Mariuccia Ciotta
Erano 56 i riccioli d'oro di
Shirley Temple e bambole e bambine
esigevano esattamente lo stesso numero di boccoli tra gli anni
'35 e '38 quando la mini-attrice batteva il record del botteghino,
stella assoluta del cinema dove aveva esordito all'età di quattro anni con Baby
Burlesque ('32).
L'attrice è morta ieri nella sua casa di Woodside,
California. Nata a Santa Monica il 23 aprile 1928, era figlia di un banchiere e
di una ex-ballerina, che la spinse fin da piccolissima negli Studios
hollywoodiani, dove manifestò subito il suo grande talento di show-baby.
La sua fama di bambina dolce
e leziosa dalla saggezza smisurata in realtà nascondeva una certa malizia,
ereditata da Mary Pickford, la “fidanzatina d'America”, commisurata alle direttive
del Codice Hays, applicato dal 1930, e che censurava, tra l'altro, l'esibizione
di una sessualità esplicita.
Il corpicino infantile le concedeva la massima
libertà e sfrontatezza come si vede nel musical “rooseveltiano” Stand up anche Cheer ('34) e nel suo primo film da protagonista, Little Miss Marker
('34). Troppo giovane per subire controlli e costituire una minaccia, Shirley
infrangeva ogni regola vittoriana.
Passava dal ruolo di batuffolo biondo a
madre protettiva di altri bambini e di maschi agé ai quali impartiva le sue
lezioni di vita. All'età di dieci anni, le sue “lezioni” diventano sospette e
viene investigata dal comitato per le attività anti-americane perché firmataria
di una lettera di auguri spedita a un giornale comunista francese. Siamo nel
1938 e la vicenda non fa che aumentare la sua fama, la stampa democratica si
scatena, infatti, in grandi attacchi satirici sul “covo rosso” popolato di
bambole.
Shirley veste sempre nello
stesso modo, e con le sue gonnelline corte, gambette in vista, fa da transfert
alle energie femminili represse in quegli anni di Grande Crisi, e tiene testa
alle dive languide del periodo, popolate da bionde decorative come Jean Harlow,
quelle sì “bambole” mentre lei furoreggia al ritmo del tip-tap, canta canzoncine
da hit-parade come Baby Take a Bow, titolo di un altro cult.
“Le uniche donne con
personalità e forza, ben lontane dal genere rappresentato, erano,
sorprendentemente, quelle al di sotto dei quindici anni” scrive la storica
femminista Marjorie Rosen a proposito del fenomeno Shirley Temple, che
colleziona una serie di strepitosi successi, The Little Cononel
('35), Poor Little Rich Girl ('36), e, soprattutto, Curly Top
(Riccioli d'oro, '35) di Irving Cummings che la incoronano reginetta non solo
del cinema, ma anche della moda, dei fumetti e della radio.
Era una forza commerciale di tale portata che
il mercato fu invaso da sapone, nastri, libri, giocattoli, abiti tutti ispirati
a lei. La sua esuberanza era contagiosa e irrefrenabile, qualcosa di elettrizzante
e magnetico con un tocco da “gattina sexy” che spazzava via le virginali
protagoniste alla Lillian Gish.
Con La mascotte
all'aeroporto ('34) Shirley Temple vince l'Oscar “giovanile” creato apposta per lei, e nel
'37 consegna la statuetta d'oro, più altre sette in miniatura, a Walt Disney per Biancaneve. Nel 1940 era
già stata protagonista di ventuno film, coniati con la stessa formula che la
voleva monella, capricciosa e allo stesso tempo fonte di equilibrio per
l'intera famiglia. Un angioletto che però è sempre La piccola ribelle
(di David Butler, '35) alla quale nessuno può resistere.
Col passare degli
anni, Shirley perde la dimensione del cucciolo, e al contrario del suo modello,
Mary Pickord, che camuffava l'età adulta a forza di sedie e suppellettili
giganti, esce dallo schermo (anche se la sua vera età fu tenuta segreta per
anni), ma fa in tempo, ventenne, a
interpretare Il massacro di Fort Apache di John Ford. E subito
dopo il capolavoro umoristico Mr. Elia Belvedere va in collegio, accanto a Clifton
Webb.
Qualche anno prima per
interessamento di David O. Selznick interpreta Da quando te ne
andasti di John Cromwell ('44) e nello stesso anno Al suo ritorno
di William Dieterle. Poi, oltre l'adolescenza, pensa bene di sfruttare la sua
icona di purezza e ottimismo e nel '67 si candita al Congresso degli Stati
Uniti per il partito repubblicano.
Segue una lunga carriera diplomatica, prima
come delegata all'Onu dal '67 al '70, poi ambasciatrice in Ghana ('74) su
mandato di Nixon e in Cecolovacchia ('89) su mandato di Gerald Ford.
Di lei però si ricorderà il
marmocchio autoritario che entra di prepotenza nei lugubri anni della
Depressione e li illumina con la sua zazzera d'oro (in realtà era castana). E,
come scrisse la storica del cinema, Jeanine Basinger, “Se tu incontrassi un tipo
come lei nella vita di tutti i giorni vorreste darle un bacio”.
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