Mariuccia
Ciotta
L'Oscar
2017 per il miglior film d'animazione è conteso da Zootropolis
(Disney), Oceania (Disney), La tartaruga rossa
(Francia, Belgio Giappone), La mia vita da Zucchina (Svizzera,
Francia). E da Kubo e la spada magica (Usa), che, nello scarso
interesse del box-office, ha già vinto due statuette d'oro
“alternative”. Kubo è stato premiato, infatti, dal National
Board of Review, l'Oscar di New York, e dalla British Academy Film,
l'Oscar britannico, mentre concorre per l'Annie Award, l'Oscar del
cinema d'animazione Usa, con tre nomination.
Opera
di grande bellezza visiva e spirituale per la ricetta fusion
nippo-americana, Kubo fa dell'antica stop-motion una tecnica
futuribile in un'altra fusione sinestetica con il digitale dal
risultato clamoroso, il movimento fluido dei“burattini”,
fotografati qui 145.000 volte.
La
metamorfosi prende forme iperboliche organico-inorganico-macchina in
un trionfo di ali, pellicce, piume, uccelli di carta e mostri
dell'immaginario vicino a Miyazaki.
Kubo
e la spada magica, titolo storpiato dall'originale Kubo and
the Two Strings, le due corde dello shamisen, strumento musicale
giapponese, una specie di liuto che accompagna il teatro Kabuki, è
una fantasmagoria di origami viventi, un viaggio verso le tenebre e
ritorno di un bambino giapponese accompagnato da un padre-scarabeo e
da una madre-scimmia.
Il
piccolo samurai-musicista incontrerà nel percorso verso la mutazione
e la paura, il pericolo e la vittoria, due zie mascherate da ombre e
uno zio-drago sedotto dall'immortalità. Un'originale famiglia
assassina, il Giappone avido di ultrapoteri, disposto a sacrificare
la generazione dei giovani artisti sognatori.
A
bordo di una nave costruita con le foglie (altro che lego) rosso
cangiante e le sue vele dispiegate dentro la narrativa fiabesca del
Far East, Kubo è un haiku di 101'. Un film che vanta il più
grande personaggio animato a passo uno, uno scheletro gigante
costruito in 19 mesi di lavoro pezzo per pezzo, più grande del
gigante del fantasma del Natale presente di Dickens/Disney e del
teschio di cristallo di Spielberg.
Un
film imparagonabile ai modesti, arretrati titoli d'ultimo cinema d'animazione - compresi quelli candidati all'Oscar - e
impossibile da concepire per una major (troppo alto il rapporto
tempo-costo), confrontabile solo con la fabbrica disneyana delle
origini quando, tavola dopo tavola, una schiera di disegnatori,
animatori e inchiostratori plasmava storie e personaggi. Infatti, a
produrre Kubo è la Laika Entertainment di Travis Knight
(figlio del boss della Nike) studio specializzato in stop-motion e
arrivato al suo quarto film, dopo Coraline (2009), ParaNorman
(2012) e Boxtrolls (2014).
Nessun commento:
Posta un commento