Roberto Silvestri
Artists should be listened to by businessmen and politicians
(Andre Gregory)
Artists should be listened to by businessmen and politicians
(Andre Gregory)
Jonathan Demme a Roma |
E’ (dico un paradosso) il sequel, altrettanto da brividi, altrettanto politico-poetico, di Eva contro Eva, l’ammirazione che partorisce odio, ma al maschile. Realista e simbolista. E basta una strana carrellata di corridoio per passare da un mondo poetico all’altro, dall’ottocento al duemila, dalla paralisi puritana a quella della super-eccitazione, dall'analisi di una vita americana media alienata a quella della morte americana media alienata, dal dialogo verosimile tra due persone in conflitto al monologo interiore del protagonista, dell’anti-eroe, con i propri fantasmi revenant.
Il tutto attraverso quei microprocedimenti che maneggiano così bene solo i grandi cineasti, Renoir, Eisenstein, Malle: quel certo modo di far recitare (o meglio essere) gli attori che si sono scelti - che spezza in due l’incantesimo delle performances, che fa entrare da uno spazio in un altro - appena appena variato e che diventa sottilmente più ‘meccanico’ nei gesti delle mani, nei tic, nelle risate agghiaccianti. “Un attore al cinema non recita con la voce, come a teatro – sosteneva Charles Laughton. Ma solo con le mani”.
Da sinistra: Wallace Shawn, Wallace Shawn e Lisa Joyce, Julie Hagerty, Andre Gregory |
Wallace Shawn e Julie Hagerty |
E poi. Esaltata e esuberante come una vergine di Salem, Lisa Joyce, l’unica attrice che oggi - grazie a Shawn che si fa spalla tanto umile artisticamente quanto il suo personaggio cresce in arroganza e autoreferenzialità - riesce a trasformare una serie di campo-controcampo, dall’interesse visivo zero in un incalzante, inquietante e rapido rovesciamento (psicoemotivo) di fronte, come fossimo dentro un match Real Madrid/Mourinho-Barcellona/Guardiola. E’ l’ennesima scoperta di Jonathan Demme, regista come Cukor delle donne, dopo aver analizzato raptus e incanti segreti di Melanie Griffith, Erica Gavin, Cloris Leachman, Lynn Lowry, Candy Clark, Janet Margolin, Mary Steenburgen, Melanie Griffith, Jodie Foster, Anna Hathaway, Thandie Newton, Oprah Winfrey…
Wallace Shawn e Lisa Joyce |
Wallace Shawn e Andre Gregory |
"Quando Henryk Ibsen ha scritto Halvard Solness-The Master Builder (Bygmester Solness) nel 1892, allestito poi senza troppo successo critico, mentre il pubblico si scandalizzava per il centrale retrogusto pedofilo, Strindberg era all’apice della carriera, e lui, nonostante i suoi 64 anni, non era ancora pienamente consacrato e covava crescente invidia per il geniale collega…E c’è molto di questo rovello autobiografico in un dramma che è autobiografico anche per gli aspetti psicosessuali più scabrosi.
Amo questo film e ne sono molto fiero. Ma credevo fosse più semplice portare sul grande schermo questo dramma che mi aveva tanto commosso, divertito ed emozionato dal vivo per oltre due ore e che si svolge in un solo appartamento. Invece ho lavorato su questo film oltre tre anni: ciò che ipnotizza sulla scena non è ciò che cattura la macchina da presa.
Abbiamo dovuto ricostruire interamente, io e la mia equipe creativa, Declan Quinn, il direttore della fotografia (anche di Vanja sulla 42esima strada), la costumista Dona Granata, il montatore Timothy Squyres e i musicisti Zafer Tawil, Tom O’Connor e Suzana Peric,
da anni il mio fido ‘orecchio’ sostituto, e rispazializzare il lungo, minuzioso e prezioso lavoro che Andre Gregory, il grande regista teatrale, e il suo drammaturgo e attore principale, Wallace Shawn (che ha ritradotto dal norvegese e modernizzato il testo) avevano magnificamente reso sul palcoscenico, come del resto avevano fatto 32 anni fa con A cena con André, e nel 1994 con Vanja sulla 42esima strada da Checov, poi, entrambi film di Louis Malle.
Direi che si può descrivere il mio film, che proprio a Malle, morto nel 2005, è dedicato, come un Ibsen all’acido lisergico. Riflettendo poi in questi anni su cos’è che più mi interessa, se il testo o il suo contesto storico-politico, sono giunto alla conclusione che l’aspetto più importante nel fare cinema è la sua dimensione narrativa. Che è piuttosto complicata e stratificata. Perché obbliga a un lavoro di gruppo. Anche i direttori della fotografia, le luci, raccontano storie, anche gli scenografi, i fonici, gli autori delle musiche, i costumisti, gli attori… Ecco il piacere di fare cinema è il piacere di raccontare storie, storie, storie. Ma insieme”.
Andre Gregory |
E’
Jonathan Demme, premio Oscar per il Silenzio
degli innocenti, che parla. Il più modesto, simpatico, impegnato e
sofisticato dei registi statunitensi insigniti dell’Academy Award, ha
incontrato il pubblico nell’ambito del festival di Roma, per presentare in anteprima
mondiale questo suo nuovo bellissimo Paura di cadere, budget un milione di dollari
, accolto
poi trionfalmente, lunedì 11 novembre, in sala Petrassi. Oltre due ore di alto
design cinematografico. Non è la prima trascrizione cinematografica del testo di Ibsen perché nel 2008 l'indiano K.P. Kumaran ha diretto in lingua malayan Aakasha Gopuram con Mohanlal nella parte dell'architetto e Nithya Menen in quella della moglie.
