giovedì 6 febbraio 2020

Kirk Douglas 1916-2020


di Roberto Silvestri 


E' morto il comunismo e non c'è più neppure Spartacus


1.

Kirk Douglas (non è Greggio) in "Spartacus" di Stanley Kubrick


"STANLEY KUBRICK E' UNO STRONZO PIENO DI TALENTO" 
" 'Spartacus' impegnò tre anni della mia vita: più di quanti ne avesse passati l'autentico Spartaco a far la guerra contro L'Impero Romano"


1957. Muore il senatore McCarthy.
1958. Esce I vichinghi. Grande successo della United Artists. Ma il suo protagonista, il sex symbol Kirk Douglas, 1.75 cm. di energia pura e forza disumana, ex campione studentesco di wrestling, attore di teatro di origini ebraiche-bielorusse, dagli occhi prensili e lo sguardo d'acciaio e poi, grazie all'amica Lauren Bacall anche superstar del cinema, perché ne aiutò l'esordio hollywoodiano, diventato padrone di se stesso e produttore indipendente con la sua compagnia Bryna, decide di non fare mai più un kolossal storico-mitologici. Però.
Non si sapeva molto dai libri di storia sul gladiatore che aveva messo in ginocchio l'impero romano e sognava la fine della schiavitù. Perché? Forse perché i giochi olimpici dell'area socialista si chiamavano Spartachiadi in omaggio a Rosa Luxemburg e ai moti spartachisti? Perché Spartaco era l'eroe degli schiavi capaci di ribellarsi e prendere le armi, alle scaturigini del movimento comunista? Impersonandolo e incorporandolo Kirk Douglas in effetti pose fine alla caccia alle streghe. Decise di mantenere il nome di Dalton Trumbo sui titoli di testa e di far rientrare il grande sceneggiatore bandito in uno studio, dentro i cancelli dell'Universal. Cancellò così la lista di proscrizione. Perfino Otto Preminger non avrebbe avuto il coraggio di Douglas mentre lavorava clandestinamente con Trumbo per Exodus. Ormai andava sbriciolata l'ipocrisia con la quale a Trumbo venivano consegnati gli Oscar per interposta persona, perché solo un prestanome poteva ricevere il premio. 
Infatti Kirk Douglas, su consiglio di Eddie Lewis, aveva opzionato nel 1957 il libro Spartacus di Howard Fast (perché i film in technicolor e cinemascope di argomenti epico facevano in quel decennio un sacco di soldi: La tunica, Quo Vadis?, Sansone e Dalila, I dieci comandamenti...) dopo aver rotto il contratto con Elsa Martinelli, un'attrice italiana che aveva scoperto, fatto arrivare in California e che sotto la sua guida sarebbe certamente diventata una gran diva, ma fu troppo capricciosa e impaziente,. Douglas aveva anche e rifiutato il ruolo di Messalla in Ben Hur. Non voleva interpretare un ruolo di cattivo, ma la Mgm era irremovibile. Aveva puntato tutto su Charlton Heston.
Decise così che Spartacus poteva diventare un bellissimo film.
Dal 1957 Howard Fast, l'autore della biografia, uno scrittore che aveva passato qualche mese in galera perché iscritto al Partito comunista americano, era ormai stato declassato nella "lista grigia" anche perché si era messo a scrivere biografie patriottiche su George Washington e Tom Paine. Kirk prolungò l'opzione del suo libro, assicurando a Fast, non senza riluttanza, responsabilità nella sceneggiatura (che poi si rivelò un disastro).
"Ero sempre stato colpito dalla potenza e dall'estensione dell'impero romano. - scrive Douglas nella sua autobiografia Il figlio del venditore di stracci - Cesarea, in Israele, era piena di rovine romane. In Tunisia trovai un anfiteatro; rovine romane in Inghilterra. Come erano riusciti a conquistare così tante regioni? Gli acquedotti romani si trovano dappertutto. E' difficile viaggiare oggi, persino in aereo, ma a cavallo o a piedi? Guardo le loro rovine vedo migliaia e migliaia di schivi che portano pietre, bastonati, affamati, calpestati e infine uccisi. Io mi identifico con loro. Come è scritto nella Torah: 'Schiavi eravamo, noi in terra d'Egitto'. Io provengo da una razza di schiavi. Quella sarebbe stata la mia famiglia, quello sarei stato io".
