In cerca del film “perfetto”,
Cannes l'ha trovato, dopo aver stroncato l'”imperfetto” The
Sea of the Tree con un accanimento internazionale e dato fuoco al
regista Palma d'oro Gus Van Sant. Il compiacimento critico si culla
nel calligrafismo di Todd Haynes che con Carol (concorso) dà
seguito a Lontano dal Paradiso, splendido melodramma nell'eco
di Douglas Sirk.
E se Van Sant insiste sulla morte in agguato nel “sequel” maggiorenne di Restless, Haynes torna agli anni '50, al clima repressivo del dopoguerra ma risale indietro di cinque anni, 1952, inizio della presidenza Eisenhower, e lo sguardo estetico si volge questa volta, dice il regista, alle sequenze oniriche di Un posto al sole e alla luce accecante anni 70 di Sugarland Express e a quelle fughe on the road.
Di quell'epoca si percepisce appena il terrore maccartista, tranne per una battuta colta per le strade di Manhattan “vi sentite più liberi con il comitato per le attività anti-americane?” perché le “streghe” non sono i rossi ma due donne, Carol (Cate Blanchett) e Therese (Rooney Mara), protagoniste del romanzo The Price of Salt di Claire Morgan poi ripubblicato nel 1990 a Londra senza lo pseudonimo, e dunque firmato correttamente Patricia Highsmith, che applica il genere giallo alla relazione "immorale". Che quella relazione lesbica sia ancora giudicata un po'criminale lo provano i ben 12 anni passati dalla dalla scrittura del copione al film, prodotto principalmente, e non senza difficoltà e passaggi di mano, dal duetto britannico Film 4 -Numer 9 Films e dalla newokese super indipendente Killer Film di Christine Vachon e Pamela Koffler.
E se Van Sant insiste sulla morte in agguato nel “sequel” maggiorenne di Restless, Haynes torna agli anni '50, al clima repressivo del dopoguerra ma risale indietro di cinque anni, 1952, inizio della presidenza Eisenhower, e lo sguardo estetico si volge questa volta, dice il regista, alle sequenze oniriche di Un posto al sole e alla luce accecante anni 70 di Sugarland Express e a quelle fughe on the road.
Di quell'epoca si percepisce appena il terrore maccartista, tranne per una battuta colta per le strade di Manhattan “vi sentite più liberi con il comitato per le attività anti-americane?” perché le “streghe” non sono i rossi ma due donne, Carol (Cate Blanchett) e Therese (Rooney Mara), protagoniste del romanzo The Price of Salt di Claire Morgan poi ripubblicato nel 1990 a Londra senza lo pseudonimo, e dunque firmato correttamente Patricia Highsmith, che applica il genere giallo alla relazione "immorale". Che quella relazione lesbica sia ancora giudicata un po'criminale lo provano i ben 12 anni passati dalla dalla scrittura del copione al film, prodotto principalmente, e non senza difficoltà e passaggi di mano, dal duetto britannico Film 4 -Numer 9 Films e dalla newokese super indipendente Killer Film di Christine Vachon e Pamela Koffler.
Cate Blanchett (a destra) e Rooney Mira in "Carol" |
In campo la differenza di classe. Solo
che la “It-girl” era una maschietta smaliziata, tutto pepe,
intraprendente e pronta a sbeffeggiare l'aristocrazia vittoriana,
mentre la Therese di Todd Haynes è soggiogata dal rossetto
brillante e dal profumo inebriante della signora, composta in una
rigida etichetta. I ruoli si capovolgono, è lei, Carol, a
voler conquistare la commessa dal visetto appuntito, vestita sempre
con abiti a quadretti (tipico delle ingenue del muto), spinta dal
desiderio di disertare le noiose cene mondane a base di ostriche e
champagne.
Molte inquadrature di Carol-Cate sono "imprigionate" dentro i finestrini delle automobili |
Sussurri, sguardi, sorrisi, Carol
invita Therese in ristoranti di lusso, e la commessa non sa cosa
ordinare né se vuole sposarsi con il pretendente e partire con
lui per un viaggio in Europa o con lei per l'avventura erotica,
Carol invece è decisa a lasciare il marito, un bel tipo
vigoroso e innamorato, che ha come unico difetto una famiglia noiosa
e borghese, e che si infuria al rifiuto della moglie di passare il
Natale insieme, per il bene, se non altro, della figlia bambina. E
come dargli torto? Todd Haynes sa come trattare le donne e anche le
queer (Velvet Goldmine), eppure qui la sceneggiatura (di una
donna: Phyllis Nagy) stenta a incidere i caratteri, e l'estetismo
della regia sembra prendere il sopravvento, con l'aiuto di
un'insistente musica zuccherosa dell'americano Carter Burwell (che pure ha al suo attivo Twilight, Fargo, Big Lebowsky ed Essere Johnm Makovich).
Rooney Mara che ha vinto la palam d'oro come migliore attrice del festival di Cannes 2015 |
E poi la persecuzione, un detective
privato registra la notte d'amore e il marito pretende l'affidamento
della figlia (Carol ha già avuto una relazione con l'amica del
cuore) che finirà in un'ammissione di colpa, e nella rinuncia
a essere madre a tempo pieno. L'indecifrabile legame tra le due, mai
un gesto di passione, si spezza finalmente insieme a l'aplomb del
film, quando nella bellissima sequenza finale Therese avanza nel
decor prezioso del salone, gli occhi fissi sulla signora dell'alta
società, circondata da damerini e calici di cristallo, e la
pretende con un solo sguardo.
Il regista di Carol, Todd Haynes, a Cannes |
Sorpresa francese nella sezione “Un
certain regard”, Asphalte di Samuel Benchetrit con un cast
notevole: Isabelle Huppert, Valeria Bruni Tedeschi e l'americano
Michael Pitt (Dreamers di Bertolucci) , commedia all'humour
ghiacciato, quadretti di vita in una banlieue parigina, palazzone
scrostato, immigrati, qualche strafatto, e molti fiori (umani) che
spuntano nelle crepe del condominio. Esilarante nelle scenette che si
susseguono, surreali e commuoventi. L'uomo corpulento, capelli
arruffati, che non vuol pagare l'ascensore nuovo, tanto abita al
primo piano, e finirà in carrozzella per stress da cyclette
(svenuto, arriva a 100 km), costretto a uscire solo di notte (gli è
vietato usare l'ascensore) procurarsi sacchetti di patatine fritte
all'ospedale, dove incontra l'infermiera Valeria Bruni Tedeschi, per
cui si inventerà un'altra vita. L'adolescente angelico (Jules
Benchetrit) e solo che consola l'ex diva sul viale del tramonto
(Huppert) finita nel caseggiato periferico. E la signora araba che si
vedrà piombare dal cielo l'astronauta John Mc Kenzie (Pitt),
precipitato con la sua navetta sul tetto dell'edifico, una specie di
Buzz Lightyear con tuta bianca, casco e respiratore. “Una donna
araba? Sei stato sequestrato?” gli chiedono apprensivi dalla Nasa.
Ma John Mc Kenzie, che ha avuto in prestito una maglietta dell'Inter
(del figlio in carcere) se la passerà bene a piatti di
couscous nel più bell'incontro tra alieni che si sia mai
visto.
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