Roberto Silvestri
Cannes
Francia (33 film), Stati Uniti (13) e
Gran Bretagna (5) sono le nazioni più presenti al festival. Ma ex
potenze cinematografiche, come Spagna, Grecia, Polonia, Ungheria,
Repubblica Ceca, Serbia, Romania e Portogallo, sono semi scomparse
dai cartelloni, soprattutto a causa delle difficoltà economiche e
della mancanza di leggi di aiuto pubblico ai cineasti. Bela Tarr e
Miguel Gomes sono oggi giorno inoperosi...
Anche dalla Russia non arrivano buone
notizie. Però almeno una doppia presenza, alla Semaine de la
Critique (The Major' di Yury Bikov), e in selezione ufficiale (la
fiaba apocalittica 'Mordi la polvere' di Taisia Igumentseva),
consacra, dopo 20 anni di lavoro, una casa di produzione dinamica e
pepata, la Rock Films, ormai una semi-major che realizza 6-7 film
all'anno, sia documentari che fiction, capitanata dal cineasta e
docente Alexey Uchitel e dalla giovane Olga Ayarova, missionari di un
cinema di qualità ben affondato nel narrar canonico e popolare.
Fuoco alle focali, allora, e via con un
thriller politico-poetico dal titolo vagamente autoironico (The
major, Il maggiore), che si ispira formalmente ai polizieschi
ghiacciati di Sam Raimi e Coen bros. (con un po' di umorismo nero in
meno), anche grazie al lavoro fotografico di Kiril Klepanov, capace
di giocare con i bianchi contro bianchi e con i neri contro i neri
come se fosse un Malevic deviato verso un suprematismo rigorosamente
realista. La neve e il cielo candido di questa parte di Russia
invernale, isolata e nordista, e gli interni scuri sapore di vomito
verdastro e di sangue scuro, sono una garanzia di sobrietà tonale e
cromatica.
Il soggetto parte invece da un fatto di
cronaca vera. Il 19 febbraio 2010 un membro della milizia (la
polizia), il maggiore Yevsukov, uccide in un supermercato 9 persone,
scatenando una violenta reazione popolare, dopo anni di frustrante
sottomissione a un potere armato locale sempre più corrotto, brutale
e arrogante. Onde non avere problema con la superband nazionale,
democraticamente eletta, di Putin (una cui foto viene però
irrispettosamente seviziata e tagliata a metà durante il film) la
trasposizione filmica di quella notizia agghiacciante è costruita in
modo tale che, per tutto il tempo, non vedremo l'ora che arrivino le
truppe federale e facciano piazza pulita di una mafia locale annidata
proprio in quel distretto di polizia (che controlla tutti i
politici, i finanziamenti pubblici e la speculazione edilizia della
zona) e di disgustoso e violento cinismo. Avete voluto la democrazia?
E adesso soffrite ancora di più....
Infatti il 'maggiore' del titolo è un
boss sinistro della polizia locale che, nell'entusiasmo di un figlio
che gli sta per nascere, al volante del suo Suv fa pericolose
peripezie prima di schiantarsi sul corpicino di un bambino di 7 anni
e sul suo slittino, lasciando la madre impotente ai bordi della
strada deserta, sotto shock per il lutto improvviso, ma già in cerca
inerme, l'ingenua, di giustizia. Il poliziotto si mette d'accordo con
i superiori per cancellare il crimine. Non vorranno certo l'impiccio
di un magistrato solerte a ficcare il naso nei loro affari. Fanno
passare così la donna per ubriaca e irresposabile e, a suon di pugni
al marito furioso, le fanno firmare l'autodenuncia. Il marito di lei,
impazzito, imbraccia il fucile e ripenetrando nel commissariato,
sequestra due miliziani e uccide un appuntato prima di essere
giustiziato freddamente. La serie di morti non finirà lì, facendo
nascere nel maggiore qualche barlume di pentimento, ma solo per tener
su (un po' meccanicamente) l'architettura narrativa del giallo che
finirà nel tunnel di un finale on the road dark e senza speranza...
Cupa e disperata la visione della Russia di oggi, a giudicare da
questo film indipendente che si giova di una troupe di amici
coinvolti nel progetto e del sostegno militante di una comunità
provinciale ingrigita dai palazzi-loculi e dalla vodka come unico
antidoto al suicidio. Ma solo quando la vista è pulita gli occhi
possono vedere l'infinito.O quando la voldka è di 48° minimo.
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