La United Artists rifiutò però quel progetto perché il direttore dello studio, Arthur Krim, stava già preparando con Martin Ritt e Yul Brinner The Gladiators kolossal da oltre 5 milioni di dollari tratto dal libro di Koestler (Abe Polonski alla sceneggiatura, naturalmente sotto falso nome perché lista nera). Si potrebbero unificare i due progetti, no? No. Yul non voleva Kirk, "non lo sopportava".
Il 22 marzo 1958 la moglie (dal 1954) di Kirk, Anne Douglas, gli proibisce di viaggiare con l'amico Mike Todd sul suo jet privato. Vogliono andare a New York a far festa. Neppure la moglie di Todd, Liz Taylor, prenderà quell'aereo, che si schianta al suolo lasciando Hollywood orfana di un giovane, grande produttore. Salvo per miracolo e per l'intuito femminile, Kirk dà battaglia contro la UA. Decide di avere un grande copione (ci penserà appunto un altro black lister, Dulton Trumbo che detesta però l'ortodossia staliniana di Fast e riscrive tutto velocemente e brillantemente per lo più con la macchina da scrivere nella vasca da bagno e il suo pappagallo a pizzicargli l'orecchio) e un cast stellare, a cominciare da Laurence Olivier che adora il libro e vorrebbe perfino dirigere il film (ma non lo potrà fare per obblighi teatrali). Lew Wasserman della Universal decide di affiancare Douglas nella produzione  e di mettere sotto contratto anche gli inglesi Peter Ustinov e Charles Laughton. Vengono annunciati ben due film in lavorazione su Spartacus. Roba da matti. Epoca nera per Hollywood. Un momento davvero suicida.
Douglas non ha una buona situazione finanziaria. Il budget del progetto cresce. 12 milioni di dollari. Inoltre muore nel frattempo sua madre. Nel cast entra Tony Curtis. Si inventa una parte solo per lui. Il poeta Antonino "al quale Spartacus si affezione come un figlio" e che Crasso pretende come amante. Ma la scena di seduzione, per quanto sfumata e indiretta, verrà proibita dalla censura...  Resta invece il duello all'ultimo sangue imposto dai sadici nobili Romani tra Spartacus e Antonino. Muore Curtis. Una vendetta. Curtis aveva ucciso Kirk nei Vichinghi... 
I problemi nascono per il ruolo di Varinia, la schiava che sposa Spartacus. Saltata Martinelli, per colpa sua, Ingrid Bergman si defila: "troppo sangue". Si perde anche Jeanne Moreau (impegnata in una storia d'amore "e per le attrici francesi l'amore ha la precedenza su tutto"). Stereotipi? Di stereotipi è fatta la grandezza della scrittura cinematografica. Lo schema linguistico imperante a Hollywood, e che Douglas rispetta, impone per esempio che i ruoli di nobili romani siano affidati ad attori inglesi, "naturalmente" sadici, raffinati, pomposi, ambigui, molli, mentre agli attori americani, vitali, fisici, intraprendenti, genuini, trasparenti, vanno le parti di schiavi. E Varinia deve essere esotica. Straniera. Dunque Jean Simmons, che è inglese, e che assomiglia a Elsa Martinelli, è per un po' fuori gioco. Sabina Bethmann, giovane promessa tedesca, è molto fotogenica ma ha bisogno di raddrizzare l'accento e di un insegnante di recitazione. L'attore veterano Jeff Corey, altra vittima delle liste nere,  con la carriera bloccata, chiamato sul set, si dedicò però soprattutto a migliorare la performance di Douglas. Sabina Bethmann non ce la fa. Olivier la rincuora: "Anche io sono stato rifiutato da Greta Garbo che mi ha sostituito con John Gilbert. Capita a tutti". Torna Jean Simmons.  La Universal impone Anthony Mann come regista, ma Douglas non sopporta i suoi finish sentimentali, poco adatti alla vicenda e una personalità incapace di migliorare e vivificare lo script. Ma costa, poco 75 mila dollari. Viene rimosso dopo due settimane di riprese. Dava troppo spazio alle idee di Ustinov, rompendo l'architettura dello script.
