America, 1944. C'è ancora la guerra e c'è ancora F.D. Roosevelt. La fiamma del peccato vince l'oscar e consacra il gusto noir. Farsi l'amante per uccidere il marito e poi sbarazzarsi dell'amante perché l'obiettivo è ben altro, diventa una pratica blasfema ma percorribile...L'incubo di ereditare dalla Germania nazista, ormai vinta, le ossessioni di un quotidiano dark e di diventare soggetto o oggetto di un destino fatale di amore e morte si fa spettacolo. Massacrare i propri cari, i vicini della porta accanto, il coniuge, l'amico, il consanguineo, l'amante, diventa cool.... E il senso di colpa che penetra nelle vene americane dopo la rimozione di genocidi biblicamente più corretti (lo sterminio dei nativi, degli schiavi neri, dei proletari tutti) provoca nuovi piaceri inediti.
Ma. Finalmente la grande paura della crisi, grazie al conflitto nel Pacifico e in Europa, e alla vittoria alle porte che apre all'America la leadership economica e politica mondiale, è finita. Action painting, be bop, noir, esistenzialismo, donne ai posti di comando negli uffici nelle fabbriche e nei campi sportivi, migliaia di reduci con il cervello a pezzi pronti a diventare eroinomani e scrittura inconscia stanno rovesciando l'american way of life and art. Frank Capra non riconoscerà più i suburbi le cittadine e le metropoli, né i connazionali che aveva lasciato - 'democratici' e pronti a darsi una mano l'un l'altro - per andare in guerra. Solo l'avidità dei mega oligopoli transnazionali, pronte a sbranare i pesci piccoli, troverà intatta, 'all american'.
Dopo tanto guardare al passato e all'Europa, il paese comincia comunque a capovolgere lo sguardo e la brama di profitti verso alre geografie, l'Oriente, antidoto il buddismo, lo zen, altri sentieri religiosi da percorrere (in America non si fondano nuovi partiti, ma nuove religioni e qui siamo già a un passo da Scientology). Sembra quasi il passaggio dal magnate singolo con sigarone delle caricature di Grosz alla corporation immateriale, quella che può fare a meno dell'Io, dell'individualità. Produzione di denaro per mezzo di denaro, di merci a mezzo merci.
Alla Columbia University, che possiede un bel po' di Harlem perchè è contigua a quello che è diventato un ghetto african-american, e dove arriva l'eco degli assoli jazz di Charlie Parker, succedono strani fatti. Un delitto passionale. Sull'Huson River. Se il noir è più che un genere, è un'atmosfera bellica-post-bellica che mette in discussione la gerarchia simbolica tra i sessi, il delitto non è banalmente 'mammonico', non si tratta di accaparrarsi dollari con il crimine, ma la sua posta è proprio il potere, in senso lato, spirituale e politico. Capovolgere le gerarchie dei poteri, e poi far deflagrare il concetto stesso di potere, è la parola d'ordine post-staliniana.
E però. Qui il noir è gay. Già. L'altra rivoluzione sessuale in corso (siamo anche negli anni delle indagini contro il sessuologo ebreo esule dall'hitlerismo Wilhelm Reich) è quella omosessuale, ancora considerata fuori legge, un oltraggio al buon costume, proprio come a Berlino. Ma. Se il delitto è tra un uomo e un uomo, che sconvolgimento di potere si attua? Denuclearizzato è questo noir. Kill your darling, in Italia, dal 17 ottobre nelle sale (in Usa dal 16, dopo la prima al Sundance e la seconda alla Mostra di Venezia) come Giovani ribelli.
Michael C Hall (il professore) e David Radcliffe |
Radcliffe-Ginsberg, Dane DeHaan-Lucien Carr (al centro) e Kerouac-Jack Huston |
Allen Ginsberg-Daniel Radcliffe |
Ben Foster, William Burroughs |
Daniel Radcliffe ha il doppio compito, impersonando l'autore di Howl, di interpretare un Ginsberg non ancora leader della contestazione poetica-politica sessantottina, ma da cucciolo, sotto influsso di mamma Naomi (Jennifer Jason Leight), chi non lo sarebbe, e di conquistare i giovani fan di Harry Potter e traghettarli verso Finnegan's Wake con maggiore speranza di vittoria. Temiamo fin dalla prima scena che tirerà fuori l'organetto proprio come il piccolo mago la sua bacchetta multiuso.
Il Kerouac di Jack Huston è molto meno bello dell'originale e questo fa pensare che i tentativi falliti di film in techicolor e in cinemascoper su Sotterranei e On the road siano causati da questa sola defaillance estetica/erotica. Impossibile che Hollywood costruisca una bellezza così alcoolica e imprevedibile, così asimmetrica al suo design spettacolare. Almeno finora. Echoes of silence di Peter Goldman e molto cinema underground hanno sfiorato meglio il ritmo battente dei beatnicks.
Dane DeHaan |
John Krokidas |
Già, scriveva Italo Calvino, reduce dal viaggio negli States, su Nuovi Argomenti: "che gli americani si fanno dell'avversario un'immagine quasi sempre mitologica e mistificata, perché si limitano a vederlo come una forza esterna nemica e solamente negativa, senza cercare di capire da quali valori è costituita la sua forza. Insomma ne ha una nozione teologica. L'impero del male, il diavolo, il male assoluto, Bin Laden, Saddam, il Leviatano....Anche quando il nemico è interno, è il dollaro, McCathy, Nixon, è Bush, è Bush jr... la società americana si sente tanto sicura di sé che ha bisogno di provocarsi artificialmente la coscienza di una disperazione esistenziale. Non vuole, non sa proporre antitesi o soluzioni perché l'orizzonte del capitalismo è senza antitesi. In arte l'antitesi è l'immagine, sonora, poetica, visiva...Gli americani non riescono a cristallizzare immagini, ma restano allo stato di grido. Howl.Free Jazz. Pollock. John Cage. Hip-Hop...Anche l'anarchismo tutto individuale e di costume dei beatnicks ha trovato un'incasellatura religiosa: il buddismo zen. Se non che qualche anno dopo i bonzi buddisti cominciarono a bruciarsi vivi per opporsi all'invasione in Vietnam. E Ginsberg affiancò la lunga marcia per conversire la religione in presa di coscienza politica. In antitesi. I neri d'America hanno iniziato a convertirsi all'Islam. Ma l'Islam stava radicalizzandosi nel mondo. E iniziarono a quel punto gli eccidi e le persecuzioni. Malcolm X, Martin Luther King, i leader dei Black Panthers, John Lennon, Allen Ginsberg, Timothy Leary, Jean Seberg...
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