Mariuccia Ciotta
Leone d'oro a sorpresa, il piccione esistenzialista di Roy Andersson
che ha battuto Birdman di Inarritu, il favorito alla Mostra di Venezia
2014, è ora nelle sale italiane, opera stralunata del regista settantenne di
Goteborg.
Quanto sarebbe triste la Svezia se non fosse per due svitati venditori ambulanti di “cose che fanno ridere la gente”, Sam e Jonathan, una coppia più vicina a Oliver e Hardy travestiti da becchini che a Don Chiscotte e Sancho Panza (secondo il regista).
Quanto sarebbe triste la Svezia se non fosse per due svitati venditori ambulanti di “cose che fanno ridere la gente”, Sam e Jonathan, una coppia più vicina a Oliver e Hardy travestiti da becchini che a Don Chiscotte e Sancho Panza (secondo il regista).
Già il titolo dice il tono
surreal-comico-filosofico del film, Un
piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza (En duva satt på en gren och funderade på tillvaron). Il titolo del film è un riferimento al quadro Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel il Vecchio. Il dipinto raffigura un paesaggio rurale invernale, con alcuni uccelli appollaiati sui rami degli alberi. Andersson disse che immaginò gli uccelli della scena guardare le persone sotto di loro, ed immaginare cosa stessero facendo. Un Aki Kaurismaski
in combutta con Monsieur Hulot, humour ghiacciato da tragi-commedia con i due
figuri, che spacciano canini “extra-lunghi” di vampiro, “classici” sacchetti
ridacchianti e l'orribile maschera dal “dente solitario”.
Il film parte esilarante in piani sequenza catatonici, dentro locali deprimenti, personaggi solitari e imbambolati, dialoghi nonsense, colpi di scena inverosimili, numeri di danza demenziali e si avvia verso “quadretti” seriali di gag, straziante nella sfortuna che perseguita Sam e Jonathan (Nils Westblom e Holger Andersson).
Il film parte esilarante in piani sequenza catatonici, dentro locali deprimenti, personaggi solitari e imbambolati, dialoghi nonsense, colpi di scena inverosimili, numeri di danza demenziali e si avvia verso “quadretti” seriali di gag, straziante nella sfortuna che perseguita Sam e Jonathan (Nils Westblom e Holger Andersson).
Nessuno compra gli stupidi giochetti che i
due maldestri venditori offrono a botteghe e passanti, e saranno loro i veri
“giocattoli”, sognatori e nostalgici di altre epoche, catapultati in mondi
immaginari. Una disadorna caffetteria diventa set di un musical corale e poi
scenario dell'esercito di re Carlo XII di Svezia con il suo esercito in alta
tenuta militare che sfila diretto alla grande battaglia contro i russi di
Pietro il Grande, per poi tornare lacera e sconfitta. Il re, giovane e
grazioso, si concede un bicchiere al bancone e un idillio fugace con il
cameriere.
Incursioni nella pittura di Otto Dix (ispiratore dichiarato
di Andersson), tra crudeltà e tenerezza, nella spietata liturgia della
borghesia svedese che si diletta, tanto per ridere, a bollire gli schiavi in un
gigantesco container rotante. Altre digressioni, altri pensieri all'humour nero
di Sam e Jonathan, che ascoltano a manetta una vecchia canzone lacrimosa nella
loro stanzuccia offerta dall'assistenza sociale.
Terzo capitolo della Trilogia vivente (il
primo ha vinto il premio della giuria a Cannes 2011), l'ipnotica commedia
filosofeggia con le sue marionette in
soliloquio, anime perse ma resistenti come la risata agghiacciante del
misterioso sacchetto, molto apprezzato in tutte le feste, party e
funerali.
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