di Mariuccia Ciotta (*)
"Da quando Donald Trump ha etichettato Hillary Clinton come 'nasty woman'
(donna odiosa, ndr), l'espressione è diventata un termine onorifico per
qualunque donna” scrive nell'introduzione al catalogo Jay Weissberg, giovane
direttore americano delle Giornate del cinema muto di Pordenone, e critico di Variety. L'edizione n. 36 è più che mai dentro il mondo sonoro, e non
solo per lo stupendo accompagnamento musicale dei film, ma soprattutto per la
sintonia con il presente, a cominciare dall'eco delle guerre nella sezione a
cura di Sergio G. Germani dedicata ai documentari sulle imprese coloniali in
Libia di Luca Comerio, che mostra fotogrammi piangenti con i mucchi di cadaveri
del “nemico arabo” e le “entusiastiche” scorribande dell'esercito italiano, dei
feroci ascari eritrei, dello “squadrone bianco” della cavalleria (impegnato, a
colori, in una traversata fluviale non poco imbarazzante e perfino umoristica),
del genio e dell'artiglieria. Materiali “rimodellati” e restituiti
all'attualità, anni fa, da Gianikian/Ricci Lucchi in Dal Polo all'Equatore.
Luca Comerio. Come si trattavano i libici |
E in programma c'è anche il precursore, o l'antagonista, di quel
“cinema del reale” oggi al centro dell'interesse cinefilo, quello
saggistico-etnografico delle origini, filone Lumière, nelle sezioni “Africa
silenziosa in Norvegia” e “Film di viaggio sovietici” che, soprattutto in
quest'ultimo caso, lascia molto poco spazio alla flagranza del profilmico o
all'autore che guarda, già sostituendolo con l'autore che “si guarda” e alla
astrazione concettuale.
Il popolo della foresta di Alexander Litvinov |
Abbiamo compiuto infatti con Alexander Litvinov (specialista
in film polizieschi azeri) un viaggio impertinente ma etnogeografico nella
Siberia del popolo Udege, argomento del film non fiction Lesniye Liudi (Urss 1928), ovvero Il Popolo della foresta, proprio lì dove Dersu Uzula ci condurrà
decenni dopo negli Ussuri in compagnia di Akira Kurosawa. E sembra di
penetrare, anche grazie alla complicità di un esploratore, topografo, geografo
come Vladimir Arsenyev (che proprio attraverso Dersu, fu introdotto in quella
comunità) nella vita e nelle opere di una tribù nativa simile a quelle della
non lontana America. E come quelle cancellata nei suoi tratti migliori.
Costruzione sostenibile delle canoe, caccia e pesca non chimica, tende
ecosostenibili, comunismo da caccia, sciamani e droghe e estasi di ogni tipo, grande
scienza della natura e dei suoi segreti più intimi, ma anche pericolose
arretratezze scolastico-sanitare saranno cancellate in nome di una più
egualitaria forma di progresso agricolo-sedentario e del socialismo da
costruire in un solo paese (e il regista ci fa capire, un po' alla Kropotkin,
il principe anarchico che fu geografo negli stessi luoghi, che i paesi
dell'Urss sfortunatamente per Stalin sono molti più di uno) che non valorizzerà
anzi smorzerà l'energia dal basso dei popoli insorti.
Anne Fougez |
In fatto di flagranza storica, però, a catalizzare l'attenzione
sono le Nasty Women, le ragazze cattive degli anni Dieci, parenti
strette delle Funny Girl, declinate in tre programmi di corti targati Usa e
Francia, ma dilaganti fuori sezione e in presenza di notevoli star italiane
come Anna Fougez, tarantina, che dietro i magnifici abiti fruscianti
(realizzati da lei stessa) nasconde l'innocenza ruvida di una pastorella in Fiore selvaggio di Gustavo Serena, 1921, unico titolo sopravvissuto della sua
ampia filmografia e del quale è anche sceneggiatrice.
