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Cabra marcado para morrer (1964-1985) |
La mia funzione è fissare con i miei occhi, e non con la cinepresa, gli occhi gli intervistati (Eduardo Coutinho)
Roberto Silvestri
Marco Giusti, che è un raffinato studioso (anche) del cinema brasiliano, alto, basso, colto e stracult (è autore di quell'indispensabile volume Lindau del 1995 Prima e dopo la rivoluzione - Brasile anni 60: dal cinema novo al cinema marginal, che curò con Marco Melani per il festival di Torino) ha scritto sul manifesto un bel ricordo, purtroppo in navigazione solitaria, del cineasta Eduardo de Oliveira Coutinho, 80 anni, ucciso domenica scorsa a Lagoa, ricco quartiere di Rio de Janeiro, zona sud, dal figlio Daniel, 42 anni, durante una crisi di follia domestica dalla quale anche sua madre è uscita viva per miracolo. Una morte terribile, ancor più atroce di quella di altri cineasti amati, Murnau, Belushi, Belinda Lee, Al Adamson, Philip Saymour Hoffman.... Certo, di tragedie familiari Coutinho era uno dei massimi esperti.
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Eduardo Coutinho |
Eduardo Coutinho (11 maggio 1933- 2 febbraio 2014) vuol dire, in tutto il mondo, Cabra marcado para morrer. Ovvero la lotta per la riforma agraria. Ovvero la storia del Movimento Sem Terra (Mst) contro il latifondo improduttivo. Ovvero gli anni più drammatici della storia brasiliana raccontati proprio attraverso i ricordi di una donna molto speciale, dal nome di regina, Elizabeth, ma di grinta plebea, e la disgregazione della sua famiglia contadina colpita dall'assassinio politico del marito. Undici figli, uno si suicida, altri vengono ammazzati. Uno, Isaac, diventa medico a Cuba e oggi esercita in patria.
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Eduardo Coutinho |
Cabra marcado para morir è il titolo di un bellissimo, rapsodico, documentario, un classico 'obliquo', a montaggio incalzante e frammentario, di 120' a colori e in bianco e nero che si potrebbe tradurre Una capra condannata a morte (1964-1984), e si noti il termine dispregiativo usato, capra*, che sta per uomo, lavoratore, contadino, povero. Joao Pedro Teixeira, leader contadino assassinato da un poliziotto nel 1962, è la capra in questione.
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Cabra marcado para morrer |
Premiato subito al festival di Rio e dell'Avana, eletto nel 2000 migliore documentario della storia brasiliana dal festival specializzato E tudo verdade, diretto da Amir Labaki, Cabra marcado è sicuramente il film che ha raccontato più potentemente l'impatto esistenziale del golpe militare nel 1964-1984 sulle classi lavoratrici e sottoproletarie e resta il testamento audiovisivo più commuovente dell'epoca dittatoriale. Su you tube c'è tutto il film, ma in versione portoghese senza sottotitoli. E si noti anche lo strano anno di lavorazione, quel lasso di tempo di venti anni, ventidue da quando il film fu concepito, che ne fanno un'opera unica, originale, anche senza volerlo. La Cineteca di Bologna certamente ne curerà presto il restauro.
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Cabra marcado para morrer |
E' uno dei capolavori della storia del cinema mondiale, più conosciuti e discussi, soprattutto nel capitolo "film rivoluzionari e sovversivi". E, come si vede dalla doppia data, è un lavoro girato in due tempi. Anzi è un'opera storica, direbbero Tarantino e Lars von Trier, in due volumi, ovvero 1. prima della dittatura, Cabra/64 e 2. durante e dopo la dittatura, Cabra/84. (Solo quando la materia di partenza è incandescente, e la sostanza conoscitiva esclude tutti i contenuti prevedibili, ecco che allora la forma si trasforma in altro e nascono opere rivoluzionarie. Il formalismo diventa la fase suprema del contenutismo).
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Elizabeth Teixeira e i suoi figli |
Ecco come avviene in questo caso. E' come se lo stile ancora neo-realista 'anni sessanta' di ripresa, che trasporta nei campi e nelle favela il glamour della scrittura da studio system e rende contadini e derelitti super star debordi nello stile terzo cinema, da combattimento 'anni settanta' (il registe discute 'in campo' la sua opera con la comunità con la quale e per la quale gira il film, come faceva Jean Rouch in Jaguar) e poi nello stile anni ottanta, fortemente influenzato dalle abitudini più libertarie televisive (per esempio, nella Cabra/84 l'intervistatore, l'autore, è in campo è ha la stessa importanza dell'intervistato, cosa che sarebbe stata giudicata scandalosa negli anni 60. Però attenzione: lo stile televisivo impone in genere una distanza di due tre metri tra intervistatore e intervistato, Coutinho e la sua poetica del 'documentario di conversazione' accorcia e umanizza la distanza. Lui vuole guardare bene negli occhi, e viceversa, i suoi intervistati).
