di Mariuccia Ciotta (*)
Cannes
Il foglio di carta dorata si accende di luce mentre plasma la sua forma, e fa da siparietto nel film d'esordio di Vanessa Redgrave, attrice, premio Oscar per Giulia di Fred Zinnemann ('71), attivista della sinistra laburista. Il titolo del film, Sea Sorrow (Il dolore del mare), è di Shakespeare, e lo pronuncia Prospero (Ralph Fiennes) nella Tempesta quando racconta alla figlia il naufragio in mare di un battello “così marcio che anche i topi lo hanno abbandonato”. Gommoni, barche, scialuppe in disfacimento pronte ad affondare, cariche di troppa gente. I profughi.
Di questo si occupa Vanessa Redgrave, che, nata nel 1937, ricorda i bombardamenti di Londra e mostra le sue foto da bambina, estratte, sembra, da Pomi d'ottone e manici di scopa. Sì, perché Sea Sorrow (fuori concorso) passa in rassegna parole e occhi fondi di iracheni, afgani, siriani in cerca di asilo, ma soprattutto canta le lodi anti-Brexit dell'Inghilterra futura, generazione prossima.
Una bambina dallo sguardo azzurro – non così bello come quello blu di Vanessa, la narratrice – ci fa sapere che dirà alla sua maestra di accogliere i piccoli profughi cacciati dalla Giungla di Calais.
Cannes
Il foglio di carta dorata si accende di luce mentre plasma la sua forma, e fa da siparietto nel film d'esordio di Vanessa Redgrave, attrice, premio Oscar per Giulia di Fred Zinnemann ('71), attivista della sinistra laburista. Il titolo del film, Sea Sorrow (Il dolore del mare), è di Shakespeare, e lo pronuncia Prospero (Ralph Fiennes) nella Tempesta quando racconta alla figlia il naufragio in mare di un battello “così marcio che anche i topi lo hanno abbandonato”. Gommoni, barche, scialuppe in disfacimento pronte ad affondare, cariche di troppa gente. I profughi.
Di questo si occupa Vanessa Redgrave, che, nata nel 1937, ricorda i bombardamenti di Londra e mostra le sue foto da bambina, estratte, sembra, da Pomi d'ottone e manici di scopa. Sì, perché Sea Sorrow (fuori concorso) passa in rassegna parole e occhi fondi di iracheni, afgani, siriani in cerca di asilo, ma soprattutto canta le lodi anti-Brexit dell'Inghilterra futura, generazione prossima.
Una bambina dallo sguardo azzurro – non così bello come quello blu di Vanessa, la narratrice – ci fa sapere che dirà alla sua maestra di accogliere i piccoli profughi cacciati dalla Giungla di Calais.
Una
specie di favola, rosa e dark. Anzi, dice la regista, sostenuta dal
figlio produttore Carlo Nero (e dalle figlie Richardson) Sea
Sorrow è
un poema, meglio, un'elegia a più voci. I ricordi dei perseguitati
del Novecento di ogni latitudine convergono... macerie allora e
adesso. Un ragazzo afgano dalla faccia angelica rivolto alla
telecamera racconta di come gli americani spararono alla testa prima
della madre e poi del padre per farlo stare zitto. Lui, bambino,
urlava.
Vanessa Redgrave, qui regista |
Emma
Thompson legge il Manchester
Guardian, edizione
del novembre 1938, dov'è pubblicata la lettera di Sylvia Pankhurst,
leader femminista, figlia della famosa suffragetta Emmeline
Pankhurst. La lettera chiede un po' più di umanità al governo
Chamberlain, in particolare nei confronti di due sorelle ebree,
studentesse di musica scampate al pogrom della Notte dei cristalli.
Non toglieranno lavoro alle musiciste inglesi!
Lord Alf Dubs, scampato alla caccia dei nazisti, rifugiato ed esule a Londra |
(*) pubblicato su Alfabeta2
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