La mano di Christian Grey e il collo di Anastasia Steele |
Mariuccia Ciotta
Cinquanta sfumature di grigio, cento
milioni di libri venduti nel mondo, mille copie del film distribuite
da oggi in Italia e chissà quante in Usa il giorno di San Valentino.
Anteprima alla Berlinale e subito in sala dove migliaia di spettatori
hanno già acquistato il biglietto (è record internazionale di
prevendite). Un fenomeno extra-cinematografico nato sulla rete, dove
la scrittrice inglese E.L. James, alias Erika Leonard, lo ha postato
nel 2011, prima su siti fanfiction ispirati a Twilight, la
saga di Stephenie Meyer di cui è un'estensione psico-erotica, poi
sul suo sito personale, dopo le reazioni scandalizzate dei social
network. Ma è proprio il successo virale che ha scatenato la febbre
di Cinquanta sfumature di grigio, primo di una trilogia -
seguiranno il nero e il rosso - di cui il secondo capitolo è già
in sala di montaggio (la Universal ha comprato i diritti per 3
milioni di dollari).
Sfumature non solo di Christian Grey (Jamie Dornan) -
grigio di nome, di occhi e di perversione - ma anche di Harmony, la
collana di romanzi al femminile che dal rosa romantico si accendono
progressivamente verso una tenera sensualità e virano poi verso il
rosso acceso del sesso esplicito, pornografia per signorine, stadi
dal soft all'hard segnalati dal colore di copertina.
Jamie Dornan e Dakota Johnson |
Il film diretto da Sam (Samantha)
Taylor-Johnson, artista concettuale britannica, specializzata in foto
e video a centralità sessuale, è una risposta alla frase
pronunciata dal protagonista, il ricco, famoso e giovane Grey: “Io
non faccio l'amore, io fotto, e brutalmente”. Ah, lo vedremo, gli
risponde la 21enne Anastasia Steele (Dakota Johnson, figlia di Don e
Melanie Griffith), studentessa di letteratura inglese, che preferisce
Thomas Hardy, quello di Via dalla pazza folla, a Jane Austen,
quella di Orgoglio e pregiudizio. Già un segnale di
inversione di ruoli. Il Dominatore di Seattle, amante del bondage,
manette, frustini e sculaccioni, sarà dominato dalla “schiava
sessuale”, l'ingenua, goffa, romantica di Portland, proprio come il
vampiro di Twilight, che “non mi toccare”. Già, perché è lui
l'oggetto, il corpo da prendere nel modo languido,
infinitamente posticipato dal desiderio femminile, è lui che vive il
trauma di Ms Robinson, la Anne Bancroft del Laureato di Mike
Nichols, qui (ancora solo evocata) signora Elena Lincoln, che lo
sottomise alle sue voglie quando aveva 15 anni. Un'amica della madre
adottiva (Marcia Gay Harden), complice indiretta della violenza
subita da Christian, doppiamente sfortunato: la sua vera madre, morta
quando lui aveva 4 anni, era una prostituta gonfia di crack, e di
orrori carnali gliene ha mostrati parecchi, come successe alla Marnie
di Hitchcock (guarda caso, Tippy Hedren era la nonna di Dakota
Johnson, la protagonista). Le madri “cattive” furoreggiano in
Cinquanta sfumature di grigio, anche quella di Anastasia è un
tipo plurisposato e distratto, mentre domina “l'evanescenza del
padre”. I papà sono tutti morti, insieme all'autorità paterna.
Le regole del gioco sessuale vanno
ridefinite, sarà lei a dettarle. Ma. Il film ha un andamento lento
senza brio, disegnato con il righello, e dove le ellissi narrative
servono maldestramente (dialoghi e flash da fotoromanzo) a saltare
nella “stanza dei giochi”, la camera a luci rosse dove il
capitano d'industria - grattacielo lucido intitolato al suo nome -
tiene gli arnesi da “tortura”, unico motore di eccitazione,
porno-repertorio che Anastasia dovrà sottoscrivere in un contratto
con “quel che ti farò”. Mani legate, e colpetti di frusta,
escluse le pratiche più basse per volontà di lei, che da vergine
passa con nonchalance al tavolo del marchese de Sade. Niente male per
la studentessa, commessa per pagarsi gli studi in un negozio di
ferramenta, che ha la fortuna di intervistare lo “scapolo d'oro”
al posto dell'amica per il giornale universitario. Viaggi in
elicottero, rarissime prime edizioni di libri, abiti e auto rosse in
regalo. Una pretty woman a rovescio. E' lui il prostituto (di
se stesso) da redimere.
Il minuetto tra amore romantico e nudo
integrale di lei, attrice modella (lo è anche lui per l'intimo di
Calvin Klein) distesa, piegata, appesa sempre in pose e cromatismi
patinati, su musica di Danny Elfman, è privo della carica erotica di
Twilight, Dracula incontra ragazza di campagna, e di Flash
Dance, padrone incontra operaia ballerina. Il “pervertito”
Christian nasconde un cuore d'oro, è plasmabile, arrendevole,
protettivo, e anche se “io non dormo mai con una donna”, cede
passo passo alle gioie dell'amore. Il braccio di ferro tra Anastasia
che rivendica rispetto e libertà e l'uomo “malato” che cova
dolore, e fa sesso in un rituale da bancario più che da banchiere,
ha il sapore dannunziano dei romanzi di Liala.
Jamie Dornan modello di Calvin Klein |
Cinquanta sfumature di grigio è
un film visivamente e morbosamente elementare, stretto nei confini
dell'autocensura (eppure vietato ai minori di 18 anni in Usa e in
Gb), lontane le performance grondanti fantasie proibite di Catherine
Breillat, un corpo liscio da obitorio, che però s'inserisce nella
difficile ricerca di una sessualità anti-machista. Un film da “donne
piccole”, che di questi tempi ne sanno più di Christian Grey di
sesso estremo, e sono alla ricerca di qualcosa di “super
eccitante”. Qualcosa che le faccia sobbalzare, come le frustate
alla fine davvero pornografiche, secondo la lezione di 12 anni
schiavo, che colpiscono violentemente il fondo schiena di
Anastasia. Ma come, tutto qua? Niente 120 giornate di Sodoma, solo lo
sfogo del capitalista che ha appena saputo del crollo in Borsa delle
sue azioni.
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