venerdì 11 settembre 2015

Il nazista non si dimentica. Remember di Atom Egoyan


Mariuccia Ciotta

Venezia



E' Bruno Ganz a fare da raccordo tra Amnesia di Barbet Schroeder, visto a Cannes e poi a Locarno, e Remember (concorso) di Atom Egoyan, due film speculari sulla memoria. Dimenticare e ricordare. Ganz, tedesco, in divisa nazi.

Egoyan, armeno cresciuto in Canada, attiva un viaggio morale su giustizia e vendetta, tema ricorrente nel suo cinema, da Un dolce domani (1997) a The Captive (2014), e che qui si rivolge specialmente a Ararat (2002) sul genocidio armeno. La Shoa ai tempi nostri, così come la raccontava Schroeder. “Negli ultimi anni – dice il regista – sono stati scoperti molti ex nazisti. Sono ancora dei mostri?”. Cosa fare di loro, vecchi e smemorati?

Difficile. Brian De Palma sostiene nel documentario presentato qui al Lido che un regista riesce a fare due o tre buoni finali nella sua vita. In This Must Be the Place, Paolo Sorrentino ha scelto l'atto simbolico “umiliante”, il nazista se la fa letteralmente addosso, e gli basta così.

Egoyan ripete il gesto ma lo fa sui pantaloni dell'anziano signore ebreo, interpretato da un vertiginoso Christopher Plummer, in un capovolgimento radicale di senso. Zev (vuol dire Lupo) ha paura della bandiera uncinata esibita sulla parete di una casa americana, ha paura del pastore tedesco che gli si scaglia addosso, ha paura del poliziotto nazistoide che conserva la divisa SS del padre. Non ricorda l'umiliazione, ricorda la paura.
Atom Egoyan
 

Affetto scientificamente da demenza senile, Zev si dimentica le cose, come la morte della moglie Ruth, invocata a ogni risveglio, però è caustico e bizzarro, ha senso dell'humour, gioca con l'infermiera che lo crede rimbecillito, e trama con l'amico del ricovero di lusso per anziani (sotto la barba e la maschera d'ossigeno, si nasconde il mitico Martin Landau) un intrigo spericolato hitchcockiano ai confini della realtà (Egoyan ha diretto alcuno episodi di Twiligh Zone e di Alfred Hitchcock presenta) una missione per conto della sua famiglia (e dell'amico) sterminata ad Auschwitz.

Il viaggio del novantenne scappato dall'ospizio in cerca dell'ufficiale nazista ha un coté tarantinesco, dovuto probabilmente a Benjamin August, direttore di casting e produttore, che firma la sceneggiatura, e in evidente contrasto generazionale con l'enigmatico Atom Egoyan.

Spavaldamente irrealistico, una cavalcata tra i paesaggi americani, puntata d'obbligo in Canada, il road movie annota i dettagli del cambio di stagione e della smemoratezza collettiva con un piglio pop. La parola nazisti non si riesce neanche a pronunciare, i bambini vedono e ascoltano tutto ma non sanno chi è Mickey Mouse e neppure Hitler. Le pistole si vendono anche ai fuoriditesta nonostante il decalogo Fbi. Zev ne avrà una da far invidia alla guardia giurata di un grande magazzino, organizzato in filari di abiti, allucinato panorama di divise moderne.
Martin Landau e Christopher Plummer

Il vecchio ebreo che ha tatuato il numero sul braccio ricorda il Jake Nicholson di A proposito di Schmidt e Bruce Dern di Nebraska accompagnati in un mondo scomparso da Alexander Payne. Zev è “l'uomo che sapeva troppo” e ora non sa più nulla, nemmeno chi è e chi è stato. Sa, però, che sono quattro gli ex nazi da scovare, uno di loro è il colpevole.
 Zev segue la lettera di istruzione che gli ha consegnato l'amico, e va da Reno al Lago Tahoe, ai confini tra Nevada e California, sulle tracce del nemico da uccidere.

Strano, però. Zev non si regge in piedi ma ha una mira infallibile, è un ebreo, ma gli piace (e lo sa suonare) Wagner ed è un virtuoso allievo di Moritz Moszkowski (ebreo).

Due momenti emozionalmente intensi tra gag e incidenti di percorso. Nella baracca dell'agente orgoglioso della svastica, convinto di trovarsi davanti un collega del genitore, e poi l'abbraccio fraterno con l'omosessuale in fin di vita che porta lo stesso nome del nazista.

Remenber ci avvolge nei suoi dubbi etici, uccidere o no a distanza di settant'anni i responsabili dello sterminio? Troppo tardi per processarli, troppo presto per lasciarli impuniti.

Un coup de théatre lascia attoniti, ed ecco che lo spirito di Bastardi senza gloria allinea le pistole e impone una soluzione anti-diegetica. Siamo fuori, amaramente, dal sentimento empatico per Zev.

Egoyan sembra riportarci al presente, ai nazisti mimetizzati lungo le frontiere europee, alle facce mascherate dei gerarchi. Essi vivono.

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