di mariuccia ciotta
Melting pot..... |
L'auto-riforma annunciata
dell'Academy of Motion Picture, in risposta alle polemiche intorno all'Oscar passato in
candeggina, non ha placato Hollywood che teme la cerimonia di consegna il 28 febbraio
al Dolby Theatre, nonostante la presenza sul palco del comico black Chris Rock.
Contestazioni e diserzioni di grandi star
sono ancora nell'aria, e il boicottaggio continua, secondo le
dichiarazione di Spike Lee, promotore della campagna virale #OscarsSoWhite, che
pur apprezzando l'iniziativa di Cheryl
Boone Isaacs, presidente dell'Academy,
ha annunciato che quella sera “Andrò alla partita dei Knicks".
Tre anni sono passati
dall'insediamento di Isaacs, donna african-american ma negli ultimi due anni
zero nominati di colore “non bianco” e nulla è cambiato nella composizione di
genere dei 6000 membri, il 94% maschi caucasici, età media 63. Troppo lontano il 2020, quando donne e
minoranze etniche dovrebbero raddoppiare, secondo la riforma, che per ora ha
solo stabilito l'ingresso di tre nuovi membri
nel consiglio direttivo.
E a parte lo scetticismo sui
movimenti lenti dell'istituzione che assegna la statuetta d'oro, la città del
cinema è percorsa da una controffensiva silenziosa, ispirata alle infelici
dichiarazioni di Charlotte Rampling, candidata come migliore attrice, per cui
“evidentemente i neri non si meritavano la nomination”. E poi che “vinca chi se
lo merita”.
E qui il sistema per riequilibrare l'Academy diventa insidioso
perché nessuno vuol “vincere” grazie al motivo per cui è stato escluso in passato, il sesso o
l'etnia. Eppure il mondo del cinema americano sa che dovrà pur rimediare agli effetti discriminatori che
hanno prodotto (e producono) “indebiti vantaggi per i bianchi”, e non solo a
Hollywood. In gioco c'è una nuova forma di Affermative action (
inaugurata da John F. Jennedy nel 1961), l'”azione positiva” che mira a
ristabilire principi di equità etnica, sessuale e sociale, e ha il suo
precedente storico nella Reconstruction Era, quando dopo la guerra civile americana, per
un breve periodo (1865-1877) i neri del Sud
godettero di pari diritti e di piena libertà.
Chery Boone Isaacs, presidente dell'Accademia |
Insomma, non sarà facile
per Cheryl Boone Isaacs rispondere alle
sollecitazioni di Spike Lee “fa' la cosa giusta”.
Le anticipazioni, però,
sembrano promettere bene. Evitata la pratica controversa delle “quote”, la riforma propone di far decadere il diritto
di voto dopo dieci edizioni agli
associati non più attivi, così da rinnovare il “parco” dei votanti, che di
conseguenza inviteranno altri nuovi soggetti (basta la raccomandazioni di due
membri). E se il diritto d'ingresso e di voto a vita resta esclusivo per nominati e vincitori dell'Oscar, la rimozione
dei “baroni” permetterà un'inversione di tendenza, uno sguardo più “ibrido”,
anche ai capo-settori (regia, fotografia, sceneggiatura., etc) autorizzati a
chiamare chi si è distinto in film di
successo, commerciale o di critica.
Il punto è che non solo i
neri e le donne subiscono l'egemonia bianca e maschile, ma il cinema tutto
fuori dall'ordine politico-estetico, i film non mainstream. Limite e decadenza
dell'Oscar e di Hollywood. Tanto che la “minoranza” appare proprio quella che siede sugli scranni
dell'Academy e premia solo i sapori conosciuti, come nei talent-show.
La situazione dal 2012 non è migliorata troppo.... |
Il regista di Creed, a destra di Stallone, Ryan Coogler |
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