Antonietta De Lillo |
Roberto Silvestri
La pazza della porta accanto - Conversazione con Alda Merini.
Di Antonietta De Lillo.
Anteprima mondiale al 31°TFF. Sezione "E intanto in Italia".
Alda Merini |
il poeta Alda Merini racconta, non senza momenti di blasfemia pura, coraggiosi per una artista sedicente religiosa, la propria vita. I traumi di una esistenza mortale non trovarono mai radiografa così accurata, spietata e imbarazzante.
Con Roberto Benigni |
Viveva sola, i suoi mariti erano tutti morti, i suoi 26 amori svaniti, anche le figlie (ha partorito perfino in ospedale psichiatrico) le erano state portate via tutte. Per fortuna ci sono i giovani che la assistono, più dei coetanei. Danno e ricevono. In genere si prende solo senza dare. "Un sacco di ragazzi mi circondano, facendo ingelosire, chissà perché le loro bellissime fidanzate ventenni. Ovvio che vengano da me. Ho settant'anni, molta più esperienza, la vecchiaia mi piace, riemergono dal passato così tanti traumi, snetimentali e no, somatizzati... Loro sono ventenni, ancora cuccioli".
Antonietta De Lillo |
Alda Merini e la figlia |
La pazza della porta accanto. Certo, è il libro in prosa scritto dalla Merini per Bompiani nel 1995. Ed è una delle prime frasi che dice nel film (di prossima programmazione televisiva, si spera), in quella sua lingua a cadenza nordica, più emiliana che meneghina, parlando molto anche con i gesti e con gli occhi ("dovremmo averne dappertutto, di occhi, per capire meglio quel che osserviamo e sentiamo e non riusciamo a vedere e a patire"). E spiegandoci così il titolo di questa seconda parte dell'omaggio della cineasta napoletana - esperta nell'altalena fiction non fiction - alla scrittricie più martoriata della modernità (per i lunghi soggiorni, 27, in manicomio, per le troppe sedute di elettroshock sibite), dopo Ogni sedia ha il suo rumore (1995). Che poi era terzo ritratto d'artista di De Lillo, dopo quelli dedicati al fotografo Angelo Novi e al cineasta Lucio Fulci.
Molto materiale girato in quella occasione non era stato utilizzato nel montaggio finale di un documentario che alternava le parole della Merini alle performances graficovocali di Licia Maglietta. Questa volta sono invece le immagini di Luca Musella rubate al Naviglio e a Milano, ombre che camminano, alberi scheletriti, papere compunte, acqua che scorre riflettendo i palazzi, a ritmare topograficamente la seconda parte della conversazione, prodotta da Marechiaro (la società di Antonietta De Lillo nata per favorire l'incontro e lo scambio tra generazioni diverse e che sta realizzando in questi mesi il film partecipato - sul tema "l'amore" - Oggi insieme domani anche), grazie all'aiuto di RaiCinema.
Nei suoi interventi esistenzial-filosofici, intervallati da letture della stessa Merini di brani dai suoi libri, si discute o meglio si monologa con apparente semplicità di ispirazione e poesia, arte e vita, parto e orgasmo, amore e incubi, infanzia e vecchiaia, anarchia e gelosia, figli e educazione (insegnare a elaborare i propri segreti, si cresce solo tutelandoli), Madre Teresa di Calcutta (di cui amava l'invettiva contro l'indifferenza, che è peggio del crimine) e certo femminismo (perché voler essere come gli uomini?), vizi e peccato ("i primi sono monotoni e ripetitivi, il secondo invece, come provano la vita di parecchi santi prima della conversione, è 'la più bella invenzione della vita' "), fornicare e elettroshock, materassi mal messi e portieri di casa dal volto orribile "che mi portarono al delirio", Renato Curcio (con cui ha cercato di raccontare in un libro di Sensibili alle foglie cosa è l'atroce esperienza dell'elettroshock, è come un uscire e rientrare insensato, e a frammenti, dalla morte) e religione. "Dio? E' proprio come la mia casa, con tante cose messe a casaccio di cui non ci si ricorda neanche l'origine".
Alda Merini in "La pazza della porta accanto" di Antonietta De Lillo |
Alda Merini in "La pazza della porta accanto2 di Antonietta De Lillo |
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