Tre procedimenti che si contrappongono, combattono e si fondano fecondamente. Immaginatevi un film neorealista di Rossellini dentro un suo film d'epoca (così maldetto) "spiritualista" e dentro una sua opera didattica degli anni 80. Ecco l'effetto straordinario di questo classico di Coutinho: coesistono e si scontrano ipotesi cinema profonde e divergenti. Quel che ne risulta è comunque un girare con la complicità creativa del reale.
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Elizabeth Teixeira nel 1984 |
Parentesi politica. Non si esce da qualunque dittatura fascista, ci ha insegnato il processo di Norimberga, se non si fanno i conti con gli omicidi politici efferati che l'hanno anticipata e motivata (la soluzione finale per comunisti e succedanei). E i conti con i crimini della dittatura in Brasile, purtroppo, non si sono ancora fatti, né con i processi né con i processi di riconciliazione nazionale, come in Sudafrica.
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Elizabeth Teixeira nel 1964 |
Ma quest'opera non può essere dimenticata né archiviata. Gli atti sono lì. Pronti a spiegare i filamenti nervosi di un'epoca a qualunque tribunale futuro di buona volontà. E ci dice, Cabra marcado, anche tutto quello che ancora non è stato risolto nonostante un Presidente sindacalista contadino, alcuni governi di centro-sinistra e il sacrificio di tanti lavoratori: la qualità della vita è ancora bassa per la maggioranza della popolazione, il problema del fortissimo analfabetismo permane, e non è stata risolata l'emarginazione delle donne dalle decisioni politiche, per non parlare dell'assenza di adeguata tutela pensionistica e sanitaria per i contadini 'sem terra' e per i minori....
(Parentesi patafisica e acida. Infatti. La Rai, da ore, non parla d'altro che di Coutinho, visto che, come è suo dovere istituzionale - se no chi li sentirebbe i grillini, così sensibili alle ingiustizie, anche alle più invisibili - trasmette in prima serata, quasi tutti i giorni, il fior fiore dei documentari politici più profondi e sconvolgenti, acquistati ovunque dai suoi esperti squinzagliati nei festival di ricerca, e chiamando critici e storici del cinema a commentarli e dibatterli come neanche in Svezia).
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Le scene ricostruite della vita di Joao Pedro |
Fine parentesi. Per chi ha la sfortuna di vedere solo le tv commerciali, però, ricordi che Cabra marcado para morrer è l'inchiesta su una serie di assassinii particolarmente efferati avvenuto in Brasile, negli stati limitrofi di Paraiba e Pernanbuco, a partire dagli anni 60. Una specie di The thin blue line di Errol Morris (1988), il doc di controinformazione che salvò dalla sedia elettrica un innocente del Texas condannato ingiustamente. Poi si dice che il cinema non serve a cambiare le cose... E le cose non vanno proprio bene.
Nel maggio del 1984, venti anni dopo l'omicidio Teixeira, difatti, anche Arlindo de Lima Gomes, un sindacalista che pretendeva di far rispettare la legge, gli accordi salariali, sanitari e previdenziali dei 250 mila contadini della zona da Mata, viene colpito a morte da una pallottola calibro 38 e il corpo trovato a Sao Laurenco da Mata, a 25 chilometri da Recife (Pernambuco). Autore materiale, secondo il sindacato, è Octaviano Borges Pessoa, l'amministratore dello zuccherificio statale Usina Bulhoes. Mai processato.
Vittima precedente della criminalità padronale in quella regione, però, era stata un altro sindacalista contadino di Paraiba,
Joao Pedro Teixeira, 44 anni, leader della Ligas Camponesas di Galiléia (Minas Gerais) e Sapé (Pernambuco), che era stata costituita nel 1955. L' omicidio fu ordinato nel 1962 dai potenti latifondisti del Pernambuco. Ed eseguito con tre colpi di fucile da regolari poliziotti dello stato. Mai presi i responsabili. Cose che capitano spesso, ma che in genere passano sotto silenzio. Di Joao Pedro non esisteva nemmeno una fotografia da vivo, lo vedremo più volte, nel film, solo fotografato cadavere... Eppure una imponente manifestazione di massa al suo funerale pretende giustizia. 5 mila contadini in piazza. Tutti con il cappello alla Borsalino in testa (l'effetto John Kennedy, via il cappello!, non è ancora arrivato evidentemente in provincia). E poi arriva Coutinho, spedito lì dal Cpc, l'associazione culturale (comunistoide) degli studenti, e decide di fare un film, ricostruendo la vita di Joao Pedro con attori presi dalla campagna, compresa Elizabeth Teixeira, la combattivissima, magnifica vedova. Cattolica. Dopo la morte del marito va in parrocchia. Il prete si rifiuta di riceverla. Dalla produzione del film otterrà una casa tutta sua, in via Genesio Cambarra 160, a Joao Pessoa, capitale dello stato di Paraiba.
