sabato 12 ottobre 2024

Presidenziali Usa 2024. Cosa c'entra Curtis Bernhardt con Kamala Harris?

Da Betty Boop a Sean Young. Tutte le “prime presidenti donna” elette da Hollywood
Roberto Silvestri
"La maggior parte delle donne che sono arrivate alla Casa Bianca di Hollywood non hanno vinto le elezione ma sono arrivate ai vertici indirettamente", scrive Lilly J. Goren in "Women and the White House: Gender, Popular Culture, and Presidential Politics". Molte donne presidenti immaginarie ottengono il loro ruolo tramite la morte o le dimissioni di presidenti uomini. Da questo punto di vista Kamala Harris, che si scontra con Trump nel prossimo novembre, potrà vincere solo grazie alla "rinuncia" di Joe Biden. Vincitrice delle primarie Hillary, infatti, fu sconfitta. come nei format hollywoodiani. Da oltre un secolo l'elezione di una donna, politicamente progressista o reazionaria, alla presidenza degli Stati Uniti è stata comunque preparata e immaginata dal cinema. Meticolosissimo e impressionante è l'elenco che troverete su Wikipedia dei film (e non solo di fantascienza), delle serie, delle sitcom e dei cartoon (I Simpson prima di tutti) che prefigurano, da Betty Bop a Geena Davis, il paese guidato dal sesso che ha dovuto lottare a lungo e aspramente per la conquista della parità economica, giuridica e simbolica. E non lo ha mai dimenticato.
Riporto l'elenco quasi integralmente qui sotto. Se sarà proprio Kamala Harris a rompere questo tabù, un magistrato ma anche una donna modello di fusion culturale perfetto tra India, West Indies nere giamaicane e occidente, ecco che già i contropoteri sono all'erta. Nella Corte suprema odierna, molto deformata da Trump, ben sei giudici sono espressione dell'Opus Dei, cioè del fondamentalismo cattolico anti abortista. Già un grande presidente democratico del passato, F.D. Roosevelt, trovò nella Corte Suprema blocca-riforme un implacabile muro a difesa degli interessi del grande Capitale.
Sarà bene dunque fare un passo indietro e tornare agli anni trenta e quaranta del New Deal e delle lotte anti naziste, visto che il duo Trump-Vance al suprematismo populista si ispira platealmente, per vedere quanti passi in avanti si sono fatti, dalle suffragette alle agip prop anarco-comuniste e alle femministe anni 70, per rompere il più patriarcale dei tabù. Non sono bastati infatti a Hillary Clinton 3 milioni di voti in più 8 anni fa. Paradosso delle democrazie liberali. Un cineasta chiave di questo percorso è Curtis Bernhadt.
Curtis Bernhardt e la sua importanza nell'evoluzione della civiltà
Il cineasta hollywoodiano di origine tedesca Curtis Bernhardt (1899-1981) fuggì dalla Germania nazista come tanti altri artisti e non artisti. Ebreo, vero nome quasi uguale (Kurt Bernhardt), attore di teatro poi passato alla regia, Bernhardt aveva firmato alcuni film in patria prima di fuggire in Francia, nel 1933, e poi negli Stati Uniti. E' però piuttosto sorprendente che il futuro ministro della cultura del III Reich, Joseph Goebbels, nell'indicare i modelli ideali per un cinema squisitamente ariano aveva elencato: 'La corazzata Potemkin' di Eisenstein (solo per la potenza estetica, non per il messaggio politico), “Metropolis” di Lang e ben due film di Kurt Bernhardt,”Der Rebell” (1932) con Luis Trenker, sulla resistenza tirolese a Napoleone (e sul risentimento tedesco anti francese dopo Versailles) E "Der tunnel" (1933), fantascientifica allegoria pacifista sulla costruzione di un tunnel atlantico che univa l'America all'Europa. Dunque almeno tre film diretti da ebrei sono alla base del puro canone cinematografico nazista (da cui la nota ostilità anti fascista di Paolo Villaggio verso il super classico sovietico?)
Tra i film di Bernhardt (anche sceneggiatore e produttore) più famosi ricordiamo “Nebbie”, “Lord Brummel”, “L'anima in delirio”, “Sirocco” (in Italia “Damasco 25”, 1951) con Humphrey Bogart e “Miss Sadie Thomson” (ovvero “Pioggia”, 1953) con Rita Hayworth. Meno conosciuto e forse mai uscito in Italia è invece “High Wall” (1947), un noir con Robert Taylor, ex pilota di caccia bombardiere, affetto da sindrome bellica post-traumatica e da una forma grave di amnesia, convinto, a torto, di aver strangolato la moglie diventata in sua assenza l'amante del capoufficio (il vero assassino). “Morboso e socialmente cinico” fu definito il film dal New York Times che ne sconsigliò la visione ai sani di mente, mentre altri critici ironizzarono sui nuovi ritrovati dello neuropsichiatria come la “macchina della verità” risolvi-tutto. Erano numerosi i film sui casi di amnesia post-bellica. Tra i più conosciuti Spellbound (1945) di Hitchcock, Random Harvest (1942) di Mervyn LeRoy, Street of Chance (1942) di Jack Hively o Singapore (1947) di John Brahm . Probabilmente il film non arrivò in Italia perché uno dei due sceneggiatori, Lester Cole, aveva scontato 10 mesi di carcere per aver ammesso di essere iscritto al partito comunista durante la caccia alle streghe maccartista e di non essersi affatto pentito. E la Mgm lo aveva inserito nelle liste nere degli avvelenatori di immaginario, e dunque licenziato, alla faccia della meritocrazia.
