Woody Allen |
Mariuccia
Ciotta
Nel
dubbio, è meglio non premiare Woody Allen, accusato di violenza
sessuale su una bambina di 7 anni. Lo suggerisce Nicholas Kristof,
commentatore del New York Times, destinatario della lettera di
Dylan Farrow, figlia adottiva di Mia Farrow, che rilancia le accuse
al regista, appena premiato per la carriera ai Golden Globe e
candidato a tre Oscar per Blue Jasmine.
"Si
tratta di questioni estremamente difficili, non sappiamo la verità.
- scrive Kristof - Ma centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze
ogni anno sono vittime di abusi, e meritano sostegno e sensibilità.
Quando le prove sono controverse, è davvero indispensabile balzare
in piedi e trattare come una celebrità un presunto molestatore?”.
I
marciapiedi della Walk of Fame sono lastricati di divi accusati di
ogni crimine reale e morale, da Fatty Arbuckle a Charlie Chaplin, da
Roman Polanski a Walt Disney, vittime di contraffazione storica
ancora oggi. I media, infatti, parlano ancora di “condanna per
stupro” a carico di Roman Polanski. Non solo il cineasta non è mai
stato condannato, ma le accuse dicono di “atti sessuali con
minorenne” e non di violenza sessuale.
Cate Blanchett in "Blue Jasmine" di woody Allen |
Adesso
è il momento di Woody Allen, il piccolo “psicolabile” che ha
sposato la giovane Soon-Yi Previn (dal nome del padre adottivo, il
maestro d'orchestra André Previn) frequentata ai tempi della
relazione con Mia Farrow (con la quale non ha quasi mai convissuto).
Woody
è buono o cattivo?
La
risposta l'hanno data all'epoca un mucchio di esperti - medici e
psichiatri – che decretarono il non luogo a procedere in mancanza
di segni di violenza fisica e psichica sulla bambina “incapace di
distinguere tra realtà e fantasia”. Nel '93, Mia, all'atto della
separazione, testimoniò che Woody aveva molestato Dylan, cosa mai
denunciata prima, e ottenne così l'affidamento dei figli (tutti,
compreso quello avuto dal regista).
Ora
il caso si riapre con le furiose esternazione dell'ex-bambina (anche
le bambine mentono come dimostra un altro titolo candidato all'Oscar,
Il sospetto di Thomas Vinterberg) che invoca il disprezzo
generale, chiede di dissociarsi ai protagonisti del film di Allen e
pretende la censura morale sull'uomo che ancora oggi terrorizza i
suoi sogni.
Dylan
Farrow, 27enne, dice la verità o è stata suggestionata dalla
madre? (Dylan non mente neanche oggi, sostiene l'avvocato di Allen,
solo che i suoi ricordi sono stati manipolati dalla “madre
vendicativa”). “Accuse false e vergognose” dichiara il
portavoce del cineasta.
Nel
dubbio, dalle colonne del New York Times (riprese dai giornali
italiani, Repubblica in prima pagina) ci giunge l'esortazione,
in nome delle tante vittime di abusi, a mettere al bando Woody Allen.
E di conseguenza la comunità internazionale di addetti ai lavori (e
non) - Michael Cieply, sempre sul New York Times, a seguito
del commento di Kristof - disquisisce sull'opportunità o meno di
ritirare le nominations a Blue Jasmine in quanto non si può
distinguere l'artista dall'uomo, la sfera pubblica da quella privata.
Per i giudici dell'Oscar si può e come: “L'Academy celebra i film,
non la vita personale di cineasti e artisti”, secca risposta alle
polemiche che infuriano a Hollywood tra innocentisti e colpevolisti
alla vigilia della notte stellata (2 marzo).
E'
un discorso che abbiamo già sentito, a casa nostra, a proposito del
politico dalla vita “immorale” difeso da “libertini” contro
“bigotti”. Ma che c'entra la libertà sessuale con la
compravendita di esseri umani abusati? La prima non ci tocca, la
seconda ci coinvolge e ci chiama a giudizio.
Lasciamo
fuori il “politically correct”. E' meglio attenersi ai fatti
accertati che scagionarono Woody Allen, “reo” dell'amore
scandaloso per una donna di 35 anni più giovane di lui e
giudicato innocente del reato di pedofilia.
L'
ambiguità fattuale di cui scrive Kristof , che propone una “condanna
esemplare”, è da ricondurre solo a chi la alimenta. In quanto a
quella “morale”, giriamo il verdetto a Blue Jasmine,
crudele e struggente ritratto di chi nega la realtà per
opportunismo, si culla nell'ambiguità e si fa complice dei
più orrendi misfatti.
Gli
Oscar non saranno assegnati in virtù dell'extra-cinema, nonostante
il conformismo di molti che seguono il “sentito dire” su questo o
quel titolo, ma per quel che c'è nel film, il che comprende l'arte e
la vita.
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