Roberto Silvestri
Solo il machismo
aiuta dove il machismo regna...Dunque se si vuole abbattere, nel
profondo, un nemico maschio che ha commesso uno sgarbo, piccolo ma
fastidioso, il posto giusto dove infierire, almeno a Napoli, è
proprio quello. The Back. Il fondo schiena. Per mettere alla berlina, per avvertire
l’infame, affinché non esageri, bisogna umiliarlo sessualmente.
Colpirlo in ciò che ha di più caro, la virilità presa per il culo.
Proprio di questo si
occupa un piccolo pesce della camorra, che non a caso nei ritagli di
tempo frequenta i set dei film pornografici, dove il suo attrezzo si
alza a comando, e senza alcun problema di pastiglia o di siringa. Ma
sui set del porno si è sempre una pedina in mano agli altri.
E allora. Perché
non diventare “regista del proprio film”? Perché non diventare
il produttore della propria vita? Da subalterno e servo a soggetto a
padrone?
Di questo passaggio
non facile tratta Pericle il nero, titolo del nuovo film, un
mix acido di seriosità e cazzeggio, di Stefano Mordini, un cineasta
di talento che viene dal documentario dark (si è occupato anche di
arbitri di calcio) ed è abituato alle grandi vetrine internazionali.
Dopo un esperimento di erotismo subliminale e contorto, Provincia
meccanica (Berlino) e un racconto romantico femminile dal set
siderurgico, Acciaio (Venezia), eccolo a Cannes, al Certain
Regard, alle prese con un romanzo allegorico, quasi sadiano,
ambientato nella Napoli della Camorra e dei vicoli scuri, che Mordini
ha avuto l‘astuzia di delocalizzare in Belgio, nelle zone
francofone care ai fratelli Dardenne (che coproducono, lasciando come
al solito libertà totale ai loro registi).
Taricone, poi
prematuramente scomparso, doveva essere il protagonista del primo
progetto di film, tratto dal manoscritto di Giuseppe Ferrandino,
scrittore a autore di fumetti partenopeo, che per anni ha sceneggiato
Dylan Dog, che non lo aveva ancora pubblicato e già era stato
opzionato da un nostro produttore di fiuto, Rosario Rinaldo. Il
progetto, passando poi alla Buena Onda di Valeria Golino e Riccardo
Scamarcio, ha infine trovato un corpo ancora più giusto, quello
appunto di un attore/produttore, capace di incarnarne al meglio il
tragitto esistenziale del succube che diventa autonomo. Come fa
Pericle a trasformarsi da ligio impiegatuccio di Don Luigi, che a
Liegi controlla un giro di prostituzione e pizzerie, utilizzando una
palla di sabbia per colpire le sue vittime e poi sodomizzarle, in un
essere umano a tutto tondo? Sbagliando bersaglio e uccidendo per caso
una donna appartenente a un altro clan (durante una scena quasi
sacrilega per il cinema italiano: si trattava di punire in primissimo
piano un sacerdote!). La fuga in Francia fa crescere Pericle, ormai
condannato a morte. Certo, l’amore capovolge e traumatizza. Ma
anche il fatto di trovarsi proprio a Calais, quel nervo scoperto
dell’Europa, la frontiera che segna per molti profughi di guerra e
non solo, il confine tra una morte certa per fame e la speranza di
una vita migliore. Natasha, commessa di panetteria con due figli e
molti libri da leggere, sconvolge i set mentali e immaginari di
Pericle. Ma bisognerà tornare in Belgio per uscire dal cerchio e
scoprire tante cose del proprio passato che Pericle ha forse
volutamente rimosso o sepolto. Piuttosto acuto e di sottile ironia il
lavoro sul noir che Stefano Mordini e le due co-sceneggiatrici, Valia
Santella e Francesca Marciano, (entrambe ottime registe) hanno
compiuto, complicando la matassa e sciogliendola, senza dimenticare
di disseminare di ulteriori misteri la biografia interiore di
Pericle. Il trio riesce a innestare Chandler dentro “don Cutolo”,
ma anche a lavorare obliquamente sul “machismo” (e sugli almeno
50 gradi di grigio di approssimazione che ne fanno una forma di
femminilità perversa) di un manovale della criminalità che il
montaggio perennemente cool jazz di Jacopo Quadri e le immagini a
luci slavate di Matteo Cocco, promosso a luminista vallone ad
honorem, accompagnano con puntualità dando ritmica pulsante al
racconto. Per esempio. Quando Scamarcio ha le idee chiare e si muove
a comando si dirige da destra a sinistra. Quando “si accorge
dell’inganno” e freme di ribellione preferibilmente da sinistra a
destra. O almeno così mi è sembrato.
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