“Una donna presidente? Non sarebbe divertente”
Ma è l'ultimo film di Bernhardt quello che oggi, in clima elettorale Kamala Harris-Donald Trump, va ricordato per la sua profetica attualità. ”Kisses for President” con Fred MacMurray è infatti una commedia di clima kennediano del 1964 con al centro il primo presidente donna degli Stati Uniti e l'imbarazzante e inedito ruolo che deve assumere il 'first man' al suo fianco. Ma Polly Bergen, nella foto quisopra, che interpreta Leslie McCloud, dovrà inevitabilmente dimettersi dalla carica perché incinta. Il critico del New York Times, Bosley Crowther, stroncò il film, commentando: "...Tutto quello che si può dire è che speriamo che la prima donna a diventare Presidente porti con sé un marito più divertente del signor MacMurray e un team di sceneggiatori più fantasiosi del signor Binyon e del signor Kane." Ha anche criticato Bernhardt per aver "una visione negativa della prospettiva di una donna come Presidente. Non sarebbe divertente! Questo è ciò che dice il suo film". Uno dei motivi di nervosismo nel clan Tramp non scaturirà per caso dal carattere così allegro e divertito, “giamaicano” di Kamala che appare sempre anche troppo ridanciana davanti alle telecamere, forse per far dimenticare il cipiglio da professoressa di Hillary (nonostante il nome).
Ma “Kisses for President” che in Italia fu storpiato artatamente nel titolo (Ho sosato 40 milioni di donne) non è il primo film nordamericano che ipotizzi rivoluzioni “femministe” a venire. La fantascienza del periodo muto apre già all'ipotesi "scandalosa"
Proprio 100 anni fa un film di fantascienza ha immaginato per primo una donna al vertice del paese, ma solo per colpa di una epidemia, la “masculitis” (siamo in epoca post spagnola) che ha sterminato tutti i maschi del pianeta. E' L'ultimo uomo sulla Terra di John G. Blystone, ambientato in un avveniristico 1940. Da non confondere con il distopico film di Ubaldo Ragona del 1964 che ha lo stesso titolo. Nel cortometraggio animato del 1932 di Dave Fleischer e Seymour Kneitel Betty Boop for President Betty Boop (doppiata da Mae Questel) si candida e vince la presidenza degli Stati Uniti, parallelamente all'ingresso di Eleonor Roosevelt alla Casa Bianca, prima first Lady di grande peso politico. Nel cortometraggio animato del 1948 Olivia for President la compagna di Braccio di Ferro (sempre doppiata da Mae Questel) vince le presidenziali promettendo totale esenzione fiscale solo agli uomini sposati, anche per costringere il suo eterno fidanzato a farle finalmente l'attesa proposta di matrimonio (ma è tutto un sogno....).
Nel demenziale film di fantascienza anti comunista tratto da un romanzo di Robert A. Heinlein, Project Moonbase (1953) di Richard Talmadge, c'è un sabotatore rosso che cerca di distruggere la prima stazione spaziale orbitante. Ma Ernestine Barrier, prima presidentessa degli Stati Uniti, salva il mondo libero. Nella commedia del 1964 Baci per il mio presidente Polly Bergen interpreta Leslie McCloud, la prima donna presidente degli Stati Uniti, e pure lei alla fine rimane incinta e si dimette. Gli anni 70 non hanno bisogno di compensi e consolazioni d'immaginario perchè nei campus di tutto il mondo si sbriciolano le gerarchie sessuali. Per esempio Angela Davis è “il presidente” virtuale del 68 e dintorni americano.
Gli anni 80
Nella sitcom ABC del 1985 "Hail to the Chief" Patty Duke (foto sotto) interpreta la prima presidente donna degli Stati Uniti. Anche qui ci si concentra sul tentativo della presidentessa Julia Mansfield di bilanciare la sua carriera politica con la buona gestione della famiglia. Nel film satirico britannico del 1986 "Whoops Apocalypse" Loretta Swit interpreta Barbara Adams, la prima donna presidente degli Stati Uniti. Nella farsa australiana anti-araba "Les Patterson Saves the World" (1987) di George Miller!943-2023), regista australiano di origine scozzese, omonimo del creatore della saga Mad Max, l'attrice newyorchese Joan Rivers (nella foto sopre) è il presidente degli Stati Uniti. In "Ritorno al futuro - Parte II" (1989) su USA Today del 2015, si legge: "La presidente è stanca dei giornalisti che pongono sempre le stesse domande".
Gli anni 90 tifano Chelsea Clinton
Il film tv del 1990 "Hitler's Daughter" di James A. Conter ha come presidente Usa una donna che è la figlia (fittizia) di Adolf Hitler (l'attrice Melody Anderson, foto sotto)). Nella serie televisiva "Clarissa Explains It Al"l (1991-1994), il personaggio del titolo, interpretato da Melissa Joan Hart, immagina ripetutamente che la figlia di Hillary e George Clinton,Chelsea Clinton (foto sopra) diventare Presidente degli Stati Uniti. Nell'episodio pilota della serie TV del 1992 "X-Men", viene mostrata brevemente una presidentessa degli Stati Uniti.
