Roma, festival internazionale del film
The Stone River diretto, scritto, fotografato e montato (con Thomas Glazer, Muriel Breton, Pauline Dairou) da Giovanni Donfrancesco. Suono: Federico Cavicchioli. Musica: Piero Bongiorno e Olivier Touche. Produzione Italia/Francia 2013
Discutendo di No Tav il discorso scivola facilmente sull'alta velocità, sue orgini, conseguenze e anche indiscutibili comodità. Già, dibattito da salotto tra passatisti e futuristi. Disinteressante. Quello che sfugge, soprattutto ai pro Tav, paladini dello sviluppo, della crescita e della modernità, sono i terribili danni fisici collegati al lavoro e all'ambiente di lavoro sotto i tunnel. Respirare polvere di silicio, granito, marmo e soprattutto amianto, e per un pugno di dollari, è esiziale. Vedere, per credere, i dati sulla mortalità e sulle malattie tremende degli operai che hanno creato i trafori alpini negli ultimi secoli, dal Frejus al San Gottardo. Insomma tutti i pro tav, in prima fila i direttori di Libero, Il giornale, ma anche di La Stampa, Repubblica, Il Sole e Il Corriere, e anche Fassino.... non vedono l'ora, evidentemente, di far parte delle brigate di lavoro volontario in val di Susa... aspettando che siano i robot a beccarsi il cancro ai polmoni...
Il regista di The Stone River, Giovanni Donfrancesco |
E' nel cartellone di Prospettive Doc Italia, realizzato con la collaborazione di Doc It... Ve lo consigliamo. Dobbiamo pure fare qualcosa per ritesse collegamenti con i nostri magnifici emigranti in tutto il mondo, quelli che ci fanno vincere sempre le elezioni, qualunque sia la legge elettorale....
Cimitero monumentale di Hope, a Barre, Vermont |
Dimostrano il momento più che felice del Doc azzurro ma republicano non solo i circa 200 film realizzati quest'anno, la sorprendente vittoria di Gianfranco Rosi a Venezia con Sacro Gra, ritorno su un set italiano di un cineasta che è stato per lungo tempo all'estero, e l'uscita nelle sale pubbliche di alcuni film non fiction - più tradizionali, come quelli biografici su Gadda di Sesti, Slow Food o Fedeli alla Linea, o di ricerca, impuri, bastardi (perché figli graditi anche della fiction) e contaminati o allergici alle convenzioni del genere come Non non siamo come James Bond di Mario Balsamo o Con il fiato sospeso di Costanza Quatriglio - ma soprattutto la presenza di Stop the Pounding Heart a Cannes, nella selezione ufficiale, un'opera diretta da Roberto Minervini, girata e prodotta negli Stati Uniti.
L'unico personaggio del film che non recita i testi raccolti durante il New Deal |
Domenico Distilo, che vive a Berlino come Carola Spadoni, Stefano Savona, che ha la sua società a Parigi e Augusto Contento che triangola tra Parigi a Rio a Chicago, sono solo la punta dell'iceberg di un poderoso movimento di migrazione intellettuale, di un esodo artistico-tecnoco-operaio che ha spostato, per esempio, oltre 140 mila connazionali a Londra...Anche Leonardo Di Costanzo preferisce Parigi a Roma....E Muccino, e Carlei e lo stesso Bertolucci per decenni....
Gli scalpellini, gli artigiani e gli scultori di Barre alla festa dei lavoratori |
E al lavoronelle cave |
Le cave oggi |
Un cittadino di Barre, uno degli 'attori' di oggi |
Una delle bellissime statue preraffaellite del cimiteri di Hope, Barre |
La caratteristica di questo cimitero è doppia. Le lapidi sono magnifiche, alcune, le più alte, svettano come monoliti di Stanley Kubrick, identiche a quel parallelepipedo che vola misterioso all'inizio di 2001 Odissea nello spazio. Blocchi di granito perfetti. Inoltre mancano le croci - quasi tutti atei questi defunti - e i nomi scolpiti sono tutti, o quasi, italiani: Bogni, Brusetti, Colombo, Bianchi, Càccavo, Binaghi, Vila, Calcagni, Aja, Fontana, Elia Corti, Serrani, Trentini, Peduzzi, Piro, Sassoross, Simonetta, Sironi, Toscani, Aldrighetti, Broggini, Croci, un Coppi che sta vicino a un Ingram...E sopra le sculture, vasi liberty, colonne doriche, bellissime donne scolpite in stile floreale, simbolo della libertà, paggi affranti e piangenti, perfino un'automobile anni quaranta tutta di ostico granito...
L'idea di partenza è quella di lavorare oggi, nel 2013, sulla documentazione di quelle vite, preziose e dimenticate. Sulle odissee di artisti che tirarono fuori dalla pietra la vita, ma raccolte durante il New Deal, grazie a un progetto federale-culturale.
Un gruppo di scrittori furono sguinzagliati da F.D.Roosevelt negli anni trenta del secolo scorso, per intervistare gli abitanti di Barre, scavatori, scalpellini, scultori, le loro mogli e i loro figli e descrivere così quella fetta speciale di provincia americana. Le loro origini, le loro lotte in patria, l'emigrazione, la fondazione di una nuova comunità, gli scontri coi padroni, la famiglia, il saloon, gli amici, i diverbi politici spesso cruenti, la cucina, la nostalgia....
Ne uscirono fuori dei racconti pregni di sostanza conoscitiva autentica. E da quei racconti Donfrancesco ha cucito una emozionante serie di ritratti coinvolgendo l'intera comunità di Barre odierna e chiedendo ai cittadini di interpretare i loro antenati o vicini di casa dei loro bisnonni, che fossero rubacuori biondi e idealisti o mogli ancora inebriate dalla tecnica usata dai loro mariti per convincere i loro genitori a sposarle, spogliarelliste spregiudicate o venditori di Hamburger, capipopoli malatestiani o grandissimi artisti che lavoravano a mani nude, prima dell'arrivo del martello pneumatico e delle statue scolpite 'dall'aria e non dai muscoli'.
Le testimonianze orali come fonte storica di primissima mano, storia dal basso, quella cancellata dai manuali ufficiali, ma che negli ultimi tempi sta diventendo l'ossatura di una nuova storiografia militante e accademica, che sta rivitalizzando anche il documentarismo Usa di parte operaia.
Frank Little, il sindacalista I.w.w ucciso dai padroni |
I funerali di Frank Little |
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