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Il dvd di Cabra marcado para morrer |
Il film è di una correttezza storica e di una potenza politica che resteranno ineguagliate, grazie alla sua complicata struttura a strati, maneggiata con il virtuosismo del provetto vee-jay: materiali di repertorio; ricostruzioni fiction degli avvenimenti; inquadramento storico, affidato alle voci 'aperte' di Ferreira Gullar, Tite Lemos e Eduardo Coutinho; interviste faccia a faccia e testimonianze raccolte tra famiglia di Joao Pedro, suoi compagni di lotta, come Joao Mariano (che sarà una vittima a sua volta dei padroni, e quelle immagini saranno le ultime di lui vivo) e familiari, attori che intervengono, come Joao Virginio da Silva a parlare di tortura, esperienza a cui era davvero sopravvissuto - incastrate e giustapposte, ripetute quasi con effetto skratch, una dentro l'altra. La verità non si trova per strada. Si produce.
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Elizabeth Teixeira al funerale del marito assassinato |
Come in una sequenza insostenibile di film dentro il film, secondo il procedimento della mise en abyme, tecnica nella quale un'immagine contiene una piccola copia di se stessa, ripetendo la scena apparentemente all'infinito. E' la materia messa in forma ripetuta che esplicitamente fa riferimento al metodo Kaputt, il romanzo crudele del 1943, composto da episodi eterogenei come le tante lingue usate, di Curzio Malaparte, corrispondente di guerra di Ciano, sulla repressione degli ebrei e dei contadini polacchi.
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Euardo Coutinho |
Con irresistibile sfoggio di autoironia e sarcasmo - artifici retorici cui Dagospia ci delizia da anni - però Marco Giusti definisce a un tratto Eduardo Coutinho, in quell'articolo, con un ossimoro, "un militante apolitico". Già. In effetti Coutinho nel film si rifiuta di inquadrare le personalità politiche della classe dominante. Apolitico? Mah. Come si sa, per capire profondamente l'evoluzione politica del sindacalista Lula, il suo background sociale e anche la sua successiva ascesa politica, con la duplice schiacciante vittoria elettorale, bastano proprio due film, questo, diretto da un amico intimo del Presidente e Tropici di Gianni Amico. Apolitico? Per fortuna che la macchina da presa utilizzata da Edgar Moura è una specie di Arriflex che Liduarde Noronha aveva acquistato nel padiglione sovietico, durante un'esposizione di prodotti Urss a Sao Cristovao, Rio de Janeiro...
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Eduardo Coutinho (a destra) |
Forse Giusti sottintendeva: un cineasta politico a-militante, visto che in una famosa intervista di Maria de Rosario Caetano affermava nel 1997 di non essere mai stato veramente "un militante esemplare del Partito Comunista Brasiliano" (vedi Cineastas latino americanos, ed. Estacao Liberdade). Provenendo da una famiglia di destra il suo avvicinamento al Pcb è stato lento ma naturale, però la sua militanza quasi inesistente. Visto che il Pcb è messo fuori legge nel 1964 e Coutinho, viaggiando in Europa dell'est, tra Bulgaria e Cecoslovacchia, assiste alla poco edificante invasione di Praga..."allora perdetti ogni illusione".
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Elizabeth Teixeira nel 1964 |
L'indagine comunista eretica di Coutinho ricostruiva infatti con maestria anche il contesto di quel primo singolo episodio criminale, descrivendo l'agghiacciante situazione politico-sociale del paese e la repressione, sempre più feroce e violenta, contro le lotte contadine, operaie, culturali e studentesche che stavano per abbattere la struttura di potere di Brasilia, fortemente asservita agli interessi economici delle multinazionali nordamericane, come la Esso. Analizzando poi il Brasile sotto la dittatura, con le sue varie fasi, di maggiore o minore apertura (per esempio Elisabeth elogia l'amnistia dei prigionieri politici voluto dal presidente Figueiredo) anche rispetto alle lotte clandestine.