Nell'episodio del 1995 "Il sesso debole" della serie Sliders, Teresa Barnwell interpreta Hillary Clinton come presidente Usa in un universo alternativo in cui le donne sono al comando. Nel film televisivo del 1996 "Special Report: Journey to Mars", Verso la fine di" Mars Attacks!" il film di fantascienza del 1996 diretto da Tim Burton, la Prima Famiglia e gran parte del governo vengono uccisi in un attacco alieno, lasciando la Prima Figlia Taffy Dale ( Nathalie Portman) come Presidente. Elizabeth Wilson interpreta la presidentessa Elizabeth Richardson, il cui sostegno a una missione su Marte la fa rieleggere. La missione viene sabotata, causando una crisi. Nella commedia del 1998 "Mafia!", Christina Applegate (foto sotto) interpreta il presidente degli Stati Uniti Diane Steen parodiando il personaggio di Diane Keaton nella saga Il Padrino, e lei quasi riesce a raggiungere la pace nel mondo non fosse per il fidanzato, un mafioso. In "Zenon: Girl of the 21st Century", 1999, regia di Kenneth Johnson, della Disney Channel ambientato nel 2049, Chelsea Clinton è il presidente degli Stati Uniti.
Siamo nel 2000! Oprah Winfrey, Geena Davis, Anjelica Huston, Linda Hamilton e Malia Obama for President!
Alla fine del tv movie del 2000 Chain of Command, di John Terlesky, con Roy Scheider, si lascia intendere che la vicepresidente Gloria Valdez, interpretata da María Conchita Alonso, sia diventata presidente. Nell'episodio del 2000 "The Election" della serie animata per bambini della PBS Arthur, di Cathy Waugh e Marc Brown, il personaggio Mary Alice 'Muffy' Crosswire (doppiata da Melissa Altro) viene mostrata come futura presidente. Nella serie televisiva di fantascienza ambientata a Los Angeles, Century City di Ed Zuckermann (CBS, 2004) Oprah Winfrey è in un non troppo lontano futuro (2030) la presidentessa degli Stati Uniti.
Verso la fine di Thunderbirds film diretto nel 2004 da Jonathan Frakes, Bill Paxton (nel ruolo di Jeff Tracy) risponde a una telefonata da una certa "Signora Presidente". La serie tv ABC del 2005-2006 Commander in Chief di Rod Lurie si è concentrata sull'amministrazione fittizia e sulla famiglia di Mackenzie Allen (interpretata da Geena Davis), la prima donna presidente degli Stati Uniti, che sale alla carica dalla vicepresidenza dopo la morte del presidente in carica a causa di un improvviso aneurisma cerebrale.
Nella serie FOX Prison Break del 2005-2009, Patricia Wettig (foto sopra) interpreta la vicepresidente Caroline Reynolds, che diventa presidente degli Stati Uniti dopo aver organizzato l'assassinio dell'ex presidente. Nel film del 2006 High School Musical 3: Senior Year, Taylor McKessie (l'attrice african american Monique Coleman nella foto sotto)) aspira a diventare presidente degli Stati Uniti, mentre Taylor McKessie frequenterà la Yale University e studierà scienze politiche (con l'obiettivo di diventare presidente degli Stati Uniti).
Nella miniserie francese del 2006 L'État de Grace, Peggy Frankston interpreta Hillary Clinton, presidente degli Stati Uniti in due episodi. Anjelica Huston è presidente in Covert One: The Hades Factor, una miniserie in due parti trasmessa sulla CBS nell'aprile 2006. Un adattamento del 2006 della BBC Four del racconto Random Quest di John Wyndham descrive il personaggio principale che viene risucchiato in una realtà alternativa in cui Condoleezza Rice è presidente degli Stati Uniti. In Life on Mars serie ABC del 2008-2009 (remake della serie omonima della BBC), viene accennato che Malia Obama, figlia dell'allora candidato Barack Obama, e attualmente cineasta, sarà presidente nel 2035 (foto sotto). Nella miniserie del 2008 XIII: The Conspiracy, Mimi Kuzyk ha interpretato Sally Sheridan, la prima presidente donna degli Stati Uniti, che viene assassinata in una cospirazione.
Nella serie televisiva del 2012 XIII: The Series, Ingrid Kavelaars, interpreta la presidentessa Harriet Traymore nella seconda stagione, che vince le elezioni generali ma deve combattere il precedente presidente per il trasferimento del potere, poiché lui non vuole cedere. Vi dice qualcosa che accadrà? Nel film-video del 2010 Airline Disaster, di John Willis III, Meredith Baxter interpreta la presidentessa Harriet Franklin, costretta a negoziare con i terroristi dopo che hanno dirottato un aereo. Nella serie tv Homeland di Showtime, iniziata nel 2011, Elizabeth Marvel(foto sotto) interpreta la presidentessa degli Stati Uniti Elizabeth Keane. Eletta nel 2016, è stata oggetto di due tentativi di assassinio e di una campagna diffamatoria da parte di elementi canaglia del governo, dell'esercito e della comunità di intelligence degli Stati Uniti a causa delle sue politiche di limitazione dei poteri della CIA. A seguito di una campagna di disinformazione del GRU per seminare una crisi costituzionale negli Stati Uniti, Keane scagionata si dimette comunque per preservare la democrazia americana di fronte alla fiducia pubblica minata e alla profonda polarizzazione politica.
