C'è stata una strana polemica sulla 'retrospettiva perduta' a Venezia. La Biennale dovrebbe avere un respiro annuale, e non soltanto festivaliero. Dunque dovrebbe organizzare magnifiche retrospettive da far circolare nelle sedi cinetecarie, almeno (Roma, Bologna, Torino e Milano) in altri periodi dell'anno.
Era il sogno di Micciché, ex presidente (al quale il figlio ha dedicato un bellissimo ritratto) che non voleva fossilizzarle solo in monografie d'autore. Ricordo una bella rassegna dei' film del 1936', per esempio. Un anno cruciale, e non solo per lo scontro a Berlino tra Hitler e Jesse Owens O quella dedicata al cinema americano e sovietico pre-code, talmente ricca e sconvolgente da essere stata oggetto perfino di un corso di aggiornamento per magistrati ignoranti...
Ottima l'idea di Cannes (e dunque del 'replicante' Barbera, che in fondo vuole fare la Cannes n.2, quella d'estate) di concentrarsi nel periodo della Mostra sui ritrovamenti, restauri, ripescaggi da rilanciare in dvd. Che male c'è? Soprattutto per un direttore di Venezia che è anche direttore del Museo del cinema di Torino è ovvio giocare a tutto campo con il vecchio cinema.
Inoltre. Durante la mostra è sempre molto difficile seguire una retrospettiva. Dunque meglio scegliere, tra i circa trenti film restaurati (non perdete Ray e Peries) questa volta, quello che è davvero introvabile o mai visto o da rivedere assolutamente. Oppure scegliere, per le giovani generazioni, quei film di genere 'monografico' che sono ritratti d'autore davvero capaci di spingere alla conoscenza totale di un cineasta (Jerry Lewis sarà oggetto di un omaggio completo alla prossima Viennale) o di un movimento (penso al film di Lizzani sul neorealismo, particolamente interessante perché raccontato da uno dei pochi protagonisti di quella stagione ancora vivo, vegeto ed esperto) ai giovani appassionati che non hanno mai sentito parlare di James Benning o Daniel Schmidt, che conoscono vagamente Robert Mitchum o Tinto Brass, il Pasolini africano e perfino Ingmar Bergman...Come il cinema di finzione ha l'ambizione di comprimere in due ore centinaia di ore di non fiction e il cartoon centinaia di ore di fiction, così i doc sui cineasti a volte sono l'equivalente di una retrospettiva completa, inediti inclusi.
A Fuller life. Lo studio del regista |
E in occasione della prossima uscita della autobiografia di Sam Fuller, A Third Face, Samantha (che ci parla dallo studio di papà), ha chiesto a una quindicina di cineasti che in qualche modo furono coinvolti dal padre nei suoi film o che ne sono stati sempre entusiasti ammiratori (da Robert Carradine a Monte Hellman, da Wim Wenders a Jennifer Beals, che Fuller diresse nel 1992 in La Madone et le Dragon, da James Toback a Joe Dante, da William Friedkin a Tim Roth, da Buck Henry a Constance Towers) di leggere una dozzina di sezioni di questo librone, in senso cronologico, utilizzando in primo piano o come sfondo le celebri foto del Fuller cronista di Manhattan e San Francisco o davanti alla sua mitica macchina da scrivere Royal, o a Venezia o con la moglie, circondato da una biblioteca organizzata per aree geografiche (era un viaggiatore infaticabile), e soprattutto gli spezzoni dei suoi film hollywoodiani, noir soprattutto, pieni di movimento, emozione, violenza e sangue, perché di questo è intessuta la vita, e proprio parte del girato 'indie' del padre (che è così ricco che potrebbe bastare per un'altra decina di documentari) o materiali di repertorio che ripercorrono la storia americana e planetaria, dall'inizio alla fine del secolo scorso, passando per la grande depressione, Roosevelt, il Ku Klux Klan, la grande guerra contro il fascismo e la reazione, il maccartismo, la nouvelle vague, la lotta alla segregazione razziale, il sessantotto, le guerre 'ingiuste' anzi sbagliate (Vietnam, ex Jugoslavia...).
William Friedkin in "A Fuller Life" |
Joe Dante in "A Fuller Life" |
Jennifer Beals |
Un film che non vedremo mai in prima serata tv perché perfino Bianca Berlinguer o i veltroniani di Raitre ne sarebbero terrorizzati. E' difficile essere 'americanisti' conseguenti. Si rischia di essere molto peggio che comunisti drastici.
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