giovedì 1 settembre 2016

"The Light Between Oceans", e un film alla deriva


Mariuccia Ciotta

VENEZIA

La coppia sullo schermo e nella vita Michael Fassbender-Alicia Vikander val bene Venezia e il suo tappeto rosso. Ma The Light Between Oceans (concorso), che offre ai due grandi attori una prova di recitazione imponente, resta impigliato nelle pagine del romanzo della scrittrice australiana M.L. Stedman al suo debutto, un caso letterario che non sfugge alla DreamWorks, ed è subito film. Il regista 40enne del Colorado Derek Cianfrance firma la sceneggiatura senza riuscire a districare la trama carica di vibrazioni emotive, di spinte e controspinte, di capovolgimenti di fronte a proposito dell'amore e dei suoi crimini.

Australia 1918, cromatismi d'epoca, aplomb da Commonwealth, Tom (Fassbender) ha inciso in faccia la carneficina della Grande guerra e si fa spedire su una roccia desolata, l'isola di Janus, tra l'oceano indiano e quello australe, guardiano di un faro che metaforicamente allude al suo cuore spento. A riaccendere la scintilla è Isabel (Vikander, The Danish girl), che decide di seguirlo da moglie nel deserto dell'isola, e qui la metafora comincia a scricchiolare sotto il peso della realtà. Perché Isabel perde per due volte il figlio atteso in mancanza di un medico o di un aiuto qualsiasi mentre il marito scruta il mare? Perché quando lei è incinta non torna nel continente, dal quale arrivano regolarmente le provviste? Siamo nell'astrazione filosofica, probabilmente, e tutto va verso l'ossessione della madre mancata, che s'impossessa di una neonata arrivata dal mare, su una barca alla deriva, e non vuole cederla alla vera madre (Rachel Weisz). Il feuilleton emerge e ammicca con l'interrogativo posto al lettore-spettatore, fa bene o no Isabel a tenersi la bambina? Sullo sfondo l'odio anti-tedesco, la depressione post-bellica, la solitudine, la preghiera, il lutto... Cianfrance, che ha studiato cinema con il cineasta underground Stan Brakhage, cerca di sperimentare punti di vista multipli, però, la materia visiva da materiali d'archivio, solenne e statica, ha il sopravvento. Resta anche l'intensità drammatica e ammirevole di Fassbender, Vikander e Weisz.



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