Bellamy Young interpreta Melody Margaret Grant, che diventa la prima donna presidente degli Stati Uniti dopo l'assassinio del presidente eletto Francisco Vargas la notte delle elezioni. Negli ultimi momenti dell'episodio finale, viene suggerito che anche Olivia Pope diventi presidente(entrambe nella foto).
Nel film finlandese-tedesco-australiano del 2012 di Timo Vuorensola Iron Sky, Stephanie Paul interpreta una presidentessa degli Stati Uniti in una parodia in stile Sarah Palin. Ha ripreso il suo ruolo nel sequel del 2019 Iron Sky: The Coming Race. Nella serie HBO Veep, dello scozzese Armando Iannucci (The death of Stalin), iniziata nel 2012, Julia Louis-Dreyfus (foto sotto) interpreta la vicepresidente Selina Meyer, che diventa il 45° presidente degli Stati Uniti dopo che il presidente in carica si è dimesso per prendersi cura della moglie malata di mente. Meyer è rieletta nel 2020 (anche se attraverso l'interferenza elettorale cinese e una serie di atti di compromesso alla convention negoziata dal suo partito). Al funerale di Meyer nel 2045, un ex presidente di successo per due mandati, Kemi Talbot (rivale progressista di Meyer durante le primarie del 2020), interpretato da Toks Olagundoye, pronuncia l'elogio funebre principale.
Nella miniserie in due parti Air Force One Is Down Linda Hamilton interpreta la presidentessa Harriet Rowntree, che viene rapita dall'Air Force One. Nella serie di Netflix "House of Cards", iniziata nel 2013 e conclusa nel 2018, Robin Wright (foto sotto) interpreta Claire Underwood, che diventa presidente degli Stati Uniti dopo le dimissioni del marito Frank Underwoodf (Kevin Spacey.
In Madam secretary serie del 2014-2019, Téa Leoni è Elizabeth McCord, che nell'ultima stagione si dimostra vincitrice delle elezioni presidenziali dopo un flash forward dalla stagione precedente. Nella serie televisiva NBC State of Affairs del 2014-2015, Alfre Woodard (foto sotto a destra)interpreta Constance Payton, la prima donna nera presidente degli Stati Uniti. Nel film per soli super eroi del 2015 Justice League: Gods and Monsters, di Zack Snyder, Penny Johnson Jerald interpreta la presidentessa degli Stati Uniti Amanda Waller in un universo alternativo non specificato.
Nel film d'animazione spagnolo del 2015 "Capture the Flag" di Enrique Gato c'è una presidentessa degli Stati Uniti ma soprattutto si prendono di mira le ambizioni autoritarie dei super plutocrati alla Musk e il caos scatenato dalle teorie cospirative e dall'incredulità delle storiche missioni sulla Luna. Il malvagio industriale Richard Carson progetta di conquistare la Luna dopo aver denunciato al pubblico la missione Apollo 11 della NASA come un falso. Ordina alla NASA di andare ancora una volta sulla Luna, prima di Carson, per salvare la bandiera storica piantata sulla Luna e mostrare la verità al mondo intero. Nella serie Supergirl, iniziata nel 2015, Lynda Carter(foto sotto) interpreta la presidentessa degli Stati Uniti Olivia Marsdin.
Nell'episodio del 2016 di Legends of Tomorrow dell'evento crossover dell'Arrowverse Invasion! Lucia Walters interpreta la presidentessa Susan Brayden in una linea temporale alternativa. Nella seconda stagione della serie televisiva Quantico della ABC, Marcia Cross interpreta Claire Haas, che diventa presidente degli Stati Uniti dopo le dimissioni del presidente. Nel film di fantascienza del 201 Independence Day: Rigenerazione, Sela Ward (foto sotto) interpreta Elizabeth Lanford, la 45a e prima donna presidente degli Stati Uniti, che è al suo primo mandato, succedendo a Thomas J. Whitmore, William Grey e Lucas Jacobs. Alla fine viene uccisa dalla regina aliena.
In uno sketch dell' episodio Inside Amy Schumer (2016) della serie Comedy Centra, Schumer interpreta la presidente degli Stati Uniti Schinton, che ha le mestruazioni il suo primo giorno da presidente e si comporta molto male a causa di ciò. Nel film del 2016 The Purge: Election Year, Elizabeth Mitchell interpreta il senatore Charlie Roan (foto sotto), che viene eletto presidente con l'intenzione di porre fine alla Purga annuale, dopo essere sopravvissuta a malapena alla notte. In The Forever Purge, è stata menzionata come se fosse in carica per due mandati, dopodiché la Purga viene rapidamente ripristinata.
