martedì 21 maggio 2013

Johnny To e James Franco


Mariuccia Ciotta
Cannes
James Franco
“Ci vogliono due persone per fare un uomo, ma ne basta una per morire”, William Faulker ispira James Franco, attore-regista, per As I Lay Dying (Un Certain regard), tratto dall'omonimo romanzo. Lo ispira fin troppo. Un eterno split screen raddoppia l'immagine... ce ne vogliono due di schermi per fare un film? Molto arty la traduzione di Faulkner ad opera dell'interprete di Spiderman passato davanti alla macchina da presa con diversi film selezionati dai grandi festival come Sal, biografia di Sal Mineo, presentato alla Mostra di Venezia 2011.
La sfida è alta, i paesaggi si decompongono in una brezza verdastra lungo la strada verso l'ultima dimora di Addie Bundren, madre di Cash, Darl (James Franco), Jewel, l'adolescente Dewey Dell e il bambino Vardaman, tutti afflitti da sensi di colpa, compreso il padre Anse (Tim Blake Nelson). “Mentre io agonizzo”, i vivi si tormentano e sprofondano nelle acque del Mississippi, la cassa della defunta galleggia sul fiume tempestoso, gli avvoltoi pronti a cibarsi del suo corpo. Non più campo e controcampo, ma chi vede e chi è visto allo specchio, metafora del dentro/fuori umano, secondo James Franco, anche co-autore della sceneggiatura (insieme a Matt Rager) che sperimenta liberamente sul testo di Faulkner e accompagna l'autodistruzione del profondo sud con questo “trucco” alla lunga estenuante, anche se la poesia fuori campo non manca di toccare ogni tanto le due “pagine” del film.
Ahna O'Reilly
Fuori concorso, Blind detective di Johnnie To, regista di Hong Kong dalla filmografia sterminata, capace di trasgredire dalla serie di gangster movies acrobatici per approdare a titoli eccentrici come Life without principle, sulle malefatte globalizzate delle banche. Autore di serie televisive, To può girare magistralmente anche con la mano sinistra alla velocità delle sue famose pallottole, ed è il caso di questa farsa poliziesca, protagonista un detective cieco interpretato dal divo Andy Lau che gigioneggia a base di pranzi goduriosi alle “quattro delizie” mentre annusa il criminale di turno. Un inizio folgorante, comico, immerso in cromatismi pop, dietro il detective che fa volteggiare il suo bastone snodabile e insegue al supermercato un grassone piangente, la moglie lo tradisce, deciso a procurarsi un flacone di acido da versare sui passanti, una volta raggiunta la terrazza dell'edificio. L'aiuterà nelle sue investigazione al buio una poliziotta adorante e atletica alla ricerca di una amica scomparsa misteriosamente anni prima. E come Robbe Grillet in Transeuropa express, Johnny To si diverte a cambiare la sceneggiatura a colpi di film nel film, la scena di un delitto sarà recitata dal vivo e mentalmente in flash-back dai due segugi, così vedremo versioni multiple dell'azione in bianco e nero. L'idea del detective super-ipo-dotato è al centro di molti film tv, e appartiene anche al ciclo Zatoichi, il giustiziere cieco, campione di arti marziali.

Andy Lau
Il gioco si evolve in una frenesia grottesca di bravate, colpi di scena, abbuffate, inseguimenti che si avvitano nel repertorio, anche se i fantasmi delle vittime, ragazzine sequestrate e uccise, vaganti per le strade buie e piovose, compagne di strada di Andy Lau, sono presenze terribili e commuoventi. Nel sottotesto, sembra che To non rinunci alla sua potenza di fuoco contro una Hong Kong di serial-killer.        

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