C'è una scena chiave per capire il film. La tortura nella bacinella piena d'acqua è il simbolo della guerra di liberazione nazionale e dell' Fln. Quando le truppe francesi d'occupazione toglievano il respiro ai partigiani per farli parlare. Mohammed Zemmouri, in un celebre film comico sull'Algeria degli anni 60, Gli anni folli del twist l'aveva parodiata così: il partigiano torturato era contento della tortura dell'acqua perchè se la beveva tutta e risolveva i problemi atavici della sete. Questa volta la tortura dell'acqua è fatto da un algerino contro un algerino. Peggio da un fratello contro il proprio fratello....
In Tunisia, in Egitto, in Siria, in Marocco, in Libia, in Libano, in Giordania, in Algeria e nei paesi del golfo, l'Europa e l'America, se non fossero ipocrite come sono, dovrebbero intervenire, eccome, ma non per bombardare le strutture di difesa militare di chi non gli garba, ma per aiutare le moltitudini, di ogni fede, età e sesso, che dal basso stanno lottando senza armi in questi ultimi anni per abbattere l'assolutismo faudale, il fascismo travestito da religione e la reazione armata ispirata e finanziata dai wahabiti, che, in tutte le forme necessarie, comprese quella della dittatura socialdemocratica (Mubarack e Ben Alì), impediscono all'area di sviluppare una forma matura di democrazia e la propria potenza economica e culturale.
Merzak Allouache, regista algerino |
Una band sulla terrazza di Algeri |
Il successo critico e di pubblico ha permesso al suo autore (scrive sempre le sue sceneggiature) di girare - caso raro in Africa - con una certa frequenza, anche se nella sua filmografia figurano non più di 15 lungometraggi a soggetto (il penultimo Il pentito, del 2012) e molti lavori per la tv e doc, spesso coprodotti dalla Francia.
Opere che ci hanno raccontato, problema per problema - corruzione, fondamentalismo islamico, dittatura del Fln, neocolonialismo, strapotere poliziesco e militare, guerra civile, oppressione delle donne, spaccatura arabi/berberi, etc - la storia dell'Ageria indipendente, ma non ancora libera e democratica.
Con il grande buco nero della guerra civile tra partito unico che fu di Ben Bella e di Boumedienne, il Fln e il Fis/Gia islamista, quando il cinema fu impossibile sia girarlo che immaginarlo.
Una lesbica sulla terrazza di Algeri |
Le cinque storie, tutte ambientate sulle terrazze di vari quartieri della capitale (Bab el Oued, il Centro, il suq, etc...) scandite nel tempo dalle cinque preghiere obbligatorie del muezzin e del musulmano pio, non a caso scodellano il dramma della guerra di liberazione, per voce di un reduce impazzito (e ingabbiato dai parenti sul terrazzo) dopo aver visto i traditori esaltati e gli eroi imprigionati, a vittoria ottenuta; la tragedia di alcune donne, o sfrattate (e costrette a vivere sul terrazzo), o molestate (da un capo religioso piuttosto sadico, che ne abusa con la scusa dell'esorcismo, sul terrazzo), o costrette al suicidio magari solo perché lesbiche (neanche fossimo nella cristianissima Russia), lanciandosi nel vuoto dal terrazzo; o le persecuzioni contro i comunisti nei ricordi di un poliziotto in pensione, ex membro del Partito marxista-leninista, costretto alla clandestinità da Boumedienne e che copre un omicidio su cui indaga, commesso sul terrazzo, perché eliminare un neoliberista non è reato; i comportamenti mafiosi di una borghesia sempre più corrotta, avida e asservita al capitale estero che tortura a morte per interesse, sul terrazzo di un edificio ancora in costruzione, perfino un parente davvero stretto come il proprio fratello; l'ipocrisia dei religiosi che coprono lo spaccio di droga (afghana) con l'attivismo politico-religioso, praticato lontano da sguardi indiscreti proprio su un terrazzo; le difficoltà di un gruppo di musicisti della nuova generazione che non si vogliono vendere e che per suonare sono costretti a provare in terrazzo, ma davanti a manifestazioni di violenza domestica contro le donne non se la sentono di intervenire...
Il mafioso qualunque di Algeri |
Allouache non dimentica di criticare con sarcasmo anche i suoi colleghi artisti e registi della giovane generazione rampante che si credono 'esteticamente corretti' ma che, incaricati di girare un documentario su "Algeri, culla della cultura araba', nel disegnare, da una terrazza, una mirabile panoramica sul paesaggio costiero mozzafiato della città, si chiedono come evitare di sporcare con qualche astuto zig zag quella panoramica perché non si devono assolutamente inquadrare anche i suoi cimiteri imbarazzanti, quello cristiano e quello ebraico.
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