Nella seconda stagione della serie svedese Modus del 2017, Kim Cattrall interpreta la presidentessa Helen Tyler, che scompare durante una visita di stato in Svezia. Nell'episodio del 2017 "21C" della serie Netflix Travelers, il team Traveler ha il compito di proteggere Anna Hamilton, una bambina del 2017 che in seguito diventerà il 53° Presidente degli Stati Uniti dopo un'elezione estremamente serrata. Grant MacLaren osserva che credeva che il 53° Presidente fosse "un altro vecchio bianco" prima che gli venisse detto che l'elezione di Hamilton è un effetto collaterale della linea temporale modificata. Nel film del 2018 An Acceptable Loss, Jamie Lee Curtis foto sotto) interpreta Rachel Burke, che sale alla presidenza dopo aver ordinato un lancio nucleare mentre era vicepresidente.
Nel film del 2018 Hunter Killer di Donovan Marsh, con Gary Oldman, Caroline Goodall interpreta la presidente degli Stati Uniti Ilene Dover. Jeannie Berlin è la presidentessa Cecily Burke nella serie televisiva del 2018 The First, che si concentra sulla prima missione umana su Marte. Nella terza stagione di For All Mankind Jodi Balfour impersona Ellen Wilson (nata Waverley), presidente repubblicana dal 1993 al 2001 in una linea temporale alternativa in cui l'Unione Sovietica è stata la prima nazione a mandare un uomo sulla Luna, il che si traduce in una corsa allo spazio accelerata. Prima di diventare presidente, Wilson era un'astronauta (una delle "Donne di Nixon", un gruppo di astronaute donne reclutate e addestrate in risposta all'Unione Sovietica), e una senatrice del Texas. Oltre a essere la prima presidente donna, Wilson è anche la prima presidente apertamente LGBTQ+, essendo stata costretta a dichiararsi lesbica verso la fine del primo mandato a causa dell'inchiesta su suo marito Larry. Ha vinto una sorprendente rielezione nel 1996, nonostante l'opposizione repubblicana, diventando così la prima persona apertamente LGBTQ+ ad essere eletta presidente. Tra i principali successi della sua presidenza figurano il lancio di missioni con equipaggio su Marte, la formazione della Mars-7 Alliance per supervisionare lo sviluppo della base di Happy Valley e la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Nel film del 2019 Long Shot, di Jonathan Levine, l'intelligente, idealista e sofisticata Charlotte Field, interpretata da Charlize Theron, presta giuramento come prima presidente donna degli Stati Uniti.
2020 verso Kamala: Diane Lane, Uma Thurman, Sean Young....e Michelle Obama
Un episodio del 2020 della serie The Good Fight, intitolato "The Gang Deals with Alternate Reality", in una realtà alternativa Hillary Clinton ha sconfitto Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016 e ora è il 45° presidente degli Stati Uniti. Nella serie del 2020 Diary of a Future President, Gina Rodriguez interpreta la presidentessa Elena Cañero-Reed, una cubano-americana che racconta la sua giovinezza e il suo percorso verso la presidenza dopo aver trovato un vecchio diario. Il film del 2020 Superintelligence di Ben Falcone con Melissa MacCarthy, vede Jean Smart interpretare il presidente Monahan. Nell'episodio "The Rad Awesome Terrific Ray" della serie animata Solar Opposites di Hulu del 2020, l'ex First Lady Michelle Obama è presidente in una linea temporale alternativa.
Nel 2021, Netflix ha pubblicato la satira politica, Don't Look Up, in cui Meryl Streep interpreta il ruolo di una presidentessa mentre una cometa si avvicina alla Terra, garantendo la fine del mondo se non si interviene. Nella serie del 2021 Y: The Last Man Diane Lane interpreta Jennifer Brown, una deputata e presidente della Commissione Intelligence della Camera che è stata elevata a presidente dopo la morte di tutti i mammiferi con un cromosoma Y, ad eccezione di suo figlio Yorick.
Il film Netflix del 2022 Interceptor ha come presidente una donna interpretata da Zoe Carides.Nel film del 2023 di Amazon Prime Red, White & Royal Blue, Uma Thurman interpreta Ellen Claremont, l'attuale presidente in corsa per la rielezione e madre del protagonista, Alex Claremont-Diaz. È basato sul romanzo del 2019 Red, White & Royal Blue di Casey McQuiston.
Nella serie Netflix del 2023 The Night Agent, il presidente degli Stati Uniti non è un uomo come nel libro da cui è tratto, ma una donna, Michelle Travers, nella serie, interpretata dall'attrice canadese Kari Matchett. Nel film originale Tubi del 2023 DC Down, scritto e diretto da Geoff Meed, Sean Young è il presidente, intrappolato nella Casa Bianca dopo un devastante terremoto che ha distrutto Washington DC. Non manca un sinistro complotto per capitalizzare il disastro.

