Roberto Silvestri
I dannati di Varsavia, Senza anestesia, Paesaggio dopo
la battaglia, Le nozze, Il bosco di betulle… L'amore e la rivolta. Riuscire a non dissociare mai queste forze primordiali....raccontando tra i soggetti più importanti della storia polacca, la lotta disperata per la conquista della libertà interiore (negata perfino a chi dai campi di sterminio fu liberato). E chi meglio di un polacco poteva aiutarci a interpretare questi capolavori
del cinema provenienti da un paese quasi svanito e smarrito, anche cinematograficamente, dopo la seconda guerra
mondiale?
Abbiamo amato il cinema di Wajda, il suo particolare stile fiammeggiante (perché brucia ogni interferenza di moda e di influenza, è unico, come quello di Jancso e di Bergman) e quello spirito caustico cracoviano, grazie a un grande fan del cinema classico americano come il suo connazionale K.S.Karol… Forse perché, come scrisse Moullet, "Wajda ha la rude, sana semplicità di Sam Fuller, usa bene il cinemascope, e possiede un po' della forza shockante fordiana di Un uomo tranquillo". Sa spogliare il dramma dall'aneddoto, dagli effetti giornalistici e spettacolari. Perché sa politicizzare l'arte.
Abbiamo amato il cinema di Wajda, il suo particolare stile fiammeggiante (perché brucia ogni interferenza di moda e di influenza, è unico, come quello di Jancso e di Bergman) e quello spirito caustico cracoviano, grazie a un grande fan del cinema classico americano come il suo connazionale K.S.Karol… Forse perché, come scrisse Moullet, "Wajda ha la rude, sana semplicità di Sam Fuller, usa bene il cinemascope, e possiede un po' della forza shockante fordiana di Un uomo tranquillo". Sa spogliare il dramma dall'aneddoto, dagli effetti giornalistici e spettacolari. Perché sa politicizzare l'arte.
L'uomo di marmo |
Wajda, Munk e Kawalerowicz
ricostruiscono a Lodz nel dopoguerra (a cominciare dall'opera seconda di Wajda,
Daniel Olbrychski e Andrzej Wajda |
Film popolari, di chiara
lettura. Ma anche cifrati, a una seconda e più attenta lettura, e oscuri solo per
il burocrate di turno incaricato di spiare. Infatti allusioni crudeli,
sottintesi satirici, citazioni colte
usate come sberle, umorismo feroce e inafferrabile impreziosiscono un corpus
cinematografico per altro verso così letterario (Czeszko, Andrzejewski, Borowski,
Wyspianski, Zeromski, Iwaszkiewicz, Bulgakov…), classico e comprensibile a
tutti, ma deformato da complicazioni visive e sonore radicali e dunque
pluristratificato, complesso, affascinante e doppiamente contundente per chi
quella lingua e quella cultura le conosce bene….
Cenere e diamanti |
Non era giovane come Polanski
o Skolimowski (che Ingenui perversi scrisse per Wajda), ormai uccel di bosco e
liberati dall’obbligo dell’esperanto
da fronda. Il suo disincantato e derisorio combattimento dell’uomo contro la
Storia, esibiva ferite morali nate durante la seconda guerra mondiale e ancora
non cicatrizzate. Come capire, ignorando Wispyanski, per esempio, che la scena
della danza infernale e delirante di Cenere
e diamanti, è ispirata a Wesele?
E che chi danza è destinato all’estinzione proprio come l’eroe del film, il
mitico combattente della resistenza anticomunista Zbignew Cybulski?
L'uomo di marmo |
A tenere dunque i contatti
“politici” e culturali con il cineasta dissidente Andrzej Witold Wajda per il manifesto era il giornalista K.S.
Karol, ex ufficiale dell’Armata rossa nella guerra anti nazista, comunista di
Lodz mai pentito, che aveva partecipato alla resistenza (proprio
come Wajda, il cui padre era stato giustiziato però dai sovietici), ormai esule
tra Parigi e Roma, animatore di un profetico convegno sulle società dell’est in
putrefazione.