La diva tarantina Anne Fougez |
E ancora un'altra diva
del muto dall'Italia, Leda Gys, quasi gemella di Clara Bow, bruna elettrica e
monellesca in La trappola di Eugenio Perego, 1922, dove
si traveste da gladiatore, da pellerossa e da sciantosa per vendicarsi di una
capricciosa prima donna, e mette in scena una grandiosa burla a danno delle
suore di un collegio in cui è intrappolata. La bionda longilinea Fougez e la
bruna esplosiva Gys, che sarà moglie del produttore Gustavo Lombardo (suo
figlio Goffredo fonderà la Titanus) e prima ancora amante di Trilussa,
testimoniano la sorprendente modernità delle protagoniste del nostro cinema
anni Venti, la loro centralità di sguardo, la fluidità gender difficile da
ritrovare sugli schermi di oggi.
Anna Fougez in "Fiore selvaggio" |
Da includere nelle “nasty” allegre anche la Louise Brooks degli
esordi a Hollywood in un film ritrovato in parte, 23', dallo storico e
presidente del Silent Film Festival, Robert Byrne, Now we're in the air di Frank R. Strayer, 1927, farsa bellica, prima guerra mondiale con
Wallace Beery, dove l'attrice del Kansas ha già lo stile della futura Lulu,
capelli alla maschietta, pelle bianca e abito nero da ballerina, solo che qui,
nella sua breve apparizione, assomiglia a una fatina splendente caduta tra una
squadra di rudi aviatori e non la seduttrice mortale di Pabst.
Leda Gys |
E' “cattiva”, sempre come complimento, Pola Negri, che sarà femme
fatale hollywoodiana (lei era polacca), in La tessera gialla, girato in Germania nel 1918 da Victor Janson
e Eugen Illés. Cupo e stupefacente documento della Varsavia ancora occupata dai
tedeschi, prima guerra mondiale, sul set che diventerà il temibile Ghetto da cancellare. E
poi a San Pietroburgo, dentro l'antisemitismo della Russia zarista che non
consentiva agli ebrei di alloggiare in città, a meno che, succede al
personaggio di Pola Negri, non si richiedesse la “tessera gialla”, marchio
delle donne di malaffare, parente della stella gialla nazista. Così lei
inganna, scambia l'identità con una morta, tenta il suicidio e si finge
un'altra per accedere all'università, che la premierà, come studentessa di medicina modello.
Tutt'altro ritmo per l'impertinente bellezza bionda Ruth Dwyer di The Reckless Age di Harry Pollard, 1924, dove nelle vesti di un'ereditiera innesta
una commedia degli equivoci esilarante, con un falso duca, interpretato da
William Audtin, sosia di John Waters.
Pola Negri in Carmen |
Per tornare alle autentiche Nasty Women del programma, ecco la
numero uno francese, Léontine, che cambia nome a seconda del paese dove viene
esportata con le sue 21 slapstick comedy travolgenti (molte delle quali purtroppo
perdute). La peste adolescente è insaccata in abiti a quadretti tipici delle
brave ragazze alla Mary Pickford, anche se lei è una fabbrica di scherzi
disastrosi, un pericolo pubblico capace di allagare appartamenti, dare fuoco a
tendaggi, distruggere negozi di vasellame, e far ruzzolare folle di inseguitori
con la sua tecnica della corda tesa. Léontine è certo più vicino a certe Funny
Girl americane che sfidavano le comiche di Mack Sennett o alle acrobazie di
Harold Lloyd. Donne che nella loro frenesia distruttiva ancora non fanno paura
agli uomini perché collocate in un'età pre-adolescenziale, oppure semplicemente
buffe e goffe. Gli anni Quaranta, però, preparano il dopo Nasty Women. Le Dark
Lady. E avranno la pistola.
The Reckless Age con Ruth Dwyer |
* pubblicato su Alfabeta.2
Nessun commento:
Posta un commento