mercoledì 21 agosto 2024

La voce delle stelle. 6° Dubbing Glamour Festival di Genova. Intervista a Pino Colizzi

di Roberto Silvestri
Dubbing Glamour Festival
Consiglio ai genovesi (e dintorni) appassionati di teatro, di cinema, di televisione e di web, di seguire nelle prossime edizioni questo festival (più progetto sull'audiovisivo, più alto corso di formazione). Sia perché è 'anomalo', proprio come uno degli ultimi festival di ricerca sopravvissuti in Italia, il Flight che si svolge sempre di Genova. Poi perché il set è nobile, palazzo Ducale. Inoltre perché vi si imparano molte cose sulla storia e sulle tecniche del cinema e delle arti performative; sui rapporti tra letteratura e cinema; sulla traduzione in italiano di un film, di un telefilm, di una serie tv o web, di un audio-libro; sulla recitazione; sull'adattamento ai dialoghi; sul doppiaggio, sullo speakering. (nella foto Franco Porcarelli)
E perché non mancano spazi teorico-filosofici, come l'incontro (tra intervista e match di boxe) tra lo scrittore, giornalista ed ex alto funzionario Rai Franco Porcarelli e Doriano Fasoli, autore della trilogia Derive, Finestre sulla memoria e Alla curva della vita sulla phoné, la voce corpo, da Fabrizio De André alla macchina attoriale e politimbrica di Carmelo Bene, quasi perturbanti canti delle sirene. Porcarelli, alias Adan Zzwwurath, ha pubblicato sul "Quotidiano della Fantaenciclopedia di Adan Zzywwurath (1, 2) il saggio: “Il doppiaggio delle voci e la traducibilità dei corpi” (1 e 2) nel quale ricorda: "Anche per il cinema d’autore. va considerata col giusto metro di giudizio la storia del doppiaggio in Italia, la sua importanza per la nostra “idea di Cinema”, il suo contributo alla creazione di una lingua nazionale, la straordinaria bravura, abilità dei doppiatori classici da Cigoli a Rinaldi a Simoneschi, a Capecchi e Sibaldi. Le grandi voci della sala di sincronizzazione non vanno dimenticate: persino il successo del neorealismo dipende da loro. Gli “attori presi dalla strada” parlavano con le voci prese dalle cooperative di doppiaggio. (nella foto Doriano Fasoli)
Infine Dubbing Glamour Festival è importante per i giovani concorrenti perché è una formidabile occasione di lavoro. Infatti, a differenza di altre manifestazioni-vetrina che omaggiano per lo più star e maestri affermati, qui sono i talenti in erba i veri e unici protagonisti. Si esibiscono nella lettura obbligatoria di testi (quest'anno di Katsuo Ishiguro), nella recitazione, nel doppiaggio all'impronta, fino a confrontarsi nella finalissim a dieci. E si contendono premi in denaro e in scritture, in borse di studio o in contratti di doppiaggio, duellando con l'aiuto di esperti che svelano segreti preziosi dell'arte cinematografica, davanti a giurie composte da chi ha il piacere e il dovere professionale di scoprire talenti performativi, voci che bucano l'occhio l'orecchio e la bocca e di coniugare “la creatività con le esigenze di mercato”: dirigenti della Warner Bros, aziende leader nella post-produzione come, quest'anno, Laser Digital Film, cooperative di doppiaggio (Pumaisdue), funzionari di network televisivi, scrittori, giornalisti, critici cinematografici, il Dipartimento di Lingue e culture moderne e il Museo dell'attore di Genova...(nella foto Daniela Capurro, che dirige il Dubbing)
I talenti di domani premiati quest'anno sono Valter Sarzi Sartori, Elisa Proietti, Ginevra Uma Salusti, Elena Cavalli, Samuel Cannoni, Alessandro Sitzìa e Catia Leoncini (dialoghisti). E hanno maneggiato master class “operative” giganti del settore come il fotografo, direttore di doppiaggio e dialoghista Gianni G. Galassi, specializzato nel cinema d'autore (da Truffaut ad Almodovar, da Rohmer a Mike Leigh da Egoyan a Loach, da Kaurismaki a Jarmush) e il dialoghista-adattatore Marco Bardella un decano nel trattamento di opere dalla particolare qualità e complessità transculturale (Vivere di Zhang Yimou e Battaglia nel cielo di Reygadas, tra gli altri). (foto di Gianni Galassi e Laura Colombino)
Mentre Laura Colombino, professore ordinario e vice preside del dipartimento di lingue e culture moderne di Genova, a proposito sensibilità transculturale, ha analizzato a fondo uno scrittore come Kazuo Ishiguro, britannico di origine giapponese e Nobel per la letteratura del 2017, che è stato trasposto sul piccolo e sul grande schermo 14 volte, per esempio in Quel che resta del giorno (Ivory), Non lasciarmi (Romanek), la miniserie Never Let Me Go e il film tv An Artist of the Floating World. E siamo in attesa del film di Guillermo del Toro tratto da Il gigante sepolto. Cosa e come può oggettivarsi, diventare immagine dinamica, 'neorealismo interiore' come lo chiamava Antonioni, una scrittura complessa, intima, psicanaliticamente scorretta e poco incline all'azione e alla raffigurazione semplice come quella di Ishiguro? (nella foto Kazuo Ishiguro)
Intervista a Pino Colizzi
