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Il manifesto nordamericano del film |
di Roberto Silvestri
Non è vero che il sistema di
supercontrollo della National Security Agency, sede a Bluffdale, Utah, sulle
nostre conversazioni quotidiane via telefono o internet, tuteli l’anonimato e
la privacy, come sostenne Obama, giustificando la messa in accusa per alto
tradimento dell’informatore Edward Snowden sulla base di leggi redatte nel
primo dopoguerra per colpire le spie di una potenza straniera, ma soprattutto i
comunisti, strutturalmente tutti spie
di Mosca. Attraverso questo sistema spionistico post-orwelliano la macchina del
fango può colpire retroattivamente chiunque… rubare qualunque idea creativa o
industriale, far vincere le elezioni a qualunque presidente e le primarie anche
a un pd improbabile e distruggere qualunque nemico… Questo si era capito due
anni fa.
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Eward Snowden |
Ora, proprio in queste ore l’Nsa, l’agenzia
statunitense che ha architettato dopo il 2001 quell’ illegale piano di
sorveglianza globale in nome della lotta al terrorismo, è messa sotto accusa
dall’opinione pubblica tedesca anche perché si è scoperto che in combutta con i
servizi segreti di Berlino e con grandi aziende conniventi controllava e
maneggiava telefonate e email non tanto dei terroristi islamisti quanto delle
concorrenti industriali europee, gettandole in balia dei conglomerati più
potenti manovrati da Wall Street. Spionaggio. Gestito fifty-fifty con i
politici della globalizzazione dall’alto.
Angela Merkel sapeva tutto. E sa in cosa consiste la tanto da lei sbandierata libertà di mercato: ai pesci grandi è
consentito divorare con ogni mezzo necessario i pesci medio-piccoli e le crisi
economico-finanziarie servono, da sempre, solo a questo. Oltre che a erodere il
potere dei sindacati e a impedire che abbiano una posizione di monopolio
nell’organizzazione dei lavoratori e dei disoccupati del mondo. Forse la prova
che la Grecia (e chissà forse anche l’Italia e la Spagna, l’Irlanda e il
Portogallo) è stata la vittima sacrificale di una guerra elettronica che ne ha
prosciugato e divorato la ricchezza, è proprio in quelle intercettazioni… In
Italia non è che se ne parli troppo. Il brusio deve essere tutto attorno a
Yanis Varoufakis, il ‘dilettante’.
Paranoia?
Sì. Entriamo in un bel film che è anche una magnifica macchina
paranoica. Proprio di quelle che secondo gli anti psichiatri inglesi degli anni
60, Laing e Cooper, permettevano ai ragazzi di difendersi dalle sopercherie
degli adulti…. Ma ne usciamo anche, e presto, “perché, i semplici cittadini,
insieme, possono cambiare il mondo. Non possono più sopportare che il rapporto
tra cittadini e governo non sia più tra eletto e elettore ma tra dominante e
dominato. Non è Gramsci che parla. Ma il whistle-blower del Datagate. Che non può
tornare in America a subire un giusto processo, come vorrebbe Obama. Proprio
perché ha svelato che non esiste più un giusto processo in America.
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Nella stanza di hotel di Hong Kong con il giornalista Glenn Greenwald del Guardian |
Questi siospetti, queste nuove
indagini e imbarazzanti rivelazioni che colpiscono anche la presidenza di
Barack Obama - già attaccato in queste settimane dagli sceriffi razzisti
anonimi, in vena di vendetta - rilanciano però l’interesse per il film del
momento, in giro nelle sale italiane, Citizenfour,
diretto da Laura Poitras, che ha
vinto quest’anno l’oscar del miglior documentario dell’anno, e che è stato
prodotto anche da Steven Soderbergh. Un film da non perdere assolutamente
perché spiega esattamente cos’è la Nsa. E cioè “la più perfezionata arma
d’oppressione mai concepita da mente umana”. Non solo per il contesto. Laura
Poitras, che produce documentari dal 1998 e si è occupata via via di Tibet,
omosessuali perseguitati, prigionieri di Guantanamo, Afghanistan e Osama Bin
Laden, aveva già iniziato a indagare sull’agenzia per la sicurezza nazionale
intervistando, per un cortometraggio, che certo ha attirato l’attenzione di
Snoden, un ex funzionario dissidente in pensione, il matematico William Binney,
il protagonista, stile Turing, di The
programm (2012). Dopo 30 anni nei servizi segreti Binney gira per il mondo
mettendoci in guardia dal sistema Nsa e dai suoi droni immateriali.