Jonathan Demme |
Ma è la prima incursione di
Demme, che alterna da sempre il piacere della fiction con quello della non
fiction, nel mondo del teatro. E, seguendo il suo istinto, come ha fatto
nell’ambito musicale, inseguendo le sue passioni più cinematiche (da David Byrne a Enzo Avitabile, passando per Neil
Young – che sta finendo il suo nuovo film – le band rock haitiane tipo Les Freres Parentes, The Pretenders, Bruce
Springsteen e Robyn Hitchcock)
ha trovato particolarmente cinematico, come d’altronde Louis Malle, il lavoro
sulla scena della strana coppia Wally (attore e drammaturgo) e Andre (regista e
attore), due leggende newyorkesi del teatro mondiale moderno. ‘Una coppia
sposata’ da sempre, dall’epoca di Alice
in Wonderland, anche perché - parola di Shawn - Gregory è stato il primo
professionista ad allestire un mio lavoro”.
E perché, parola di Gregory “ho sempre desiderato lavorare soprattutto sui
testi di Ibsen e Shawn”.
Wallace Shawn |
Affinità
cinefila. Gregory, che ha scritto un solo dramma teatrale, The Bone Song) ha recitato anche in una dozzina di film, tra i
quali L’ultima tentazione di Cristo
di Scorsese. Grande fan di Kubrick, gli spiegò perché Shining era stato per lui un’esperienza straordinaria perché era
‘un documentario sulla mia infanzia”. Al che Kubrick rispose: “Ti sbagli mio
caro ragazzo, è un docuemntario sulla mia
infanzia”. Shawn non è stato solo al
fianco di Woody Allen in Manhattan. Ma resta indimenticabile in Mi si sono ristretti i ragazzi. Inoltre. Per descrivere La mia cena con Andre, Gregory ripesca Lawrence d’Arabia: “perché ti trascina nel deserto”.
Affinità anche
politica di Demme con questo binomio scenico. Scritta nel 1974 My Dinner with Andre non era solo una
riflessione sull’arte, sulla politica, sulla professione di regista e sulla
necessità di rompere con il teatro borghese negli anni furenti del dopo
Watergate. Ma anticipava profeticamente
sinistre pratiche ‘democratiche’ degli anni a venire come la tortura e i campi
di concentramento, insomma il neoimperialismo all’opera in centro America e in
Medio Oriente grazie alla filiera Reagan-Bush-Bush jr. Un teatro insomma non
chiuso al mondo, ma aperto alla contestazione della vita e della cronaca
sociale.
André Gregory |
Shawn e Gregory hanno scelto
Demme proprio per questo. Per la sua irrequietezza a sottostare al catechismo
hollywoodiano. Perché gira documentari. Perché cerca di mantenere una sua
integrità di indipendente. Non a caso nell’incontro romano ha ringraziato il
suo maestro Roger Corman. Che, conosciuto sul set di Il barone rosso, di cui curava la pubblicità, dopo avergli schiesto
di scrivere un trattamento, lo invitò subito a lavorare a Hollywood e poi
spinse per fargli dirigere un film in Filippine (“gliene sono molto grato,
perché è l’unica cosa che so fare”). Proprio come capita – è sarcasmo - ai nostri
giovani scrittori circondati per tutta la vita da centinaia di Halvard Solness
ever green…
Demme ha ricordato che non
per il remake di The Manchurian Candidate ha maneggiato un budget di 85 milioni
di dollari, e anche se costava meno del passaggio di Bale al Real, si è chiesto
se questi soldi non sarebbe meglio spenderli per cose molto più utili (il lungo
intervento politico a New Orleans deve averlo fatto infuriare politicamente
ancora di più, lui che è sempre stato più a sinistra dei progressive democratic
come De Blasio).
Andre Gregory |
Soprattutto dopo aver visto cosa si può fare con 400 mila
dollari, Napoleon Dynamite un film di Jared Hess girato in Idaho nel 2004 (che ha incassato 44 milioni di dollari) che
l’ha riconciliato con il cinema a costo zero. "Io non sono mai riuscito a fare un film così bello e duro, spiritoso e serio. Oltretutto non mi chiamano per
fare i blockbuster con i super-eroi e non mi piacerebbe sentirmi responsabile
di budget così colossali. Anche se non ho niente contro questi film”. Tranne
quelli intepretati da Goldie Hawn che mi ha cacciato dal set di A tempo di swing perché il mio copione
non metteva troppo in evidenza la sua smania da mattatrice”. Infatti pretese di
far riscrivere la sceneggiatura e un prestigioso collega di Demme, Robert
Towne, gliela scrisse su misura. Il leccaggio di culo è tra i lavori più pagati
a Hollywood Babilonia.
Andre Gregory |
Demme non ha mancato di
ricordare, sollecitato dal pubblico, a proposito di musica (“Sono un
grande appassionato di musica e credo che il cinema e la musica si amino, che
il cinema riceva e dia qualcosa alla musica e viceversa. La musica, o la sua
assenza, può dare un nuovo significato a una scena sia che si tratti di un
pezzo originale che alle canzoni di repertorio”) Enzo Avitabile Music Life, il suo documentario presentato a Venezia due anni fa che esce solo in questi giorni nelle sale
italiane. E di ricordare Suzana Peric che da molti anni lo affianca nelle scelte musicali (dopo Gary Goezman) e di abbracciare il magnifico musicista napoletano presente
(inaspettato) in sala: “Il tema del film di Enzo, che è un grande strumentista che viene dalla musica colta sono gli strumenti
musicali e ciò che succede nella fusione di strumenti diversi e di individualità
che suonano contemporaneamente. La contaminazione e la collaborazione delle
armonie fa parte anche del cinema e il suo rapporto con la musica è
imprescindibile”.
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