Ma è stata la “leggenda vivente” Pino Colizzi. l'ospite d'onore (anche se assente per motivi di salute) del 6° Dubbing Glamour Festival di Genova (22 luglio-15 settembre), ideato e diretto da Daniela Capurro, e dedicato quest'anno in memoria a Massimiliano Fasoli, l'ex direttore del pionieristico canale satellitare indipendente Cult Network, dinamo insostituibile, per idee ed energia, delle ultime edizione del Dubbing e che ci ha lasciati poco prima del festival. Un premio alla carriera è stato assegnato alla figlia Chiara Colizzi (cioé Le onde del destino, Titanic e Kill Bill, ovvero la voce italiana (tra le altre) di Nicole Kidman, Kate Winslet e Uma Thurman) che sta continuando la tradizione artistica di famiglia. Pino Colizzi è un attore teatrale, radiofonico, cinematografico e televisivo. Allievo sulla scena di Visconti, Zeffirelli, Patroni Griffi e Ronconi. Prima ancora il compagno indisciplinato di Carmelo Bene all'Accademia d'Arte drammatica (da cui entrambi evasero). Ma soprattutto è stato un doppiatore e direttore di doppiaggio, adattatore e dialoghista per il cinema e la televisione storica. Adesso è uno scrittore a tutto tondo, dopo aver curato traduzioni dei sonetti di Shakespeare e delle liriche di John Donne, il poeta metafisico inglese del XVII secolo. Colizzi ha attraversato, dal 1960 ad oggi, dall'Avventura fino a Matrix e Pulp Fiction, passando per Superman, Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Mr, Klein, I compari, Mars Attack, Attrazione fatale, L'onore dei prizzi, Il Padrino I e II, Amleto, Edipo re... la storia del grande cinema moderno e postmoderno; del divismo (e non solo delle star piu' studiate e frequentate, come Jack Nicholson, Michael Douglas, Warren Beatty, Alain Delon, Richard Dreyfuss, Christopher Plummer, Christopher Reeves, Robert De Niro, James Caan e Clint Eastwood. Non c'è attore di prima fascia che Colizzi abbia ignorato), e di Cinecittà, nel suo ultimo momento di gloria, fino al 1975, quello delle storiche cooperative romane di doppiaggio Cdc, Cid e Gruppo dei Trenta... Avremmo voluto farci raccontare “live” da Colizzi anche la sua esperienza con Clint Eastwood, che ha doppiato in tre film chiave della sua carriera, da attore-divo a regista-produttore: Kelly's Heroes di Brian Hutton (in Italia I guerrieri), che sarà uno degli ultimi lavori da attore per il mercato internazionale; Brivido nella notte, l'esordio alla regia, e la spy-story sui ghiacciai Assassinio sull'Eiger (sarà poi Michela Kalamera, dal 1966 fino a Cry Macho la voce italiana di Clint in quasi 30 film). E di Eastwood, con Mariuccia Ciotta, abbiamo presentato con Franco Porcarelli il nostro libro nel corso del festival. Abbiamo però fatto qualche domanda per il Dubbing a Pino Colizzi, ricevendo le sue gentili risposte scritte.
Il doppiaggio non è l'imitazione vocale e labiale di dialoghi tradotti (basterebbero i sottotitoli). E' un'operazione critica, di interpretazione fedele e profonda e di chiarificazione di un testo complesso. In un'intervista ha usato un'immagine apparentemente umile ma folgorante: doppiare è come essere cera: riuscire a far brillare il volto, i gesti e soprattutto gli occhi di un attore. Più della la bocca. R. I sottotitoli consentono di ascoltare le voci originali, e sono molto spesso da preferire al doppiaggio. “L'operazione critica di una interpretazione profonda e chiarificazione di un testo complesso” dev’essere dedicata infatti solo a opere che lo meritano. Quanto all’esempio della “cera”, vi ricorsi per chiarire che un doppiatore non modifica la propria voce, ma la adagia come cera sul volto dell’artista che doppia, coniugandosi con lui. Il resto viene da sé (secondo qualità)
La vostra generazione, rispetto ai maestri classici (De Angelis, Cigoli, Cervi, Stoppa, Morelli, Simoneschi, Lattanzi, Rinaldi, Locchi, per fare qualche nome), come si è differenziata? Parlo di Cucciolla, Pandolfi e Amendola, dei doppiatori “moderni”. La new Hollywood, e prima ancora Dean, Brando e Clift, e da noi Clementi (che hai doppiato nel Gattopardo), Bene (in Edipo Re) o Malcolm McDowell (La morte avrà i suoi occhi), mettevano in discussione la voce bella, scolpita, profonda, retorica...penso all'Amleto di Gino Cervi, con una maggiore apertura alla soggettività anormale.... R. Nessuno di noi ha mai contestato le voci dei nostri Sommi, le abbiamo molto amate, erano le voci della nostra infanzia, e abbiamo anche provato a imitarle, ma i risalutati erano penosi: non si imita il fascino, con tutti i suoi difetti. Rinunciando all’imitazione facemmo ricorso, con tacito mutuo accordo, non a una recitazione più moderna, ma al cosiddetto “parlato” privo di difetti…e di fascino. Nacquero le società concorrenti della storica CDC (Ad, Ars, Sas, Cid), composte da buoni attori e questo nuovo modo di doppiare, “il parlato”, sostituì lo stile tradizionale. A proposito di imitazioni d’epoca però, vale la pena ricordare come Carmelo Bene, affidando la sua genialità all’imitazione delle osannate sapienti nasalità di Vittorio Gassman, da lui poi aspramente contestato, raggiunse il risultato che desiderava..
Cosa non ti piace dell'attore e del doppiatore di oggi, dei vostri allievi? Le cooperative sono ancora “come le squadre di calcio che fanno campagna acquisti per formare squadre perfette”? R. Non amo i compiacimenti per la propria voce (talvolta sott’olio) e la presunzione di chi assume gli atteggiamenti dell’attore che doppia. Le cooperative non fanno campagne acquisti, si servono di chi funziona e non fa perdere tempo.
