Kalliopi Zontanou |
Eleni Roussinou |
La famiglia (quasi) al completo |
Per fortuna che c'è Halloween, la festa della vendetta giovanile davvero radicata nella nostra cultura europea precristiana (celtica), ma che infastidisce (chissà perché con tanto livore) tutti coloro che, avendo una certa età, non hanno neppure con il Natale (precristiano) un rapporto troppo sano. Quelli che pensano che Babbo Natale non esista, perché glielo ha detto il sacrestano. Invece. Ci sono i regali obbligatoriamente da fare, per placare la rabbia assassina dei figli, dei nipoti, dei bambini morti che ritornato a vendicarsi, spettri delle malefatte passate. Dolcetto o scherzetto? Ma dire scherzetto. Potrebbero appiopparti un'Alba Dorata.
Chloe Bolota, Angelikii |
Da vedere e da discutere (ma il film vagheggia il ritorno del padre e di una famiglia sana, visto che questa è piuttosto insana, come corrispettivo premio del pagamento del debito? si chiede giustamente Luca Romano su Uzak) ora che esce nelle sale italiane e greche (dopo essere stato premiato alla Mostra di Venezia con il secondo posto in classifica, Leone d'Argento per la regia e coppa Volpi per l'interpretazione maschile), questo film greco glaciale, ma non indifferente a quel che sta accandendo ed è accaduto di orribile nel paese (le luci anti-olimpioniche, sarcastiche e ironiche, da sepolcro, sono di Olympia Mytilinaiou). I padri e soprattutto i nonni se lo sono venduto pezzo a pezzo, lo hanno distrutto nell'anima, dai dittatori colonnelli, e nella finanza, dopo le razzie olimpiche coordinate da vecchi partiti, conservatori e socialisti. E hanno lasciato alle nuove generazioni, e soprattutto alle teenagers, nulla, il ferro vecchio di un paese fallito, totalmente dissanguato e dissossato. Non solo dalla Merkel.
Miss Violence è un'opera radicale, costruita a puzzle, per piccoli pezzi contigui da incastrare (lo stile della nuova strana onda greca degli Yorgos Lanthimos o Carolos Zonars, ellittico ed estroverso, a comunicazione da rompicapo), ma non rigorosa formalmente, perché piena di errori, buchi e brandelli di vita.
Eleni Roussinou |
Eleni Roussinou |
E' un interno di famiglia, sventrato fino a tirar fuori le budella, il soggetto del film, fotografato morbosamente di bianco e di azzurro crociato (i colori della bandiera) e quasi esclusivamente imprigionato dalle pareti domestiche (della Atene middle class di oggi), come universo concentrazionario, produttore, a livello industriale, di paranoia, liberatrice o celibe o mortifera.
Reni Pittaki, la nonna |
Kalliopi Zontanou |
Il regista Alexandros Avranas |
L'interno piccolo borghese si svela a poco a poco come esplicita macchina patriarcale della tortura mentale e materiale, della molestia come programma minimo, degli abusi ripetuti e continuati, dello sfruttamento della prostituzione soprattutto minorile, dell'incesto come stile di trasmissione di un comando, rito obbligatorio di iniziazione. Il tutto coperto dal perbenismo e dai riti ipocriti che conosciamo grazie alle chiese, cattoliche e cristiane più sessuofobiche (la chiesa russa e quella greco ortodossa), che ne hanno generosamente esibito e evidenziato abbondantemente questa qualità negli ultimi decenni.
Themis Panou e Sissy Toumasi |
Angeliki, a sinistra, Sissy Toumasi (a destra), Themis Panou al centro in alto e Kalliopi Zontanou |
La Coppa Volpi di Venezia a Themis Panou |
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