domenica 12 gennaio 2014

CONTRO MERYL STREEP. IN DIFESA DI WALT DISNEY



Mariuccia Ciotta


Meryl Streep ha dimenticato di dire a Emma Thompson e al mondo intero che Walt Disney oltre a essere “un bigotto misogino antisemita” era anche figlio illegittimo di una cameriera spagnola, un noto informatore dell'Fbi, e che il suo corpo è “frozen”, ibernato per l'eternità.
Applausi gioiosi dei salotti newyorkesi alle dichiarazioni anticonformiste dell'attrice, chiamata dalla National Board of Review a consegnare i premi della critica americana in una serata di gala dove per una volta la protagonista non era lei, la diva 3 Oscar, anzi sì, perché le sue accuse contro il papà di Mickey Mouse sono rimbalzate su rete e prime pagine dei giornali, e cancellato i vincitori.

New York, 7 gennaio 2014. Meryl Streep premia la protagonista di Saving Mr Banks, il film di John Lee Hancock sulla difficile trattativa di Walt Disney con Pamela Travers, autrice del romanzo Mary Poppins ('34), e, a sorpresa, “rilancia le accuse” contro l'ideatore dell'opera a tecnica mista (live/cartoon) che nel '64 vinse 5 Oscar. Una bomba.
La fonte, dichiara Streep, è Ward Kimball, uno dei “nine old men” (le più pregiate matite dello Studio) secondo il quale “Disney non si fidava dei gatti e delle donne”.
 
Mary Poppins


Gli ebrei li ha aggiunti lei per sentito dire? Le buste paga Disney, infatti, erano zeppe di “nomi che sembrano usciti dal Levitico”, come disse ridendo il responsabile del merchandising Kay Kamen a un Walt incredulo di fronte alle voci sul suo presunto antisemitismo.
Streep deve aver fatto confusione con le “rivelazioni” contenute nella libro di Marc Eliot, Hollywood's Dark Prince (1993), una raccolta di calunnie metropolitane all'ingrosso che ha riempito le tasche dello scrittore specializzato in “biografie non autorizzate”.

Ancora, a distanza di 20 anni, se ne parla nonostante le smentite non solo di Diane Disney Miller, che ha redatto un dossier dettagliato sulle bugie di Eliot (dopo indagini legali e inchieste sul campo), ma perfino del celebre giornalista e storico Neal Gabler, autore di An Empire of Their Own: How the Jews Invented Hollywood ('88) in cui insinuava l'idea di un Disney antisemita. Gabler ha ritrattato e pubblicato, su incarico della major di Burbank, contro il parere della figlia Diane (non l'ha mai perdonato), una nuova biografia Walt Disney, The Triumph of the American Imagination (2006), seguita a quella storica di Bob Thomas. 
  
Meryl Streep parla di Disney
Ormai non è più un segreto, l'antisemitismo di Walt Disney è una fandonia, e basterebbe la parola di Joe Grant (1908-2005), ebreo, “leggenda Disney”, con Walt dal 1933, disegnatore di Biancaneve, Fantasia, Pinocchio e di altri titoli memorabili. Basterebbe anche l'elenco degli artisti jewish passati negli Studios, citati in parte nel documento-risposta a Meryl Streep della Disney Family Foundation, “In Defence of Walt Disney”. Oppure il parere della Società ebraica anti-diffamazione Usa interpellata dai documentaristi Richard e Katherine Greene per un biopic: “Non abbiamo trovato nulla contro Walt Disney”, eppure avevano cercato sulla scia velenosa di Eliot.

Diane Disney Miller non c'è più, se n'è andata il 19 novembre 2013, e le è stato risparmiato l'ennesimo attacco alla memoria del padre che l'ha spinta, tra l'altro, a realizzate il Museo di San Francisco, biografia “vivente” di Walt Disney senza omissioni né censure e dove si inanellano i giorni dello sciopero, le accuse di atteggiamento anti-sindacale rivolte a Walt, i manifesti e i corti anti-nazisti del periodo bellico con un Paperino vs Hitler. Argomenti off-limit per la major.
Diane non c'è più ma i film sono memoria e parlano.

