Mariuccia Ciotta
Jacqueline vestita rosa e rosso Chanel,
decorativa first lady che apre le porte della Casa Bianca alle tv,
resuscitata in un falso reportage in bianco e nero da Pablo Larrain,
regista del magnifico Post Mortem sull'assassinio di Allende,
e che qui, in Jackie (concorso) commuove i festivalieri,
irretiti dalla superba performance di Natalie Portman che da leziosa,
elegante donnina si trasforma in un'implacabile vedova capace di
allestire funerali spettacolari in mondovisione.
John Fitzgerald Kennedy in Jackie
è un mito di cartapesta, viveur, tombeur de femme, l'uomo con cui
Jackie “non dorme più da tempo”. E' lui al centro del film,
nascosto dietro la donna-schermo che ne imbelletta il ricordo fino a
imbrattarlo davanti al taccuino di un giornalista, che come Larrain
vuole mondanità e colore, lacrime e cronaca di quel cervello
schizzato sul cofano dell'auto per le vie di Dallas il 22 novembre
1963.
Il regista cileno al suo primo film
americano è inebriato dalla contraffazione storica espressa da una
così dolce bocca, l'altra parte della coppia patinata, la più
bella, la più amata, un duetto davvero hollywoodiano, Jacqueline,
che ha la stoffa pregiata dell'alta moda, gli abiti d'oro, di raso,
di pizzo che prova in vista della cerimonia funebre.
Larrain vede l'America del nord dal
Cile, e per tre volte definisce John F. Kennedy un cacciatore di
comunisti. E impunemente fa dire al fratello Bob, ucciso cinque anni
dopo, che la dinastia Kennedy, e il presidente in attesa di essere
tumulato, nulla ha fatto riguardo a diritti civili e guerra in
Vietnam, di cui il “merito” sarà tutto di Johnson, e che l'unico
pasticcio risolto l'ha combinato proprio lui, John. Parole a margine
della scena, visivamente lussuosa e vertiginosa tra le pareti dello
studio ovale, lungo prospettive alterate, quasi un 3D dentro spazi
oscillanti tra pop e suggestioni pittoriche. Una scena riempita dalla
sofferente Jackie che neppure sarà informata dell'uccisione di Lee
Oswald, il comunistello. “Questi servizi segreti così
inefficienti”, si lamenterà dopo.
Il “pasticcio” è l'assalto alla
Baia dei Porci, il tentativo di invadere Cuba da parte di forze
anti-castriste con il sopporto della Cia durante l'amministrazione
Eisenhower, 1961. Come si sa, John F. Kennedy, appena arrivato alla
presidenza, si rifiutò di appoggiarlo. E per questo, probabilmente,
fu ucciso. La soluzione del “pasticcio” è il no di Kennedy ai
bombardamenti delle navi russe durante la crisi dei missili di Cuba,
atto che impedì lo scoppio della terza guerra mondiale. In quanto
agli “agenti segreti inefficienti”, è forte il sospetto che
furono loro ad armare la mano di Jack Ruby il quale sparò a Oswald
per impedirgli di parlare. Vietnam? Il Bob di Larrain non sa che fu
Lyndon B. Johnson a scatenare l'inferno e che Kennedy, parola di
Robert McNamara, segretario della Difesa, cercò di frenarla?
Il celebre filmino di Zapruder, poi,
viene ricostruito dal regista con angolazioni diverse, sempre in
ossequio alla Commissione Warren (“una sola pallottola, un solo
killer”). E così in controluce passa la versione di Pablo Larrain
dell'America kennedyana, con lo sguardo calamitato sul completino
rosa macchiato di sangue, che tanto fa scena, peccato che le tv di
allora erano in bianco e nero.
Non è un film su John, ma su
Jacqueline? Sull'elaborazione del lutto? Già, per dare sostanza al
marito fatuo, Jackie lo imbottisce di Lincoln, non prima, però,
ignorantella, di aver letto qualche libro sul presidente che abolì
la schiavitù. Jacqueline, come si sa, era stata giornalista, era
laureata, veniva dall'alta borghesia, ma secondo il film non sapeva
bene chi fosse quel Lincoln che troneggiava nella sua camera da letto
su un leggio. E neppure chi fosse John. Il presidente democratico che
aveva ricucito il filo spezzato dell'America di Franklin D.
Roosevelt, quello che aveva dato una speranza alla generazione uscita
dal maccartismo e dalla “caccia ai rossi”.
La stucchevole Jackie avvolta nella
carta stagnola fa piangere per un presidente che, secondo Larrain,
era solo immagine? Commuove di più la Jackie di Andy Warhol che
catturò il suo viso prima con le labbra rosse e gli occhi bistrati,
poi sotto il velo nero, senza orpelli, così com'era, ombra sfocata
di fronte a una bara.
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