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La base del Nsa in Utah |
E lo fa
anche all’inizio di Citizenfour, che
nel titolo wellessiano – è la parola d’ordine dei messaggi cifrati di Snowden
- anticipa già un intento formale
rivoluzionario. L’interesse è alto, infatti, anche per il ‘testo’. Si tratta
infatti di un documentario di tipo inedito. O meglio. Si ispira alla
pratica-teorica un cineasta dimenticato di origine piemontese, Emile de
Antonio, che documentando le lotte del sessantotto, diede la parola in Underground a un gruppo di militanti
armati, ad alcuni Weathermen, e non solo uomini, in clandestinità, e dibatté
con loro per oltre un’ora su tattica e strategia del movimento antagonista
americano e sulla necessità di una rivoluzione mondiale. Fu uno shock. Mai
visto un thriller così ricco di materia grigia. Di dialoghi dalla qualità così
affascinante. E poi. Da un momento all’altro, infatti, con la porta sfondata e
l’antiterrorismo col mitra in mano, potrebbe scatenarsi l’inferno. Lo snuff
movie in diretta…. Mettere i generi nel fuori campo, far sentire l’emozione del
possibile plausibile, è il grande colpo di genio di questi film di complicità
totale con il proprio soggetto, “interni al movimento”. Quel film del 1976
venne imposto, senza censura, nelle sale pubbliche Usa da una opinione pubblica
e grazie a un manifesto di sostegno pubblicato da decine di registi
hollywoodiani che seppero tagliare definitivamente il cordone ombelicale che li
legava inconsciamente al maccartismo e all’anticomunismo drastico.
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Base Nsa |
Ma lo shock
della ricezione era anche nella sostanza
dell’espressione. In una forma documentaristica che sa preparare la sua
trasformazione in dramma e viceversa. Un’idea in testa e una cinepresa in mano,
diceva Glauber Rocha. Il cinema documentaristico non deve solo scodellare
domande, creare atmosfera e suggestioni profonde, come fa Frederic Wiseman, ma
deve saper anticipare risposte alle drammatiche domande che il mondo, o almeno
il 99% del mondo, si pone in certi
frangenti storici. E’ il suo dovere morale, replicava Rossellini. Il cinema
deve arrivare a “occupare Wall Street” prima degli occupanti reali e della
polizia che li manganella e dei magistrati che indagano sui reati. Qui succede. In Habemus papam pure. 1992 no. Ma la fiction tv altro che
dalla Nsa è controllata….
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La regista Laura Poitras |
Così l’uomo, eroe o
traditore?, l’informatico di alto livello, che ha svelato al mondo il micidiale
complotto spionistico di questa sorta di Spectre inventata e gestita durante la
presidenza di George Bush jr., cioé l’ex agente dei servizi segreti Edward
Snowden - non l’avevamo capito - non è solo un giovanotto coraggioso che, a 29
anni, ha socializzato materiale top secret, come le telefonate private di
Merkel e Berlusconi, in nome di “ alti valori morali”, in spregio della sua
bandiera e ha messo a repentaglio la sua vita in nome della libertà di tutti.
E’ stato anche il documentarista di se stesso. La novità fuorilegge di Citizenfour rispetto
non alla polizia (che altri dovrebbe arrestare e far condannare) ma alla
tradizione di controinformazione nord americana per immagini, è infatti quella
di aver saputo ben manovrare i media, di aver allertato preventivamente, nel
gennaio 2013, attraverso email criptate, la telecamera e i microfoni di Laura
Poitras e di averla convocata all’appuntamento con la storia. L’ha accolta
infatti proprio nel segretissimo luogo (una stanza di albergo) dove un fatto
politico straordinario stava per accadere. Hong Kong, Mira Hotel, giugno 2013.