Il Lupo cattivo dei Tre porcellini con la maschera da mercante ebreo
Parla il Lupo cattivo dei Tre porcellini, leit motiv del New Deal, preso ancora una volta, oggi, come prova del “razzismo” di Walt. Il Lupo nella versione originale indossava una maschera da venditore di spazzole, stereotipo del commerciante ebreo considerato inopportuno visto i tempi, era il 1933, l'anno di F.D. Roosevelt ma anche quello di Hitler. Disney fece ridisegnare la scena e abolì la maschera.
The Big Bad Wolf
La prima versione fu ripristinata nel 2001 in occasione dell'uscita del cofanetto dvd Treasures Silly Symphonies. Perché? Perché il Lupo travestito da mercante ebreo non era altro che una figura del vaudeville amato da Walt bambino a Kansas City, e di cui faceva parte anche Chaplin (che nella comunità ebraica è ancora percepito come ebreo). In una delle più incantevoli silly simphony, The Cookie Carnival ('35), davanti a Miss Biscotto si esibiscono, in una girandola di siparietti tipici del vaudeville, una serie di coppie danzanti nel più puro stile yiddish.



The Cookie Carnival
Il Lupo cattivo per travestirsi da “buono” nei tre sequel che seguirono il successo strepitoso dei Tre porcellini, colonna sonora della Grande crisi (“Chi ha paura del Lupo cattivo? Non certo noi!”) scarterà il mercante con barba e nasone e indosserà le trecce di una fatina con i boccoli d'oro (The Big Bad Wolf, '34), di una pastorella (Three Little Wolves, '36) e di una sirenetta (Practical Pig, '39).
Tanto per ricordare frammenti semiti a beneficio di tutte le Meryl Streep, Disney fondò nel 1938 insieme ad altri indipendenti, contro lo strapotere della major, la Society of Indipendent Motion Picture Producers, tra i soci c'era un uomo dal nome inconfondibile, Samuel Goldwyn.

Ward Kimball
Ma torniamo a Ward Kimball, “ai gatti e alle donne”.
Il gatto si chiama Cheshire Cat (Stregatto) e scompare come voleva Lewis Carroll lasciando solo un sorriso nel cartoon Alice nel paese delle meraviglie. A dargli vita fu Ward Kimball. La donna si chiama Mary Blair, artista Disney di prima fila, ideatrice dello stile innovativo del cartoon lisergico uscito nel '51. L'abbinamento gatto-donna non sarà stato un buon ricordo per il veterano entrato nello Studio nel '34 e che si vide scavalcare dalla bella e giovane Mary e dall'ondata di nuovi disegnatori provenienti da New York con la pretesa di paghe più alte.
Stregatto
E' questo il vero motivo dello sciopero degli Studios nel '41” sostiene Kimball che ha lasciato una memoria su quei giorni drammatici, dove spiega il perché, nonostante la rivalità con i più giovani, non aderì alla rivolta contro Disney, incapace di capire che i tempi dei “miei ragazzi” erano finiti, e che Burbank non era più la bottega di Geppetto, ma una fabbrica da sindacalizzare.
Kimball non aderì allo sciopero perché intendeva finire Dumbo, che avrebbe salvato dalla bancarotta la Disney, occupata dall'esercito degli Stati Uniti appena entrati in guerra (buona la postazione militare nella San Ferdinando Valley).
Ward Kimball, impugnato da Meryl Streep contro Disney, era vicinissimo a Walt e lo seguì, insieme a Mary Blair, nel viaggio in Sudamerica, dove lo aveva spedito il presidente F.D. Roosevelt come ambasciatore di pace e promotore dell'alleanza contro l'Asse. E proprio a Mary Blair (e non ai “pennelli storici” come Kimball), Walt affidò la supervisione dei due film ispirati ai colori e ai sapori del Sud, Saludos Amigos ('42) e I tre caballeros ('44), modernità cromatica e sensualità “scandalosa” tra un cartone, Paperino, e una donna in carne e ossa, Aurora Miranda.
A Disney non piacevano le donne”?
La risposta si potrebbe girare ad Alice, prima protagonista del periodo muto, a Biancaneve, Cenerentola e a tutto il pantheon disneyano, ma per tornare sulla terra, chi sono le disegnatrici importanti degli anni Venti e Trenta? 

