Come nel caso di Paul Schrader e di The Canyons, anche qui assistiamo a una sorta di cerimonia funebre, in rito giapponese, del cinema in 35mm e dello spettacolo da grande sala e schermo gigante. Cose di una volta... Siamo tutti digitali adesso. Come essere digital 'noir' o digital dark?? Basterà un mare di sangue e dei fuochi di artificio di gambe, mani, teste e arti segati e volanti? O bisognerà ipotizzare un'altra struttura di 'bad film'?
Perché non giochi all'inferno? di Sion Sono |
Sion Sono, regista sceneggiatore e autore delle musiche |
Mitsuko in "Jigoku de naze warui" |
Sezione Orizzonti (quella più global, dove le 'ipotesi cinema' sono più estreme e diversificate) per Sion Sono, una delle tre presenze giapponesi al Lido, classici restaurati esclusi. Jigoku de naze warui, Perché non giochi all'inferno? se non altro per la ridiscesa in campo della cara tutina gialla a righe nere da combattimento di Bruce Lee e di Uma Thurman, che è quella che il piccolo teppistello scoperto dal regista in erba Hirata come potenziale divo maneggia religiosamente, è un omaggio allo stile di lotta più libero ed efficace, il jet kune do, e dunque alla sua versione cinema, quella dalle ambizioni più scatenate e dai risultati più efficaci, intesa alla Godard come 'pensiero che prende forma e forma che pensa'... cose mai pensate. Emette suoni più disumani. Collauda valori ancora conturbanti....
La battaglia finale |
La crudele Mitsuko |
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