Isabella Ragonese sulla linea A della metropolitana romana |
Roberto Silvestri
Cinecittà, Piazza dei
Consoli, “vicino a una chiesa enorme”. Un quartiere popoloso (transculturale,
da decenni, e pulsante) dentro la metropoli. Il frutto delle speculazioni
edilizie legate all’altra Olimpiade. Gli architetti peggiori riuniti in sabba, tutti
a Roma sud est un quel lontano 1960.
Vittorio Gassman, in Questi fantasmi di Pietrangeli, nella
parte di un pittore barocco che vive come spettro in una torre medievale
miracolosamente salvata dal Sacco Dc, indica col dito un palazzo grigio-azzurro
al numero 50 della piazza, appena edificato, ed emette uno schifato e
condivisibile giudizio critico sull’Istituto Case Popolari. Se ciò che ti
circonda è brutto sei istigato a diventare una cattiva persona, ammoniva Nancy.
Per questo i moderati della sovversione hanno dipinto di graffiti l’orrore.
Daniele Vicari |
Ma in un bar di quella piazza
dei Consoli, oggi, proprio nella zona dalla quale prese il volo la grande
statua di Cristo all’inizio della Dolce
vita (e più recentemente un altro elicottero ha festeggiato lì una eminenza
mafiosa defunta) pulsa la vita agra dei proletari, sottoproletari e piccoli
borghesi impoveriti dalla crisi. E avviene il piccolo miracolo.
Eli, una bionda barista
trentenne, infatti, più che lavorare, danza,
volteggia leggiadra, tra espressi macchiati, cappuccini e cornetti, un sorriso
per tutti e la saggia bontà di qualche battuta di spirito. Più un geniale
sistema, da bingo biodinamico, per ingrassare le sparute mance. E arriva sempre
in leggero ritardo, come succedeva a Marilyn. L’eterno ritorno (obbligato) come
creazione continua, sovvertimento del presente.
Cosa trasforma la notte in luce? Il cinema. Dove trovarlo oggi più che
in quel bar di Cinecittà?
Eva Grieco, la ballerina |
Donna unica, una rarità,
soprattutto nella Capitale dotata di una alta concentrazione di commessi
insolenti professionisti in menefreghismo esattamente come i loro datori di
lavoro e i beneficiari delle loro preferenze politiche (e non solo a Roma, se
sono veri i sondaggi che danno Trump al 40% dei gradimenti italiani). Perfino la
collega maghrebina di Eli ha già copiato, per opportunismo le cattive abitudini
del posto. Dunque, tutti i clienti ai suoi piedi, a far Trilussa de’ noantri, a
parte gli stronzi e i padroncini, come sempre. Non è colpa loro. E’ questione
del dna del piccolo risparmiatore/piccolo azionista.
Così tutte le mattine Eli
prende l’autobus da Nettuno, poi la metropolitana A, fino alla fermata Lucio
Sesto. Tutte le sere il viaggio di ritorno, immaginate il divertimento, immaginate
i pullman rotti, le metro in sciopero, i treni scassati, la luce che trasforma
tutti in spettri, e cancella il sorriso dai volti distrutti dalla stanchezza… Con
un marito disoccupato in perenne ricerca di lavoro e tante figlie piccole da
mantenere che aspettano Eli, una Isabella Ragonese in forma strepitosa, la
forza della natura del Quadraro, e oltre. Lei danza, abbiamo detto, tranne a letto perché è sfinita e finisce
tutte le sere come in Tre sul divano Jerry
Lewis, primo esempio di corpo flessibile costretto a tre lavori contemporaneamente…
mentre l’amica del cuore di Eli, la coetanea Vale, single, che tiene le sue bambine
nel pomeriggio e le aiuta nei compiti, fa new dance professionistica di coppia davvero,
e fino alle ore piccole, anche se, più che nei centri sociali e nelle gallerie
d’arte, in localacci e discoteche di infima categoria, dove la sua adorata
partner litiga con il manager-amante e non le dispiace farsi fare qualche
occhio nero ogni tanto. Il masochismo deve essere provocato da qualcosina
diluita nell’acqua, visto che nessuno ormai più si ribella.
La musica del sole... Francesco Montanari e Isabella Ragonese |
Sole cuore amore, come le parole della canzone di Valeria Rossi, prodotto da Domenico Procacci, è il titolo che Daniele Vicari ha scelto per questa tragedia della
normalità (tratta da un vero fatto di cronaca), complicando la melodia di una
canzone sentimentale alla Eros Ramazzotti (divinità locale) con le armonie free
ed ellittiche di una partitura di jazz (Stefano Di Battista e Valerio Faggiani)
sofisticata e necessaria. Sincopata la musica visiva del film, di cui si occupano Benni Atria e Gherardo Gossi in un "montaggio verticale" che ha compe punctum, baricentro dell'inqudratura, il cappotto rosso di Isabella Ragonese. D’altronde le
protagoniste non si ricordano più di chiamarsi Elisabetta e Valentina. Non sono
nomi che abbiamo il più il tempo di scandire. Eli, Vale.
Più che rifarsi a Citto Maselli, cantore di
una periferia dove sparatorie, tossicodipendenze, violenze e degrado sono nel
fuori campo, sembra che Vicari voglia più capovolgere, nei costumi e nelle
scenografie (di Francesca e Roberta Vecchi
e di Beatrice Scarpato) Ricche e famose
di George Cukor.
Eva Grieco |
Un Povere e sconosciute, nel senso che anche qui il regista cattura
l’ambiente perfettamente, lo sente e ci fa ascoltare
la luce, ci fa udire il ronzio e la musica del sole, fa un monologo intrecciato
sull’amore e sull’amicizia di due donne, sulla vita e sulle illusioni della
vita. Altro che populismo.
Due amiche che non
riusciranno proprio a vedere mai l’utopia non dico del reddito di cittadinanza
(visualizzato nella metafora dalla performatività senza utilità della
danzatrice, che è l’attrice Eva Grieco) ma neppure della comunità antisistema, perché,
anche se sono malatissime all’ultimo stadio (nel cuore entrambe, ma
diversamente) il permesso per andare dal
medico lo negano, alla prima: “sai quante persone sono in fila per fregarti il
tuo posto di lavoro 6 giorni e mezzo alla
settimana”? L’altra sembra invece ossessionata da Baudelaire: “Quasi tutti
i nostri malanni ci vengono dal non aver saputo restare nella nostra
stanza". L’ozio è il padre della danza, se ci si deve sbattere per raccattare quattro soldi....
La coppia danzante |
Vicari non indaga il mistero
dell’animo femminile, è già questo
animo. Come scriveva il critico Giuseppe Turroni di quel Cukor: “egli accarezza
da lontano il mistero dell’animo maschile”. Francesco Montanari che fa il marito sfigato che sogna di fare il custode è già il custode di un tesoro. Ma come si dice barman quando si è donna? Bara?
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