37° 4 S di Adriano Valerio |
Roberto Silvestri
Si ricomincia ancora dal vento dell'oceano Atlantico del sud, dai colori gelidi e dal paesaggio verde-grigio livido che ci ricorda l'opera prima di Marco Bechis, Alambrista.
Riaan Repetto in 37° 4 S |
Non è facile arrivare fin laggiù, anche le baleniere ormai non vi attraccano più. Bisogna avere un po' di Werner Herzog nell'anima. E neppure è semplice ottenere il permesso per sbarcare (senza aeroporto, senza porto...), figuriamoci per girare film da queste parti. Bisogna ringraziare "Medicine senza frontiere" e in particolare il dottor Loran Bonnardot, che lì ha una postazione speciale da sei anni per gli speciali problemi endogamici che affliggono la comunità più 'lontana' da tutto e che ha fornito al regista i lasciapassare necessari.
Qui è problematico attraccare, e senza barchette che ti raccolgono dai battelli sudafricani niente da fare, come a Filicudi. Essere poi accettati per girare film sperimentali... Bisogna convincere, sedurre gli abitanti, trasformarsi in uno di casa... Risiedere a lungo nel luogo. Giocare a golf. E questo è un bene. Così si guarda molto, prima di girare. Ci si immedesima con il ventoso paesaggio. Non lo si sfrutta una botta e via, da marines dello spettacolo exotic. E per fare cinema bisogna guardare molto a lungo, osservare bene. Se si è responsabili.
Gli abitanti di una delle sette isole dell'arcipelago che si chiama proprio Tristan da Cunha, non sono neanche trecento. Anglicani per lo più, ma anche cattolici. Parlano, se parlano - i tipi sembrano di poche parole - inglese, perché poi furono gli inglesi a controllare politicamente tutti gli scogli dalle parti di Sant'Elena, che dista solo 1350 miglia più a nord. Non si sa mai. Altro che l'Argentina di Papa Francesco. E' qui la fine del mondo.
il golf nell'isola Tristan da Cunha |
L'attracco pericoloso |
Anne, però, non ne può più. Vuole abbandonare l'isola, per studiare a Londra. Nick, invece di seguirla (tra il tifo da stadio del pubblico) tanto più o meno si sopravvive a Londra in un modo o nell'altro, è terrorizzato, e fa uscire da sé tutto il conservatore passatista che è in lui. Oltretutto il Liverpool, la sua sua squadra del cuore, ha venduto Torres, e quanto a Suarez gli basterà chiamare la barca che sta fabbricando con il suo soprannome, 'G-Force', invece di utilizzare il melenso "Anne", e veder i suoi goal in tv. Insomma. Non se la sente di lasciare il suo borgo, Edinburgh of the Seven Seas (alias "The Settlement"), di spezzare così brutalmente le radici. Ha paura di perdere Anne nella metropoli tentacolare che lui non sa gestire. E resiste alla proposta del nonno. "Ti pago il viaggio se porti con te la nonna"....
Anne e Nick in piscina |
Il regista che vorrebbe girare lì un lungometraggio di finzione si è messo dunque a prendere appunti con questo corto 'fiction non fiction'. Si chiama Adriano Valerio, 36 anni, è italiano, di Varese, è un girovago del cinema - dal vivaio Bellocchio alla Francia, dal Libano al Marocco, ai talent campus di Berlino e Locarno - vive tra Parigi e Berlino, è al suo sesto corto (più videoclip, pubblicità, doc e graphic novel), è stato un selezionatore del festival Immaginario di Perugia e ha fondato un Ong specializzato nel organizzare workshop per giovani cineasti dei tre mondi, Camera Mundi e sta per trasformare questo corto d'atmosfera in un lungo d'azione.
il regista Adriano Valerio |
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