promotrice di una pericolosa legge europea, passata sei mesi fa, che spalanca il digitale all'occupazione dei più forti. Gli americani (del nord). Se un film entra nelle sale cinematografiche di qualunque stato europeo è obbligatorio programmarlo sulle tv digitale. Sarà sempre più zeppa di prodotti commerciali infimi, dunque, che costano talmente poco agli euro-distributori da battere qualunque concorrenza iraniana, sudcoreana, argentina e maghrebina. Per fortuna che Netflix e la rete stanno cambiando la sacralità della filiera: prima era obbligatorio il passaggio prioritario nelle sale, ma oggi? Weerasetakul Apichatpong comunque glorifica le proiezioni dei film a Cannes per l'alta qualità tecnica della riproduzione visiva e sonora. E' vero. Però la grande sala Lumiere, il cuore del festival, può essere migliorato: ha una struttura ad arena perfetta, ma per uno schermo Imax, alto il doppio rispetto a quello che c'è. Infatti chi sta in alto, sulla galleria, vede male e poco.

E l'Italia? Sorrentino ha venduto il film alla Fox. Moretti è piaciuto e Garrone ha superato la prova del salto nel buio della “fantasy” e con lui gli effettisti speciali, italianissimi. Minervini si sta facendo un nome di primo piano nel “Mondo Docu”. E Carpignano vedremo. Le Film Commission (soprattutto quella pugliese) gongolano. E giustamente approfittano del castello federiciano, uno dei set mozzafiato del Racconto dei Racconti, per attirare produttori con una lussuosa campagna promozionale.

I nostri distributori stanno comprando film. Teodora, per esempio, si è assicurata già prima di Cannes “Il figlio di Saul” e il nuovo Trier. Precious Cargo, il nuovo Bruce Willis è stato acquistato. E così il film di Audiard in competizione. Abel Ferrara lancerà invece un fundrising il 18 maggio per finanziare, dal basso, una nuova opera con protagonista Willem Dafoe, “Siberia”. Pasolini intanto non è ancora uscito sul mercato nordamericano. Woody Allen aspetta con “imbarazzo colossale” la sua prima serie tv per Hbo. Una sorta di ritorno alle origini.

Il regista greco Yorgos Lanthimos sul set di The Lobster
E passiamo ai film. In concorso e tra le teste di serie numero uno, L'aragosta di Yorgos Lanthimos. Solo il titolo in comune con l'allegoria grottesca di Sabina Guzzanti. La Grecia è in concorso, alla faccia di Merkel, che invece resta all'asciutto. Però il film è stato interamente girato in Irlanda, coprodotto da Francia, Olanda, Irlanda, ed è parlato in inglese con un cast e una troupe da occupazione militare: Colin Farrell, Rachel Weisz, John C. Reilly, Lea Seydoux...Un film di fantascienza, ma neanche tanto. Clima da Farenheit 451. Ma invece di vietare i libri il Potere vieta l'essere single. Solo la coppia è permessa, ovviamente etero o omo. Ma proibita la bisessualità. Non solo. La Legge obbliga gli accoppiati ad essere l'uno la copia conforme dell'altro. Le anime devono essere forzatamente “gemelle”. Perdi sangue dal naso? Il tuo partner deve perdere sangue dal naso. Sei cinico all'ennesima potenza? Scegli il più perfido. Sei cieco? accoppiati con un orbo. Sembra una legge partorita da un dominio completamente fuori di testa. E molto letteralista. Come se i fondamentalisti di qualunque religione avessero conquistato anche il cuore di uno stato laico.

Il regista portoghese Miguel Gomes regista della bellissima trilogia Le mille e una notte
Già, ma il potere esercitato dalla Troika non nella fantascienza ma nel mondo reale di oggi cos'è? Vedere per credere anche un film della Quinzaine, di cui è stata presentata solo la prima parte, Le mille e una notte di Miguel Gomes, che ruba a Sherazade la struttura delle fiabe a ripetizione per inanellare, attraverso racconti cioé doc rimessi in scena, per narrar senza manicheismo, verismo, sentimentalismo e pietismo come è ridotto un paese. E chi è l'assassino. Per toccare con mano, dando la parola a contadini e operai, disoccupati depressi e impoveriti che tutto hanno perduto tranne il senso dell'umorismo, la distruzione del Portogallo, massacrato sia dai suoi governanti Ps (centro sinistra) che da quelli del centro-destra, a forza di ossequiare, complice Barroso (ex maoista), i diktat del Fondo Monetario internazionale, della Banca Centrale e della Bce. Pompieri licenziati, cantieri navali d'eccellenza chiusi, perfino i fabbricanti di miele cacciati via da sciami di vespe assassine. Il film si avvale di un lavoro in profondità condotto da tre giornalisti della stampa e della televisione cacciati dai loro rispettivi editori perché troppo ficcanaso. Il trio ha spulciato tra i fatti di cronaca apparentemente disinteressanti e secondari per offrirci il ritratto impetoso del loro paese oggi visto "dal basso". Dall'apicultore abbandonato dallo stato, al bandito ricercato per mesi e mesi e che diventa un idolo delle folle perché la storia dimostra l'inefficienza di chi dovrebbe proteggerci, al proprietario di case sfrattato dalle banche fameiche a chi massacra flora e fauna per profitto e rapacità....

