giovedì 12 febbraio 2015

Cinquanta sfumature di grigio. Il corpo e la frusta versione Harmony

La mano di Christian Grey e il collo di Anastasia Steele
Mariuccia Ciotta

Cinquanta sfumature di grigio, cento milioni di libri venduti nel mondo, mille copie del film distribuite da oggi in Italia e chissà quante in Usa il giorno di San Valentino. Anteprima alla Berlinale e subito in sala dove migliaia di spettatori hanno già acquistato il biglietto (è record internazionale di prevendite). Un fenomeno extra-cinematografico nato sulla rete, dove la scrittrice inglese E.L. James, alias Erika Leonard, lo ha postato nel 2011, prima su siti fanfiction ispirati a Twilight, la saga di Stephenie Meyer di cui è un'estensione psico-erotica, poi sul suo sito personale, dopo le reazioni scandalizzate dei social network. Ma è proprio il successo virale che ha scatenato la febbre di Cinquanta sfumature di grigio, primo di una trilogia - seguiranno il nero e il rosso - di cui il secondo capitolo è già in sala di montaggio (la Universal ha comprato i diritti per 3 milioni di dollari).
Sfumature non solo di Christian Grey (Jamie Dornan) - grigio di nome, di occhi e di perversione - ma anche di Harmony, la collana di romanzi al femminile che dal rosa romantico si accendono progressivamente verso una tenera sensualità e virano poi verso il rosso acceso del sesso esplicito, pornografia per signorine, stadi dal soft all'hard segnalati dal colore di copertina. 
Jamie Dornan e Dakota Johnson

Il film diretto da Sam (Samantha) Taylor-Johnson, artista concettuale britannica, specializzata in foto e video a centralità sessuale, è una risposta alla frase pronunciata dal protagonista, il ricco, famoso e giovane Grey: “Io non faccio l'amore, io fotto, e brutalmente”. Ah, lo vedremo, gli risponde la 21enne Anastasia Steele (Dakota Johnson, figlia di Don e Melanie Griffith), studentessa di letteratura inglese, che preferisce Thomas Hardy, quello di Via dalla pazza folla, a Jane Austen, quella di Orgoglio e pregiudizio. Già un segnale di inversione di ruoli. Il Dominatore di Seattle, amante del bondage, manette, frustini e sculaccioni, sarà dominato dalla “schiava sessuale”, l'ingenua, goffa, romantica di Portland, proprio come il vampiro di Twilight, che “non mi toccare”. Già, perché è lui l'oggetto, il corpo da prendere nel modo languido, infinitamente posticipato dal desiderio femminile, è lui che vive il trauma di Ms Robinson, la Anne Bancroft del Laureato di Mike Nichols, qui (ancora solo evocata) signora Elena Lincoln, che lo sottomise alle sue voglie quando aveva 15 anni. Un'amica della madre adottiva (Marcia Gay Harden), complice indiretta della violenza subita da Christian, doppiamente sfortunato: la sua vera madre, morta quando lui aveva 4 anni, era una prostituta gonfia di crack, e di orrori carnali gliene ha mostrati parecchi, come successe alla Marnie di Hitchcock (guarda caso, Tippy Hedren era la nonna di Dakota Johnson, la protagonista). Le madri “cattive” furoreggiano in Cinquanta sfumature di grigio, anche quella di Anastasia è un tipo plurisposato e distratto, mentre domina “l'evanescenza del padre”. I papà sono tutti morti, insieme all'autorità paterna. 

Le regole del gioco sessuale vanno ridefinite, sarà lei a dettarle. Ma. Il film ha un andamento lento senza brio, disegnato con il righello, e dove le ellissi narrative servono maldestramente (dialoghi e flash da fotoromanzo) a saltare nella “stanza dei giochi”, la camera a luci rosse dove il capitano d'industria - grattacielo lucido intitolato al suo nome - tiene gli arnesi da “tortura”, unico motore di eccitazione, porno-repertorio che Anastasia dovrà sottoscrivere in un contratto con “quel che ti farò”. Mani legate, e colpetti di frusta, escluse le pratiche più basse per volontà di lei, che da vergine passa con nonchalance al tavolo del marchese de Sade. Niente male per la studentessa, commessa per pagarsi gli studi in un negozio di ferramenta, che ha la fortuna di intervistare lo “scapolo d'oro” al posto dell'amica per il giornale universitario. Viaggi in elicottero, rarissime prime edizioni di libri, abiti e auto rosse in regalo. Una pretty woman a rovescio. E' lui il prostituto (di se stesso) da redimere.
Il minuetto tra amore romantico e nudo integrale di lei, attrice modella (lo è anche lui per l'intimo di Calvin Klein) distesa, piegata, appesa sempre in pose e cromatismi patinati, su musica di Danny Elfman, è privo della carica erotica di Twilight, Dracula incontra ragazza di campagna, e di Flash Dance, padrone incontra operaia ballerina. Il “pervertito” Christian nasconde un cuore d'oro, è plasmabile, arrendevole, protettivo, e anche se “io non dormo mai con una donna”, cede passo passo alle gioie dell'amore. Il braccio di ferro tra Anastasia che rivendica rispetto e libertà e l'uomo “malato” che cova dolore, e fa sesso in un rituale da bancario più che da banchiere, ha il sapore dannunziano dei romanzi di Liala. 
Jamie Dornan modello di Calvin Klein

Cinquanta sfumature di grigio è un film visivamente e morbosamente elementare, stretto nei confini dell'autocensura (eppure vietato ai minori di 18 anni in Usa e in Gb), lontane le performance grondanti fantasie proibite di Catherine Breillat, un corpo liscio da obitorio, che però s'inserisce nella difficile ricerca di una sessualità anti-machista. Un film da “donne piccole”, che di questi tempi ne sanno più di Christian Grey di sesso estremo, e sono alla ricerca di qualcosa di “super eccitante”. Qualcosa che le faccia sobbalzare, come le frustate alla fine davvero pornografiche, secondo la lezione di 12 anni schiavo, che colpiscono violentemente il fondo schiena di Anastasia. Ma come, tutto qua? Niente 120 giornate di Sodoma, solo lo sfogo del capitalista che ha appena saputo del crollo in Borsa delle sue azioni. 


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