Mary Blair
L'unica che si ricordi, alla fine dei Trenta, è proprio Mary Blair, studentessa della Chouinard Art Institute che Walt Disney trasformerà nel California Institute of Arts (CalArts, 1961), scuola d'arte interdisciplinare, dopo la fusione con il Conservatorio Musicale di Los Angeles.
Mary Blair entrò negli Studios di Topolino nel 1939 e collaborò a Fantasia, Cenerentola, Peter Pan, e soprattutto a Alice in Wonderland.
It's a Small World
A lei sono state dedicati libri e mostre (prevista a marzo una retrospettiva dei suoi lavori al Disney Museum di San Francisco) un dispiegamento mozzafiato di acquarelli, disegni, sculture che hanno segnato l'animazione più sperimentale e raffinata dell'ultima produzione disneyana. Suo il padiglione
It's a small world di Disneyland, realizzato per l'Esposizione mondiale di New York ('64).
Alice di Mary Blair
Cenrentola di Mary Blair

Il vaso di Pandora scoperchiato da Meryl Streep ha rimesso in circolo l'altra storiella dell'Fbi, inutilmente smentita dall'agente Emmett McGaughey, incaricato di istituire buone relazioni con varie personalità di Hollywood e che lo aveva nominato, insieme a molti altri, “Agente onorario”. McGaughey: “Walt Disney non era assolutamente una spia, ma uno dei numerosi individui cui mi sono rivolto quando ero alla ricerca di contatti a Los Angeles”. Altro “indizio” registrato dalle cronache per avvalorare la tesi dell' “informatore” è costituito dallo stralcio di una lettera di Edgar Hoover a Walt Disney, pubblicata dal Los Angeles Times dove si legge: “E' con piacere che possiamo concederle la sua vera identità...”. La lettera del capo dell'Fbi era stata scritta a Kansas City come ringraziamento a chi, durante un congresso, erano state prese le impronte digitali, tecnica in via di sperimentazione. Il testo completo della lettera: “Grazie per averci lasciato dimostrare la nostra nuova tecnica di rilevamento delle impronte digitali, adesso possiamo assicurarle la sua vera identità”. Amen. Diane Disney Miller mi raccontò sorridendo che quando uscì Moon Pilot (Un tipo lunatico, '62), dove si prendeva in giro un agente dell'Fbi, l'Agenzia scrisse questa nota: “Che cosa sta succedendo a Disney? Gli mandiamo un infiltrato?”.


Io mi considero un vero liberal”.
Ultima nota da liquidare per mancanza di argomenti da parte dell'accusa, Walt Disney repubblicano.
E' stato uno dei registi più vicini a F.D.Roosevelt, Mickey Mouse è un simbolo del New Deal: “Topolino diventerà la mascotte non ufficiale del popolo americano costretto a fronteggiare tempi difficili. Il suo spirito allegro e indomabile sarebbe presto diventato simbolo dello spirito di una nazione che non avrebbe mai accettato una sconfitta, nemmeno di fronte alla Depressione” (J.B. Kaufman, storico del cinema, studioso disneyano).
La svolta politica porta la data del 1941, anno dello sciopero a Burbank di inchiostratori e animatori, che segnò un forte cambiamento nello Studios e spinse Walt Elias Disney nel dopoguerra a fondare una sua etichetta indipendente, la Wed, laboratorio sperimentale dove nasce, tra l'altro, Mary Poppins.

Herbert Sorrell, sindacalista
Disney attribuì a un “complotto comunista” l'accanimento di Herbert Sorrell, il sindacalista che minacciò di distruggere la reputazione dell'uomo. Non era vero, e Disney sbagliò. Ma niente della sua produzione artistica né prima né dopo fu mai infiltrata di pensiero reazionario. Davanti al Comitato per le attività anti-americane, che nel dopoguerra puntavano a eliminare i rooseveltiani, non fece i nomi dei disegnatori ritenuti comunisti e promotori dello sciopero, come Art Babbitt, il “miliardario rosso”. Dichiarò che al suo Studio c'erano unicamente “americani al cento per cento”, compreso lo sceneggiatore ebreo e marxista Maurice Rapf, impegnato in quei giorni sulle tavole di Cenerentola, e che resterà al suo fianco durante e dopo la “caccia alle streghe”. Rapf sarà poi un blacklisted.
Maurice Rapf, sceneggiatore

Infine, a chi non crede una sola parola “In defence of Walt Disney”, c'è un solo fatto facilmente verificabile all'indirizzo seguente: Forest Lawn Memorial Park, Glendale, Los Angeles. 15 dicembre 1966, Walt Disney fu cremato.
La tomba di Walt Disney, della moglie Lillian, della figlia Sharon e del marito di lei



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