In quella stanza di Kowloon n. 1014, due autorevoli giornalisti investigativi,
Glenn Greenwald, del Guardian di
Londra, e Ewen MacAskil del Washington
Post, faranno la celebre intervista che sconvolgerà il mondo e sarà filmata
da Poitras, complice, insomma, di quel contro-complotto libera tutti. Il cinema
di documentazione approfondita (non si può più dire “diretto” o “verità”)
anticipa l’avvenimento e ne segue l’evoluzione con una complicità e
un’iniziativa soggettiva (che identifica il protagonista della storia
all’occhio che la racconta) che trasforma chi è ripreso in protagonista di un giallo spionistico non simulato. E tutti
i protagonisti in personaggi di una fiction tratta da un romanzo di John le
Carré. Con tanto di location alla James Bond (Londra, Berlino, Bruxelles, Rio
dee Janeiro…), di gola profonda, di Washington Post, di presidente
imbarazzato (ma non aveva promesso di mandare alla sbarra Rush jr. e forse
anche Blair?), di avvocati governativi ammutoliti, di musica combattiva (Nine
Inch Nails e Selena Gomez), di astuti avvocati cinesi dei diritti umani, di
intervento divino da parte di Julian Assange dall’Equador, di fuga a Mosca, con
la fidanzata di Snowden, di un giornalista scrupoloso e onesto come Greenwald
(oltretutto omosessuale e gliela faranno pagare anche per questo) che
restituisce alla categoria un bel po’ di dignità perduta. A un certo punto ci si chiede se svelare o
meno l’identità di Snowden. Tanto prima o poi si scoprirà. Ma va detto subito,
“non sono importante io, ma i valori democratici da riaffermare!” E così
involontariamente, l’ex spia cita quasi Che Guevara: “non importa morire, so
che potrei essere ucciso, l’importante è
che sei o sette persone proseguano la mia lotta, finché l’America
tornerà quel paese democratico che i padri fondatori hanno sognato”.
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comunicazioni criptate tra Snowden e Poitras |
Non si
tratta più dunque di ricostruire un fatto che i media hanno deformato. Fu la
missione della generazione di documentaristi precedente, quella degli anni
80-90, utilizzando o la forma comica, alla Michael Moore, o più spesso quella
tragedica e impopolare di Barbara Trent (Panama
Deception, costretta a raccontare la
verità dopo le bugie di Reagan e Bush sr. sui Sandinisti, sulla globalizzazione
e deterritorializzazione delle industrie, sulla miseria dell’impresa di
Grenada, sulla gang Iran-Contras, sui massacri della Cia in Salvador. Qui si
spara alla storia ufficiale, “shooting the history” del dopo 11 settembre. E
alla magistratura che sta seppellendo con anni di carcere, i complici scoperti
di Snowden. Certo forse si saprà tra 40 anni che le cose andarono ancora
diversamente (gola profonda del
Watergate - si dice oggi - è stata creata da E.J. Hoover perché Nixon voleva
decurtare i finanziamenti all’Fbi…). Ma anche fino al giorno in cui Snowden
parlò, sapevamo che le cose stavano andando molto diversamente. E poi ci sarà
sempre il film di Oliver Stone, in uscita nel dicembre 2015, a proseguire, con
altre risposte, nell’analisi dell’affascinante figura di Edward Snowden. Nel film, nascosto in una casa moscovita,
Snowden, raggiunto dalla sua ragazza dopo una separazione di anni, viene
inquadrati fuori dalla finestra, in attività domestica, attraverso
un’inquietante campo medio. E il punto di vista è quello di un occhio
metallico. Di un drone.
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Snowden e la sua ragazza "spiati" a Mosca come da un drone.... |
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