Peggio che schiavizzati da
macchinari burocratici ottusi e mal funzionanti, quei paesi erano sotto nuda
dittatura di classe, devitalizzati e sfruttati da un capitalismo che, come
Praga ci aveva insegnato, era altrettanto violento e inguardabile del nostro,
anche se grigio, multinazionale, di stato e grondante le migliori buone intenzioni
anticonsumiste (nel senso che anche a voler saccheggiare i negozi…).
sul set di Cenere e diamanti |
In particolare il manifesto di Rossanda e Pintor (e
allora di Piero Anchisi, il cineasta che partecipò con grinta militante alla
distribuzione dell’ Uomo di marmo) fu
vicino a Wajda e ai suoi affreschi più barocchi (Fellini non gli era estraneo) e
affilati, perché barocco era il momento, nel senso di movimentato, pronto a
esplodere, esplicitamente dinamitardo, dedicati a Solidarnosc, quando gli
operai polacchi, dopo le sollevazioni spontanee di Gdansk e Stettino, represse
duramente con le armi, trovarono uno strumento organizzativo di classe e dal
basso più acuminato e maneggevole per disintegrare la dittatura obliqua del
partito unico.
L’uomo di marmo 1977 e
L’uomo di ferro, 1981, raccontarono
in profondità l’involuzione del socialismo da Bierut a Gierek, passando per
Gomoulka, fino al suo crollo, e la nascita della moltitudine con la sua
soggettività molteplice e dai mille occhi, tra l’incredulità e lo stupore mondiale e la benedizione di un Papa, miracolosamente polacco, perché l’autore di Cenere e
diamanti e Ingenui perversi, svezzato
a neorealismo della decadenza e a Bunuel, e geniale nel catturare il male e
disarmarlo con una sola occhiata, era diventato una intoccabile leggenda
vivente del cinema polacco, e non poteva più essere fermato. Intoccabile
proprio no, perché anche Wajda fu costretto all’esilio artistico parigino, tra
il 1983 (e Danton da coproduzione si
traformò in film francese) e il 1990, quando rientrò in patria per realizzare
lo sconvolgente dramma sui campi di sterminio in bianco e nero, Dottor Korczak.
Un ritorno da vincitore, proprio come Lech Walesa, a cui Wajda dedicò il suo penultimo film, certo troppo celebrativo, nel 2013. Così come fuori tempo massimo cioè troppo dalla parte dei vincitori, era stato l’autobiografico e toccante Katyn, che nel 2007 raccontava del padre ufficiale ucciso nelle fosse staliniane durante la spartizione russo-tedesca della patria, considerando che la verità sugli autori di quelle criminali esecuzioni erano già stati smascherati, in pieno socialismo reale, da un giovane e battagliero cineasta jugoslavo di Belgrado, Dusan Makavejev, che come capofila dell’odiato da Tito “cinema nero”, era stato poi costretto a un esilio assai più lungo (Verginità indifesa, 1968). Doveva diventare pittore Wajda, e ha studiato pittura a Cracova, utilizzando poi i suoi studi sulla tridimensionalità da rendere in una immagine bidimensionale (la magia del cinema) anche sulla scena teatrale, che invece tridimensionale è.
Wajda con la seconda delle quattro mogli, la pittrice astratta Zofia Zuchawska |
E' stato sposato dal 1959 al 1967 con Zofia Zuchowska, pittrice astratta (una delle quattro mogli). E a un pittore astrattista
dell’avanguardia, fondatore dell'unismo, odiatissimo dal regime e dal suo miserabile gusto
realista-socialista, Wladyslaw Strzeminski, espulso dall'Accademia e dall'Unione degli Artisti perché si rifiuta di osservare la dottrina neorealistas imposta dal partito e morto in povertà e in malattia, privo di un braccio e di una gamba, ha dedicato il film testamento che
vedremo alla Festa di Roma il 14 ottobre in anteprima europea, Powidoki,
in inglese Afterimage, candidato al premio Oscar dalla Polonia, interpretato dalla super star Boguslaw Linda e da Aleksandra Justa nel ruolo
della grandissima artista, e compagna russa di Strzeminsky, Katarzina Kobro,
ovvero la scultrice russa suprematista che regalà il 3D a Malevic e al mondo. "Come sapete, in Polonia, tutto è più o meno astratto" (Wajda, intervista a Marcel Martin, 1961). Il film è prodotto dall'Akson Studio, una delle maggiori case di produzione polacche per le quali lavorano Polanski, Skolimowski e l'ungherese Marta Meszaros.
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