Mariuccia
Ciotta
Cannes
Tripletta
italiana alla Quinzaine, produzione Rai Cinema, tre sfumature di un
cinema energetico e scintillante. Dopo A
Ciambra di Jonas
Carpignano e le sue 'ndrine calabresi e zingare, arriva la camorra di
Leonardo Di Costanzo, L'intrusa,
e la piccola criminalità della periferia romana di Roberto De
Paolis, Cuori puri.
Vincitore
del David di Donatello e del Gran premio della giura del Golden
Globe, Di Costanzo ha incantato Venezia con L'intervallo
(Orizzonti, 2012) primo lungometraggio del regista nato a Ischia nel
'58 e allevato al documentario. Ancora la Napoli con addosso l'odore
camorrista, ma al centro l'esile Raffaella Giordano, danzatrice e
coreografa di Pippo Del Bono, Pina Bausch, Carolyn Carlson, nei panni
di una educatrice volontaria alla guida di un centro per bambini
disagiati, marmocchi scatenati che dipingono scenografie,
costruiscono lucertoloni giganti di cartone e macchine celibi fatte
con ruote di biciclette.
Di
Costanzo è attratto dalla realtà dell'esperienza e vira verso il
materiale no-fiction con lunghe digressioni su giochi e feste in
giardino. Più lontano, nel prato interno della comunità c'è una
casetta, set del cinema febbrile del regista che sa creare thriller
fiabeschi, ombre, presenze e agguati onirici.
Sarà
la moglie di un camorrista arrestato per l'omicidio di un passante,
Maria (Valentina Vannino) con la sua faccia di pietra e gli occhi
fissi, a rievocare quel cinema dove lo spazio disegnava traiettorie
misteriose, la grande casa vuota, il giardino selvaggio, l'attesa,
l'intervallo... Dalle fessure della baracca, Maria spia il
mondo altro, il fuori senza camorra, insieme a una bimbetta
imbronciata che come in un Twin Peaks di casa (e cosa) nostra
osserva tra i cespugli la mano ingrigita di un uomo, scarto umano,
segnaletica e presagio.
Cuori
puri di Roberto De Paolis (figlio di Valerio, produttore) è
l'adrenalinico psicodramma d'amore di Agnese (Selene Caramazza) e
Stefano (Simone Liberati), sequestrati da opposte “sette”
integraliste, ognuno proteso verso l'altro, corpi desideranti e in
fuga. La pulsione a divincolarsi dall'abbraccio mortifero di enclave
intolleranti attraversa, oltre a L'intrusa, anche A
Ciambra, e qui si presenta nelle vesti di una madre
ultrareligiosa (Barbara Bobulova) che prega e dorme insieme alla
figlia diciottenne e, complice un simpatico pretone, le fa promettere
di arrivare vergine al matrimonio.
Il
film ricorda La ragazza del mondo di Marco Danieli, lì i
testimoni di Geova, qui un Gesù che chiede di “onorare il sacro”,
cioé di fare sacrifici in cambio della salvezza. Ma Agnese è già
stata salvata da Stefano, che non la denuncia per furto di un
cellulare (la tremenda madre ha requisito il suo) nel supermercato
dove lavora alla sicurezza. Licenziato. Guardiano in un parcheggio
che confina con un campo rom, Stefano sarà combattuto tra le
malefatte della sua gang di quartiere - spaccio e rapine ai danni di
immigrati - e la parte di sé che non venderebbe mai droga a un
dodicenne, e mai accuserebbe ingiustamente uno zingaro di stupro,
nonostante la scuola del disprezzo anti-rom. Agnese dovrà liberarsi
dall'intrusione mentale di una madre ossessiva. Cuori puri nel
suo sbandamento drammaturgico - incerto su dove andare, tra i nomadi
o da Romeo e Giulietta - è un esordio carico di sensualità,
tensione e suspense, un cinema di cui si attende il seguito.
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