Il direttore di doppiaggio è come un pianista dotato di orecchio assoluto e orchestra un archivio sonoro gigantesco. Un tempo era scelto dai doppiatori in assemblea, si trattava di una questione di merito e di democrazia. Di dire: tu sei il migliore. Oggi sembra piuttosto meritocrazia, questione di potere assoluto. Ci si autonomina direttore di doppiaggio se si ha il potere con i committenti? R. Nella domanda c’è già una risposta precisa, e niente affatto edificante.
Come è finita la controversia legale con la Fox Italia a proposito della Pantera rosa con Steve Martin che i distributori volevano a tutti i costi volgarizzare e trasformare in film-panettone? Artisticamente hai vinto tu (visto che poi la Sony ti ha affidato Pantera rosa 2 ma giuridicamente? Hai subito altre imposizioni censorie? R. Il presidente della 20th Century Fox decise di contestare un mio lavoro eseguito a regola d’arte, soltanto per far sfoggio del proprio potere; e io gli feci causa. Ma in un momento in cui avevo dei problemi più seri, mi giunse la proposta di un “accordo conveniente” e decisi, obtorto collo, di interrupere l’azione legale.
Il passaggio negli ultimi anni alla traduzione poetica (Shakespeare e Donne) è stata una sorta di evoluzione artistica che ha a che fare con i tuoi lavori nel cinema o è una rottura con l'ambiente del cinema che non ti interessa più. R. Non il disinteresse per una professione con me tanto generosa, ma la nascita di un interesse nuovo sulla traduzione mi hanno portato a considerare quanto, se fatta in scatola, possa nuocere a un’opera. Voltaire scriveva: “guai a quelli che fanno traduzioni letterali, traducendo ogni parola snervano il significato; la lettera uccide, lo spirito vivifica”. E vado via via convincendomi che una traduzione letterale abbia contribuito a danneggiare, per esempio, tutte le opere di Friedrich Hebbel, contemporaneo di Ibsen (Giuditta, Erode, Gige, Agnese Bernauer) e anche a John Donne, il più grande poeta metafisico inglese; e perfino lo Shakespeare dei Sonetti. Tentare di tradurre in endecasillabi alcune di queste opere, mi è sembrato un modo per avvicinarmi a autori che hanno scritto in versi, e sono sempre stati tradotti in prosa.
Doppiare gli attori italiani ti ha creato problemi, visto l'ideologia della voce/volto poi diventata tutela sancita dai contratti? Per esempio Carmelo Bene nell'Edipo Re di Pasolini possibile che abbia accettato di essere doppiato da te, per quanto collega di corso all'Accademia? R. Nessun problema. A un attore non veniva detto chi sarebbe stato doppiato, né da chi. Agli inizi degli anni 60 fu fondata la SAI, (allora società, poi sindacato attori) e il contratto che ne seguì, stabilendo per l’attore il diritto alla propria voce e il dovere di imparare ad usarla, smorzò anche in parte, le polemiche tra due schieramenti, ciascuno con rappresentanti di grande prestigio: i pro e i contro il doppiaggio.
Lei che ha doppiato il Superman di Christopher Reeves cosa pensa della attuale dittatura al box office dei super blockbuster Marvel? Sei molto critico come Scorsese? Sono film di situazione e mai di emozione? R. Sono più vecchio di Martin Scorzese, potrei non essere d’accordo con lui? Anche io soffro la mancanza di umanità.
Il doppiaggio italiano è ancora “migliore del mondo”, secondo lo stereotipo, perché abbiamo una lingua particolarmente musicale oppure perché, anche grazie al vostro lavoro, avete trasformato la lingua burocratica e 'morta' del fascismo, in una struttura aperto agli influssi dialettali? Pasolini diceva che Gadda, ma anche Stoppa, Eduardo, Laura Betti e i cabarettisti stavano mettendo dinamite salutare dentro un corpo morto.... R. Quando il Italia si cominciò a doppiare, gli attori eseguivano insieme laboriose e attente prove di un rullo intero, come in teatro, prima di passare alla registrazione che era molto costosa e delicata, perché l’errore di un interprete costringeva a rifare tutto dall'inizio. È preistoria perché presto questo procedimento fu sostituito dalla più economica e comoda incisione su nastro magnetico(sistema Fonoroma, più o meno negli anni 1945-1950). Si arrivò poi al Vergin Loop, al Rock and Roll e a tanti altri sistemi tutti superati, e finalmente, col passaggio dall'analogico al digitale, ecco Pro Tool che tra la perizia dei fonici e la prontezza degli attori, è il sistema più economico e più rapido, ed è praticato da tutti i territori. È evidente che non si può più parlare di primati, se non di quello che ci offre “una lingua particolarmente musicale” e talvolta la sensibilità di un artista.
Sei d'accordo con la nomina di Willem Dafoe alla direzione della Biennale teatro? R. Il rischio di scelte che fanno rabbrividire, mi fa accettare col sorriso, questa.
(nella foto Massimiliano Fasoli, massmediologo e anti-manager tv a cui è stata dedicata in memoria l'edizione 2024 del Dubbing)