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A cento anni dalla abolizione dello schiavismo O fio da Memoria (1991) |
Il film, iniziato nel febbraio del 1964 fu così interrotto dopo poche settimane (era stato girato solo il 40% del copione) dal golpe militare del 31 marzo 1964, e ricostruito, e attualizzato in forma più documentaristica, da Coutinho solo venti
anni dopo, a democrazia ripristinata, integrando le sequenze 'fiction' - il negativo era stato nascosto dalla censura - con nuove interviste, sia alla combattiva vedova di
Teixeira, Elizabeth, che aveva 37 anni all'epoca dell'assassinio e che poi aveva cambiato il suo nome in Marta Maria da Costa, durante gli anni della clandestinità ("ma che, grazie a dio, sono ancora qui per raccontarvi quella storia") e ad alcuni dei suoi 11 figli, sia ad altri testimoni sopravvissuti alla repressione e sparsi per tutto il Brasile. La battuta finale di Elisabeth, A luta continua, emblematica, diventerà più tardi il nome della combattiva casa di produzione di Jonathan Demme, uno studioso e ammiratore, da sempre, di Eduardo Coutinho.
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O Fio da Memoria di Eduardo Coutinho (1991) |
Tutti i festival del mondo, negli anni ottanta, si litigarono per presentare quel documentario innovativo. Marilena Chaui ne fa subito oggetto di un corso di studi universitari negli Stati Uniti, anche se i militari brasiliani avevano accusato tutta la troupe di comunismo al soldo di Cuba. Va a Berlino fuori concorso, a Cinema du Reel di Parigi, a Troia, in Portogallo, a Salsomaggiore. Vince 12 premi internazionali. Esce nelle sale brasiliane. Fa 200 mila spettatori. E vende 3 mila videocassette. All'estero lo vedono a New York, Los Angeles, Parigi, Londra. E viene trasmesso da Bbc e La Sept. Non è costato molto, e si rifà ampiamente delle spese.
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A falecida di Hirszman, sceneggiato da Coutinho |
E Coutinho, che ho conosciuto e intervistato a Berlino (vinse in premi oFipresci al Forum) proprio durante quel fortunato tour, fu subito definito un punto di riferimento per i cineasti di documentazione 'profonda': per la capacità di maneggiare da virtuoso e mixare materiali eterogeni; per l'indagine non manichea né sentimentale né populista dei fatti e della loro ricezione; per il rifiuto di utilizzare la voce fuori campo come 'interpretazione' unica della vicenda o protagonista principale del racconto; per l'alto quoziente emozionale investito nella ricerca; per la soggettività forte del punto di vista politico affermato; per il coinvolgimento umano, a tutto tondo, con i testimoni, con i complici - intervistati da pari a pari - della sua ricerca (indignazione, furia, calma serafica, umorismo, disperazione, grinta, etc...), per il rispetto del territorio e delle sensibilità coinvolte e perché, da buon stil novista, anche Coutinho detestava la rigidità del format Bbc, il cerchiobottismo intollerabile del giornalismo liberale e quella 'oggettività giornalistica' che è il modo più subdolo e vigliacco per schierarsi, e sempre dietro gli interessi delle classi dominanti.
Nato a Sao Paulo nel 1933, Coutinho studia cinema, e vive il momento di crisi dell'utopia Vera Cruz (creare studi alla hollywoodiana per inalzare la qualità del prodotto nazionale e renderlo competitivo nel mondo, un'impresa che coinvolse creativamente molti cineasti italiani, Salce, Celi, Jacobbi, Simonetta, Carpi...ma fallì); vince 2 mila dollari a un gioco a quiz tv rispondendo su Charlie Chaplin e viaggia in Europa e in Urss; dirige qualche cortometraggio all'Idhec di Parigi nel 1960, dove entra grazie alle raccomandazioni di Vinicius de Moraes e Alberto Cavalcanti. Aderisce al movimento cultural-nazionalitario del cinema novo e, come membro del Centro Popular de Cultura (Cpc), braccio culturale dell'União Nacional de Estudantes, è il direttore di produzione del film a episodi Cinco vezes favelas (1962). Poi si candida a girare un documentario (mai montato e interrotto a metà riprese) sul Brasile in 16mm., viaggiando in vari stati, Amazzonia compresa. Ma conosce 'dona Elisabeth Teixeira'. Decide nel 1964 di ricostruire la vita del marito, e poche settimane dopo l'inizio delle riprese i militari arrestano molti membri della troupe e del cast, costringono gli altri alla fuga e a proteggere i negativi di Cabra marcado. Anche Dona Elisabeth cambia nome e fugge in una piccola città del Rio Grande do Sul.