ll 27 gennaio 1959 erano iniziate le riprese  del film, dopo che un grande di Hollywood, Jay Sebring, parrucchiere, anzi genio dei capelli, aveva inventato una acconciatura che avrebbe fatto furore negli anni 80: gli schiavi avevano un taglio a spazzola davanti, mentre dietro la chioma era lunga, con un piccolo codino. Jim Morrison fu tra i suoi clienti. Jay Sebring, piccolo di statura ma non di carisma, fu assassinato a Bel Air il 9 agosto 1969 dalle 'vestali' di Manson assieme a Sharon Tate, sua fidanzata prima di Polanski. Si sospettava che il bimbo che stava per nascere fosse suo. Il personaggio di George Roundy in Shampoo di Warren Beatty (1975) è ispirato a lui.  
Anthony Mann viene sostituito velocemente con  il ventinovenne Stanley Kubrick che dopo 6 mesi di preparazione aveva lasciato a Marlon Brando la regia di I due volti della vendetta. Sembrava un ragazzino ma teneva testa a tutti. Douglas lo aveva già apprezzato in Orizzonti di gloria.  Gli sembrava tosto come Wyler (che con Hawks, Wilder, Mankiewicz e Kazan erano i registi che preferiva). "Stanley non è secondo a nessuno dei registi con cui ho lavorato", disse Kirk, "aveva delle idee geniali" ma, aggiunse: "non è uno scrittore. Possiedo ancora una copia di quella sua bruttissima sceneggiatura di Orizzonti di gloria che aveva scritto per rendere il film più commerciale. Se l'avessimo usata forse Stanley abiterebbe ancora in un appartamento di Brooklyn anziché in un castello inglese. E' uno stronzo pieno di talento". Dopo il primo deludente montaggio del film arrivarono al'Universal una cinquantina di pagine di Trumbo note preziosissime nelle quali si analizzava meticolosamente il film, sottolineando tutto ciò che non funzionava e che bisognava rifare. Comprese le scene di battaglia (che poi Kubrick realizzò meravigliosamente in Spagna) e tutto quel che venne rimontato. Però Kubrick, in occasione della prima, e offendendo Trumbo, raccontava ai giornalisti che aveva dovuto improvvisare parecchio sul set. Inoltre si sarebbe volentieri impadronito lui della paternità del copione, quando si era indecisi su cosa scrivere. Ma Kirk Douglas trovava insopportabile strappare Trumbo dai titoli. E così fece. "Kubrick deve avere un bravo autore al suo fianco, non sa scrivere sceneggiature". Nell'autunno del 1961 Kubrick chiese e ottenne da Douglas la rescissione del contratto che lo legava a lui. La prima del film prevista per Roma, alla chiusura delle Olimpiadi e all'aria aperta, con le Terme di Caracalla sullo sfondo, vera anticipazione dell'Estate romana Nicoliniana, saltà per metereologiche preoccupazioni. Fu a Hollywood. Serata di beneficienza per l?ospedale Cedri del Libano. Pagarono tutti, senza favoritismi per i boss dello studio. Idea di Anne Douglas. Naturalmente Hedda Hopper e tutta la cagnara mediatica anticomunista, compresa l'America Legion si scagliarono contro il film. Troppi morti, gfigli illegittimi, 6 mila crocifissi, una storia scritta da un comunista e sceneggiata dal più pericoloso comunista americano di tutti i tempi....Anche Kubrick prese le distanze. Anni dopo Douglas, parlando con Malcolm DcDonarld, il protagonista di Arancia meccanica gli chiese come si era trovato con Stanley. "Quel figlio di puttana!" Perché? "Mi ero graffiato la cornea dell'occhio sinistro. Mi faceva male, non riuscivo a vedere. Kubrick allora disse. "Andiamo avanti con la scena. Metterò in risalto l'altro occhio".