Miguel Gomes in Le Mille e una notte
Così la metafora, di facile decifrazione, di Lanthimos, che in genere vince tutti i festival a cui partecipa, coglie nel segno, anche se per tenere alta la tensione per quasi due ore, il che non è facile quando si nuota nel grottesco beckettiano, deve aumentare il tasso sarcastico e etilico del film. Dunque chi non si attiene alle Leggi viene portato in un hotel di lusso nei pressi di una buia foresta e trovare un partner entre 45 giorni. Se no verrà trasformato in un animale a sua scelta (“aragosta”, chiede il protagonista di The Lobster, un baffuto e ingrassato Colin Farrel) e lasciato libero nella foresta. David (ah, ecco ritornare il figlio di Saul) che è Colin Farrel, sceglie la libertà e fuggito nella foresta entrerà in conflitto anche con la legge dei ribelli, orgogliosamente single e integralisti dell'asessualità e fuggirà con una miope (Rachel Weisz), poi addirittura accecata per punizione.
Mentre nel fuori campo una celebre canzone greca intona un inno all'amore (da un film di Dassin degli anni 50) David, e il pubblico con lui, deve risolvere un dilemma. Si ama di più accecandosi come la partner o restando integro, se non altro per anti conformismo? Fuggirà lasciando la sua adorata cieca sola e alla merce della Legge? Insomma Tsipras deve imporre un'altra legge possibile o arrendersi al fato del monetarismo militarizzato? L'umorismo irresistibilmente nero del copione ben si accoppia alla discesa negli inferi di un mondo orami globalmente senza antitesi. O meglio un mondo in cui chi combatte il potere lo fa in nome di regole e principi altrettanto castranti e paralizzanti i corpi e le anime di quel 99% di senza potere. Non se ne esce se non con un invito alla fuga, al limite all'animalità come programma minimo. Per quanto gli accoppiamenti tra aragoste e maiali sono altamente sconsigliabili. Anche se ereticissimi.
Un piano di sotto di Radu Montan (Romania)
Interessante del poliziesco rumeno “Un piano di sotto”, diretto da Radu Montean, con Teodor Corban, gigantesco protagonista (Certain Regard), soprattutto il fuori campo. Il delitto avviene fuori campo. L'indagine della polizia avviene fuori campo. Il film poliziesco stesso è fuori campo. Perché noi assistiamo solo alla vita quotidiana, in campo pieno, di una coscienza. Difficile da visualizzare. Un testimone di mezza età, appassionato di concorsi canini e di Steaua Bucarest, ma che non dice nulla di quel che è successo, di quel che ha sentito, né alla moglie, né al figlio, né ai vicini di casa, nné agli amici di partita, né alla polizia. Eppure ha sentito al piano di sotto una furiosa lite che forse spiega il movente del delitto. Il fidanzato geloso che urla contro la fidanzata che ha pronta la valigia per andarsene. La fidanzata verrà trovata, nel fuori campo, con la testa spaccata. “Forse un incidente?”. No. Un femminicidio classico. Ma il nostro eroe non parla. Anzi, accoglie l'assassino in casa, perché, esperto di computer, aiuterà il figlio con il suo pc. Anzi aiuta lui stesso l'assassino presunto a sbrigare certe pratiche di passaggio di proprietà della sua auto. E' il suo lavoro. Anzi si scazzotta perfino con il presunto assassino che non riesce a capacitarsi del perché del silenzio del suo unico testimone contro. Ma non dice nulla alla polizia. Di che si tratta? Dell'omertà come psicosi collettiva della generazione di Ceausescu, abituata allo spionaggio totale della polizia segreta? Uno potrebbe pensare perfino che è stato lui l'assassino, se ci fosse un altro fuori campo possibile. Insomma siamo di nuovo al punto focalizzato da Woody Allen. Si sa chi è l'assassino e non si parla. Il mondo è diventato talmente incarognito che quasi quasi tifa per l'assassino e non più per la vittima. Un po' di giustizia anche per il criminale, che diamine. E poi, uno si chiede, se il vicino del piano di sopra non parla, perchè il vicino della porta accanto neanche si fa vedere per uttto il film? Non è quello il fuori campo più inquietante? E' finita per sempre l'ideologia della ragazza della porta accanto?

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