Costretto all'esodo politico e alla deriva intellettuale Coutinho sarà - durante la dittatura, giornalista e critico di cinema di Visao (1966-1967) e poi per il Journal do Brasil (1973); regista di teatro e documentarista per Rede Globo (1976-1983), la tv commerciale a cui collabora assieme a Walter Lima jr. e Geraldo Sarno, per la serie Reporter, con opere in 16mm. dal "doppio fondo" che lo segnaleranno come eccellente documentarista giornalistico. Con i cineasti novisti Leon Hirszman
e Marcos Faria lavora nella casa di produzione Saga Filmes nel 1966, sceneggiando alcuni anticlassici come A falecida (1965), un film che lo soddisfa ma non fa una lira, e A garota de Ipanema (1967) di Hirszman, un film che non gli piace affatto; e poi Os condenados di Zelito Viana (1973), Licao do amor (1975) di Eduardo Escorel e il successo mondiale Dona Flor e seus dois maridos di Bruno Barreto (1976), l'unico di tutti questi capolavori a girare oltreoceano e anche in Italia. Ma odia scrivere copioni. Il documentario lo libererà da una attività che considera di routine e impiegatizia.
Come regista di film a soggetto Coutinho dirige nel 1967 l'episodio brasiliano O pacto, della trilogia sudamericana Abc do amor (gli altri episodi sono del cileno Helvio Soto e dell'argentino Rodolfo Kuhn), e viene invitato alla Berlinale 17; nel 1968 dirige O homen que comprou o mundo (ma il progetto non è suo, ma di Luiz Carlos Maciel) e nel 1970 Faustao,
versione cangaceira del Falstaff di Shakespeare (e un tentativo non proprio riuscito di far diventare commerciale, più gradito al grande pubblico, lo stile selvaggio e irruento del cinema novo). Intanto era nato il primo figlio, Daniel... e , vista la
censura draconiana sempre più imperante nel cinema, era iniziato il lungo
periodo televisivo e documentaristico di Coutinho alla Globo Reporter. Del 1979 è Exu, uma tragedia seraneja.
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Faustao, il Falstaff nel Sertao (1970) |
Amico personale del presidente nordestino Lula, abbiamo detto, e fin dall'epoca della sua iniziale attività di sindacalista dei sem terra, negli anni 90, durante il governo guidato dal Partito dei Lavoratori di Lula, Coutinho dirige in digitale una serie di affreschi sulla realtà sociale del suo paese, a cominciare da O fio da Memoria-Cem anos de abolicao (1990), per festeggiare i cento anni dalla abolizione della schivitù in Brasile; nel 1999 inventa la formula del cinema de conversa con Santo Forte (undici persone di una quartiere di Rio de Janeirto parlano della propria fede religiosa, cattolica, battista, candomblè, umbanda o animista). E' l'affabulazione, il prendere la parola e raccontare la propria storia che gli interesa, non la religiosità. Un procedimento che diventa finzionale, addirittura autofinzionale perché attraverso il montaggio le persone diventano personaggi. Il procedimento è utilizzanto per otto anni fino a Jogo de Cena (207) negli altri suoi capolavori: Babilonia 2000; Edificio Master (2003) dedicato a un grande condominio di Copacabana a Rio Sud e ai suoi abitanti delle classi medie; Peoes, sulla campagna elettorale di Lula, cabra marcado pra vencer, fino a O fim e o principio (2005). Mosca (2009) e As cançoes (2011) complicheranno ancora di più la sua ricerca. Consuelo Lins ha da poco pubblicato uno studio complessivo sulla sua opera, O documentario de Eduardo Coutinho.
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Faustao (1970) a luta continua |
Ps. Un consiglio per il papa Francesco. Hai santificato i preti e le suore che durante la rivoluzione spagnola presero le parti di Franco, anzi furono lo scheletro organizzativo e militante del falangismo. Forse sarebbe ora di trasformare la chiesa in una struttura che aiuta i poveri e i 'sem terra'. Si potrebbe cominciare con il diffondere in tutti i cinema d'essai ex parrocchie questo film, ben sottotittolato. E con acquistare una copia di Cabra marcado per la cineteca Vaticana.
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Eduardo Coutinho |
* dal Brasile mi correggono. 'Cabra' vuol dire semplicemente 'uomo', senza alcuna connotazione dispregiativa. Niente a che vedere dunque con quel intercalaere ossessivo di "cabròn" che ci perseguita come un insulto sanguinoso in ogni film sul cartello della droga (hollywoodiano), come "Il procuratore" di Ridley Scott.
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