Cannes. All'appello del 2015 manca solo
il Maghreb e il Sudafrica. La nuova geopolitica del “cinema
incandescente” è rispettata: Thailandia, Iran, Corea del sud,
Romania, Filippine, Portogallo, Colombia, Brasile, Islanda... ci sono
tutti. Anche la macchina immaginaria più in crisi (economica), come
Taiwan. Però Hou Hsiao Hsien ha dovuto subire l'umiliazione di
gareggiare senza la bandiera della sua Taipei sul pennone. Pechino
non la vuole. E chi osa contraddirla, Lescure?
In crisi creativa Germania e Gran Bretagna. Cameron taglia i finanziamenti alla cultura critica anche se li aumenta a quella apologetica del mercato così come è. Infatti si assiste a un boom produttivo in Uk – almeno a sentire Adrian Wooton, capo del British Film Commission fiero che “Guerre Stellari episodio VII”, “Mission Impossibile-Rogue Nation” e “Miss Pregrine's Home for Peculiars” di Tim Burton siano stati girati lì, ma anche a “zero titoli” sulla Croisette.
Londra si è fatta promotrice di una pericolosa legge europea, passata sei mesi fa, che spalanca il digitale all'occupazione dei più forti. Gli americani (del nord). Se un film entra nelle sale cinematografiche di qualunque stato europeo è obbligatorio programmarlo sulle tv digitale. Sarà sempre più zeppa di prodotti commerciali infimi, dunque, che costano talmente poco agli euro-distributori da battere qualunque concorrenza iraniana, sudcoreana, argentina e maghrebina. Per fortuna che Netflix e la rete stanno cambiando la sacralità della filiera: prima era obbligatorio il passaggio prioritario nelle sale, ma oggi? Weerasetakul Apichatpong comunque glorifica le proiezioni dei film a Cannes per l'alta qualità tecnica della riproduzione visiva e sonora. E' vero. Però la grande sala Lumiere, il cuore del festival, può essere migliorato: ha una struttura ad arena perfetta, ma per uno schermo Imax, alto il doppio rispetto a quello che c'è. Infatti chi sta in alto, sulla galleria, vede male e poco.
E l'Italia? Sorrentino ha venduto il film alla Fox. Moretti è piaciuto e Garrone ha superato la prova del salto nel buio della “fantasy” e con lui gli effettisti speciali, italianissimi. Minervini si sta facendo un nome di primo piano nel “Mondo Docu”. E Carpignano vedremo. Le Film Commission (soprattutto quella pugliese) gongolano. E giustamente approfittano del castello federiciano, uno dei set mozzafiato del Racconto dei Racconti, per attirare produttori con una lussuosa campagna promozionale.
I nostri distributori stanno comprando film. Teodora, per esempio, si è assicurata già prima di Cannes “Il figlio di Saul” e il nuovo Trier. Precious Cargo, il nuovo Bruce Willis è stato acquistato. E così il film di Audiard in competizione. Abel Ferrara lancerà invece un fundrising il 18 maggio per finanziare, dal basso, una nuova opera con protagonista Willem Dafoe, “Siberia”. Pasolini intanto non è ancora uscito sul mercato nordamericano. Woody Allen aspetta con “imbarazzo colossale” la sua prima serie tv per Hbo. Una sorta di ritorno alle origini.
In crisi creativa Germania e Gran Bretagna. Cameron taglia i finanziamenti alla cultura critica anche se li aumenta a quella apologetica del mercato così come è. Infatti si assiste a un boom produttivo in Uk – almeno a sentire Adrian Wooton, capo del British Film Commission fiero che “Guerre Stellari episodio VII”, “Mission Impossibile-Rogue Nation” e “Miss Pregrine's Home for Peculiars” di Tim Burton siano stati girati lì, ma anche a “zero titoli” sulla Croisette.
Londra si è fatta promotrice di una pericolosa legge europea, passata sei mesi fa, che spalanca il digitale all'occupazione dei più forti. Gli americani (del nord). Se un film entra nelle sale cinematografiche di qualunque stato europeo è obbligatorio programmarlo sulle tv digitale. Sarà sempre più zeppa di prodotti commerciali infimi, dunque, che costano talmente poco agli euro-distributori da battere qualunque concorrenza iraniana, sudcoreana, argentina e maghrebina. Per fortuna che Netflix e la rete stanno cambiando la sacralità della filiera: prima era obbligatorio il passaggio prioritario nelle sale, ma oggi? Weerasetakul Apichatpong comunque glorifica le proiezioni dei film a Cannes per l'alta qualità tecnica della riproduzione visiva e sonora. E' vero. Però la grande sala Lumiere, il cuore del festival, può essere migliorato: ha una struttura ad arena perfetta, ma per uno schermo Imax, alto il doppio rispetto a quello che c'è. Infatti chi sta in alto, sulla galleria, vede male e poco.
E l'Italia? Sorrentino ha venduto il film alla Fox. Moretti è piaciuto e Garrone ha superato la prova del salto nel buio della “fantasy” e con lui gli effettisti speciali, italianissimi. Minervini si sta facendo un nome di primo piano nel “Mondo Docu”. E Carpignano vedremo. Le Film Commission (soprattutto quella pugliese) gongolano. E giustamente approfittano del castello federiciano, uno dei set mozzafiato del Racconto dei Racconti, per attirare produttori con una lussuosa campagna promozionale.
I nostri distributori stanno comprando film. Teodora, per esempio, si è assicurata già prima di Cannes “Il figlio di Saul” e il nuovo Trier. Precious Cargo, il nuovo Bruce Willis è stato acquistato. E così il film di Audiard in competizione. Abel Ferrara lancerà invece un fundrising il 18 maggio per finanziare, dal basso, una nuova opera con protagonista Willem Dafoe, “Siberia”. Pasolini intanto non è ancora uscito sul mercato nordamericano. Woody Allen aspetta con “imbarazzo colossale” la sua prima serie tv per Hbo. Una sorta di ritorno alle origini.
Il regista greco Yorgos Lanthimos sul set di The Lobster |
Il regista portoghese Miguel Gomes regista della bellissima trilogia Le mille e una notte |
Miguel Gomes in Le Mille e una notte |
Mentre nel fuori campo una celebre canzone greca intona un inno all'amore (da un film di Dassin degli anni 50) David, e il pubblico con lui, deve risolvere un dilemma. Si ama di più accecandosi come la partner o restando integro, se non altro per anti conformismo? Fuggirà lasciando la sua adorata cieca sola e alla merce della Legge? Insomma Tsipras deve imporre un'altra legge possibile o arrendersi al fato del monetarismo militarizzato? L'umorismo irresistibilmente nero del copione ben si accoppia alla discesa negli inferi di un mondo orami globalmente senza antitesi. O meglio un mondo in cui chi combatte il potere lo fa in nome di regole e principi altrettanto castranti e paralizzanti i corpi e le anime di quel 99% di senza potere. Non se ne esce se non con un invito alla fuga, al limite all'animalità come programma minimo. Per quanto gli accoppiamenti tra aragoste e maiali sono altamente sconsigliabili. Anche se ereticissimi.
Un piano di sotto di Radu Montan (Romania) |
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