di Roberto Silvestri
Un altro lutto di questo ottobre crudele, dopo la morte di Chantal Akerman, Paolo Zappelloni e Morando Morandini. "Gli animali sono miei amici diceva G.B. Shaw, e io non mangio i miei amici". Le piaceva molto questa frase, da vegana drastica e pacifista gandhiana. E' morta, giovannissima, ieri per un male che non si è riusciti a curare, la giornalista Maria Grazia Capulli, che dalla laurea in lettere classiche e dal Messaggero approdò a Rai2 verso la metà degli anni 90, ha condotto il tg ed è stata responsabile di numerosi programmi a carattere sociale e culturale.
Ma il suo passaggio, veloce e effimero, nella rete tv post craxiana, resta indimenticabile grazie alla sua prima, piccola ma geniale, apparizione. Che resta una delle poche perle della tv pubblica, degna nei ricordi delle telecronache di Carosio, Ciotti e Pizzul, di Olimpia Carlisi a Saremo, della rassegna dei film di Lubitsch a cura di Vieri Razzini e del ciclone Ghezzi e di tutto ciò che sfuggì al sismografo del censore isterico.
Un programma solo, ma che ci convinse che il pagamento del canone poteva essere giustificato, e perfino effettuabile sulla bolletta della luce. La televisione che informa, che si apre al mondo, che ha un fine culturale da perseguire, al di là degli indici di ascolto e che rende più maturi e informati, è quella che vorremmo, perfino pagando più di quanto non paghiamo oggi per Sky.
Capulli conduceva infatti una trasmissione davvero destabilizzante. L'idea era semplice, ma sovversiva come un editoriale di Potere Operaio. Fare servizio pubblico. Commentava infatti e collegava con "grazia" i servizi giornalisti più interessanti e anti sistemici tratti dai tg di tutto il mondo. E tradotti o sottotitolati. Invece di ridere con il sorriso fotocopiato, qualunque notizia si dia, come succede oggi, Capulli partecipava emotivamente alla notizia. E' stata infatti la anchor woman più "hitchcockiana" della storia. Aria fresca per il teleabbonato. Poco dopo però, con l'arrivo della triade di Segrate (lui, uno e trino per i tre canali privati che poi hanno clonato i tre pubblici) tutto crollò. Anche i suoi programmi e la sua carriera. Quella che il tg2 sbandiera con tanta retorica. Adesso i tg sembrano una offesa a quel piccolo programmino condotto da Maria grazia Capulli e che subito venne chiuso. Bisognava riportare tutti comodamente nelle proprie case-prigioni, e al masimo i tg dovevano raccontare i fatti della porta accanto. Non posso sostenere che la malattia di Maria Grazia Capulli sia conseguenza delle decisioni dei vertici giornalistici della Rai né delle radiazioni maligne che Saxa Rubra e Viale Mazzini hanno così giocondamente e involontariamente diffuso. Non ho le prove. Ma quella tv pubblica di Capulli jr. prima o poi la faremo. "Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo" era il suo motto, rubato a Gandhi. In quel programma lo abbiamo visto in faccia.Tutto il bello che c'è.
ps. Ovviamente dividerei il merito di quel magnifico programma del tg2 con Alberto La Volpe direttore del Tg2 dal 30 dicembre 1989 al 19 luglio 1993
ps 2 Mi viene in mente chissà perché il grande giornalista Rai Santo Della Volpe, "una vita per l'articolo 21", morto anche lui giovanissimo, a 60 anni. Ma Saxa Rubra non è che ha l'amianto, materiale o spirituale, da qualche parte?
ps 3. Magari aiutatemi a ricordare i nomi di tutti i giornalisti bravi che sono stati costretti al silenzio o hanno dovuto ricorrere alla magistratura perché messi da parte per motivi squadristici... Tiziana Ferrario Piero Damosso, Paolo Di Giannantonio Elisa Anzaldo Maria Luisa Busi.... aiutatemi a raccontare le loro storie o ad aggiungere altri nomi.....
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