Robocop 2014. Il drone in azione di polizia a...Tehran |
Roberto Silvestri
Congegnato per la proiezione Imax in tutto il mondo (tranne in Italia, visto che non c'è una sola sala!) e pensato, in un primo momento dai fratelli Weinstein e dalla Mgm, per ibridare fantascienza e action movie, filippica morale contro il capitalismo militar-globale, coi suoi crimini anche mediatici (cosa non si fa per vendere eroina schermica), e pulsione grafica da videogiocatore da tele-eccitare in circa due ore fino all'orgasmo, il tutto nello splendore del 3d, il colossale progetto si deve essere via via normalizzato.
Questa è una statua costruita a Detroit per rendere omaggio al suo cittadino illustre, Robocop 1987 |
Joel Kinneman |
Nostalgico di Batman |
Tornando al film, la colpa è della 'legge Dreyfus', dal nome di un maledetto senatore radical democratico che non permette, neppure in nome della sicurezza nazionale, che negli Usa l'ordine venga tutelato da macchine ammazzacattivi, prive di coscienza, di 'anima', e perciò efficienti al 100%. Che si usino pure in Afghanistan, in Siria, in Iraq, per ammazzare bambini donne e vecchi 'sospetti', magari perché trovatoi con un coltello da cucina in mano. Va bene. Ma nel paese di dio è vietato. Quelli lì sono non uomini, ma aliens, proprio come i droni. Qui invece siamo uomini e cristiani, niente droni.
Per fortuna un programma televisivo supersponsorizzato dalla OmniCorp e guidato con tecniche demagogiche sopraffine dal Beppe Grillo locale (per il fastidioso birignao emotivo-acustico), Pat Novack (un Samul L. Jackson sfigurato da una parrucca untuosoa come quella alla Wolfowitz), capovolgerà questa opinione passatista. Farà abrogare la legge. Come?
Magnificando le gesta urbane di un gelido agente-robot in motocicletta degradato a dolce, ibrido umanoide con barlume di coscienza ed emozioni. La Omnicorp ha raccattato infatti il pezzo sopravvissuto del corpo di un agente bruciato da una bomba in un attentato (proprio quel che resta di Alex Murphy) e lo ha innestato in un robot, glielo ha praticamente ficcato dentro. Al luminare della biochirurgia per replicanti, il dottor Dennett Norton (Gary Oldman) il compito di collegare carne sangue e acciaio, e di ottimizzarne le performance militari, di stipargli nel cervello un computer 'quantistico' e di attenuare quelle emozioni (paura, angoscia, pausa di riflessione, tensione...) da homo sapiens, nocive in caso di scontro armato con droni e robot 'puri'. Ma, come i replicanti di Blade runners, anche il nostro semi-robot riuscirà a ritrovare un equilibrio non macchinico, perfezione nel combattimento e gerarchie etiche non imposte da altri, fossero pure il Presidente.
L' eroe - nel copione definitivo di Joshua Zetumer - è un poliziotto onesto, sposato con figlio di dieci anni, moglie bionda come si usava negli anni 50, a caccia di criminali e di mele marce annidate nei piani alti del dipartimento di polizia. Previste: 1. la sequenza immancabile, da format, in cui sgomina una pericolosa banda di trafficanti di droga, guidata da un ciccione brutto come un ispanico. 2. una panoramica anticinese sullo sfruttamento bestiale del lavoro nelle fabbiche ad alta tecnologia; 3. il traffico clandestino di armi da guerra che coinvolge gli altissimi papaveri (sempre intermedi, però); 4. l'attentato quasi fatale (che sembra Il grande caldo di Fritz Lang, ma rovesciato, è lui che quasi muore e la moglie-casalinga che sopravvive); 5. la ricomposizione biotecnologica del corpo sopravvissuto (tutto sintetico, tranne polmone cuore e cervello) questa volta in una corazza dal fastidioso rumore pneumatico a scatti, e tutta tutta nera come Batman. Non metalizzata, come quella del suo antenato 1987. 6. la parte finale, lo scontro definitivo, dominato dalla song dei Clash, "Lotta contro la legge". 7. Frank Sinatra e il concerto di Aranjuez di Joaquim Rodrigo, per darvi un'idea del soundtrack. 8. tutto quello che tra una sequenza e un'altra adorereste anticipare in fatto di gioco di sguardi, intenzionalità, schema di combattimento. 9. L'addetto alla pubblicità che cerca di creare una immagine 'umana' del mostro...E' lo stereotipo, bellezza!
Gary Oldamn e il suo uomo metallizzato e digitalizzato |
Lo staff intermedio della OmniCorp |
Il poliziotto beniamino della città onesta |
Era stato un omaggio subliminale e metaforico proprio a Detroit, la metropoli industriale, la capitale dell'auto e della Motown, che il capitale finanziario voleva punire, forse assassinare (e ci sono riusciti) per vendicarsi della lega degli operai neri e bianchi di una città che, come a Torino o a Flint, avevano guidato pericolose e sovversive lotte di fabbrica, domate a fatica dai padroni negli anni 70, con la desertificazione totale dell'assetto urbano e sociale e la riconversione postmoderna dei soli suburbi ricchi.
Samuel L. Jackson, il presentatore tv corrotto |
Il cinema politico radicale, fin da 007, non racconta che scienza, tecnologia, fantascienza (Total recall, Starship Troopers dello stesso Verhoeven hanno indicato bene la strada). Ha assistito al trapasso dalla guerra di classe a guerra tra generazioni, i vecchi da rottamare contro i giovani rottamanti (fin dagli anni 50 del beach movies), poi a quella tra 'gender' (il cinema gay soversivo). Adesso è ossessionato dalla trasformazione dei tessuti umani, dalla complicazione, soprattutto sessuale, dell'ibridazione postumana. Segue, come qui, il passaggio dal corpo umano al corpo post umano, ibrido, meccanico, digitale, interconnesso in rete, general body/general intellect. Ma, pensiamo a Mamoru Oshii e a Gost in the shell (e anche a Akira, Capitan Harlock), ponendo più affascinanti modelli 'bastardi', mitologie più interessanti e extraoccidentali, rispetto a questo copione così bigotto, che già si presta a parodie e satire come quelle che faceva mel Brooks su Frankenstein. L'altro Robocop era insostenibile. Senza happy end possibile. Questo è vietato, nei paesi puritani, al massimo ai 13 anni.Un divertimento da pop corn.
La statua di Robocop realizzata per Detroit, e mai eretta |
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