Mariuccia Ciotta
Venezia
E' Bruno Ganz a fare da raccordo tra
Amnesia di Barbet Schroeder, visto a Cannes e poi a Locarno, e
Remember (concorso) di Atom Egoyan, due film speculari sulla
memoria. Dimenticare e ricordare. Ganz, tedesco, in divisa nazi.
Egoyan, armeno cresciuto in Canada,
attiva un viaggio morale su giustizia e vendetta, tema ricorrente nel
suo cinema, da Un dolce domani (1997) a The Captive
(2014), e che qui si rivolge specialmente a Ararat (2002) sul
genocidio armeno. La Shoa ai tempi nostri, così come la
raccontava Schroeder. “Negli ultimi anni – dice il regista –
sono stati scoperti molti ex nazisti. Sono ancora dei mostri?”.
Cosa fare di loro, vecchi e smemorati?
Difficile. Brian De Palma sostiene nel
documentario presentato qui al Lido che un regista riesce a fare
due o tre buoni finali nella sua vita. In This Must Be the Place,
Paolo Sorrentino ha scelto l'atto simbolico “umiliante”, il
nazista se la fa letteralmente addosso, e gli basta così.
Egoyan ripete il gesto ma lo fa sui
pantaloni dell'anziano signore ebreo, interpretato da un
vertiginoso Christopher Plummer, in un capovolgimento radicale di
senso. Zev (vuol dire Lupo) ha paura della bandiera uncinata esibita
sulla parete di una casa americana, ha paura del pastore tedesco che
gli si scaglia addosso, ha paura del poliziotto nazistoide che
conserva la divisa SS del padre. Non ricorda l'umiliazione, ricorda
la paura.
Atom Egoyan |
Affetto scientificamente da demenza
senile, Zev si dimentica le cose, come la morte della moglie Ruth,
invocata a ogni risveglio, però è caustico e bizzarro,
ha senso dell'humour, gioca con l'infermiera che lo crede
rimbecillito, e trama con l'amico del ricovero di lusso per anziani
(sotto la barba e la maschera d'ossigeno, si nasconde il mitico
Martin Landau) un intrigo spericolato hitchcockiano ai confini della
realtà (Egoyan ha diretto alcuno episodi di Twiligh Zone e
di Alfred Hitchcock presenta) una missione per conto della sua
famiglia (e dell'amico) sterminata ad Auschwitz.
Il viaggio del novantenne scappato
dall'ospizio in cerca dell'ufficiale nazista ha un coté
tarantinesco, dovuto probabilmente a Benjamin August, direttore di
casting e produttore, che firma la sceneggiatura, e in evidente
contrasto generazionale con l'enigmatico Atom Egoyan.
Spavaldamente irrealistico, una
cavalcata tra i paesaggi americani, puntata d'obbligo in Canada, il
road movie annota i dettagli del cambio di stagione e della
smemoratezza collettiva con un piglio pop. La parola nazisti non si
riesce neanche a pronunciare, i bambini vedono e ascoltano tutto ma
non sanno chi è Mickey Mouse e neppure Hitler. Le pistole si
vendono anche ai fuoriditesta nonostante il decalogo Fbi. Zev ne
avrà una da far invidia alla guardia giurata di un grande
magazzino, organizzato in filari di abiti, allucinato panorama di
divise moderne.
Martin Landau e Christopher Plummer |
Il vecchio ebreo che ha tatuato il
numero sul braccio ricorda il Jake Nicholson di A proposito di
Schmidt e Bruce Dern di Nebraska accompagnati in un mondo
scomparso da Alexander Payne. Zev è “l'uomo che sapeva
troppo” e ora non sa più nulla, nemmeno chi è e chi è
stato. Sa, però, che sono quattro gli ex nazi da scovare, uno
di loro è il colpevole.
Zev segue la lettera di istruzione che gli ha consegnato l'amico, e va da Reno al Lago Tahoe, ai confini tra Nevada e California, sulle tracce del nemico da uccidere.
Zev segue la lettera di istruzione che gli ha consegnato l'amico, e va da Reno al Lago Tahoe, ai confini tra Nevada e California, sulle tracce del nemico da uccidere.
Strano, però. Zev non si regge in piedi ma ha una mira
infallibile, è un ebreo, ma gli piace (e lo sa suonare) Wagner
ed è un virtuoso allievo di Moritz Moszkowski (ebreo).
Due momenti emozionalmente intensi tra
gag e incidenti di percorso. Nella
baracca dell'agente orgoglioso della svastica, convinto di trovarsi
davanti un collega del genitore, e poi l'abbraccio fraterno con
l'omosessuale in fin di vita che porta lo stesso nome del nazista.
Remenber ci avvolge nei suoi
dubbi etici, uccidere o no a distanza di settant'anni i responsabili
dello sterminio? Troppo tardi per processarli, troppo presto per
lasciarli impuniti.
Un coup de théatre lascia
attoniti, ed ecco che lo spirito di Bastardi senza gloria
allinea le pistole e impone una soluzione anti-diegetica. Siamo
fuori, amaramente, dal sentimento empatico per Zev.
Egoyan sembra riportarci al presente,
ai nazisti mimetizzati lungo le frontiere europee, alle facce
mascherate dei gerarchi. Essi vivono.
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