di Roberto Silvestri
Olivier Assayas |
Engadina |
E', nel racconto dell'autore, il viaggio di se stesso regista, il francese Olivier Assayas, con una attrice-star, la connazionale Juliette Binoche, non più giovanissimi ma con la quale, giovanissimo, iniziò la carriera e condivise il successo e vuole oggi ripercorrere quel tragitto antico comune, prendendo a pretesto un allestimento teatrale in fieri da preparare in uno chalet di montagna.
In realtà il viaggio è per i sentieri aspri, sterrati, e a
volte interrotti, della memoria, con i suoi lati triviali, rimossi, coriacei.
Macerie pericolose da rivoltare. Si può rivivere l'innocenza della
giovinezza, quando si scoprì il mondo per la prima volta? Oppure vincerà la
sensazione di essere ormai fuori dal tempo, di non comprendere più il mondo che
ci circonda?
E' così che un film di viaggio, da “turisti per caso”, si
trasforma in un road movie spirituale e anche in una meditazione sull'arte,
sulla possibilità del cinema di riprendere anche l'invisibile: “Che tutto
ritorni senza fine è l'estremo incontro del mondo del divenire con il mondo
dell'essere: la punta più alta della meditazione”. Nietzsche, appunto.
Ma partiamo dall'inizio.
Juliette Binoche |
Kristen Stewart, Assayas, Chloe Grace Moretz e Binoche a Cannes |
Kristen Stewart |
Assayas e Binoche si
conobbero nel 1985, all'epoca di Rendez vous. scritto da Assayas per
Techiné.
E continuano a palleggiare emozioni, strizzatine d'occhio ed esperienze. Ma faranno incursioni, più o meno
discrete, nel film anche: il mito dell'eterno ritorno di Nietzsche anche
nella versione “blockbuster di fantascienza hollywoodiani”; le dense armonie
settecentesche di Georg Friedrich Haendel e Johann Pachelbel e il rock; lo stile
e le tecniche di recitazione europee e americane; i paparazzi “assassini” e lo
star system preadolescenziale di oggi e di Eva contro Eva (ovvero come
scalzare dal loro piedistallo i grandi maestri e prenderne il posto, e
viceversa, come impedire alle giovani generazioni di ripetere gli stessi errori
di presunzione, arroganza e cinismo delle precedenti). Wenders, Fassbinder e
Herzog e perfino un classico muto del filmaker tedesco, poi nazista, Arnold
Frank, pioniere del cinema di montagna.
Nel 1924 Arnold Frank filmò Le phenomène nuageux de Moloja: 14 minuti (ne restano 9) sul famoso “serpente di nuvole” che si forma in Engadina, durante l'autunno, sul colle Maloia, per l'aria umida che si alza dai laghi italiani e avanza sulle Alpi disegnando un lungo pitone che striscia nell'aria. Girato quasi tutto tra l'Alto Adige e le Alpi svizzere, e racchiuso tra il fenomeno filmato nel 1924 e lo stesso fenomeno filmato a colori da Assayas per l'occasione, infatti, Sils Maria racconta la storia di una attrice, Maria Enders (Binoche), diventata famosa a 18 anni per aver interpretato a teatro il ruolo di Sigrid, ambiziosa e affasciante ventenne disposta a tutto per il potere, che conduce al suicidio la più matura Helena, che le si mette naturalmente di traverso. Una tragedia d'ufficio.
Vent'anni dopo Maria Enders è stuzzicata dalla possibilità di tornare a solcare le scene, interpretando proprio il ruolo della suicida, Helena. “Lo faccio? Non lo faccio? Siccome devo tutto all'autore di quel dramma, che poi fu il film che mi lanciò, lo farò”....Il film racconta la lunga marcia di avvicinamento a quel testo e a quel ruolo così ostile, scritto da un drammaturgo amato e appena morto, Wilhelm Melchior, l'ambiguità nell'interpretazione dei due personaggi, complessi e ricchi di sfumature e intenzioni, l'incrocio di sensibilità tra attrice matura e attrice giovane e tra Marie e la sua collaboratrice segretaria, Valentine (Stewart) che studiano insieme il copione, nello chalet incantato dell'Engadina, prestatole dalla vedova di Melchior (Angela Winkler che, assieme a Hans Zischler, segna il passaggio non casuale, nel film, del “nuovo cinema tedesco”).
Il film si può anche interpretare come un tributo commuovente a chi restò fedele per tutta la vita all'adolescenziale modo di intendere il mestiere di produttore cinematografico come colui che mette caos nell'ordine. All'anarchico pestifero (qui coproduttore tedesco per la Pandora) Karl Baumgartner. Detto Baumi. Morto poco tempo fa e che ha lasciato un vuoto incolmabile nel cinema europeo di ricerca e sperimentazione di altri piaceri.
Nel 1924 Arnold Frank filmò Le phenomène nuageux de Moloja: 14 minuti (ne restano 9) sul famoso “serpente di nuvole” che si forma in Engadina, durante l'autunno, sul colle Maloia, per l'aria umida che si alza dai laghi italiani e avanza sulle Alpi disegnando un lungo pitone che striscia nell'aria. Girato quasi tutto tra l'Alto Adige e le Alpi svizzere, e racchiuso tra il fenomeno filmato nel 1924 e lo stesso fenomeno filmato a colori da Assayas per l'occasione, infatti, Sils Maria racconta la storia di una attrice, Maria Enders (Binoche), diventata famosa a 18 anni per aver interpretato a teatro il ruolo di Sigrid, ambiziosa e affasciante ventenne disposta a tutto per il potere, che conduce al suicidio la più matura Helena, che le si mette naturalmente di traverso. Una tragedia d'ufficio.
Vent'anni dopo Maria Enders è stuzzicata dalla possibilità di tornare a solcare le scene, interpretando proprio il ruolo della suicida, Helena. “Lo faccio? Non lo faccio? Siccome devo tutto all'autore di quel dramma, che poi fu il film che mi lanciò, lo farò”....Il film racconta la lunga marcia di avvicinamento a quel testo e a quel ruolo così ostile, scritto da un drammaturgo amato e appena morto, Wilhelm Melchior, l'ambiguità nell'interpretazione dei due personaggi, complessi e ricchi di sfumature e intenzioni, l'incrocio di sensibilità tra attrice matura e attrice giovane e tra Marie e la sua collaboratrice segretaria, Valentine (Stewart) che studiano insieme il copione, nello chalet incantato dell'Engadina, prestatole dalla vedova di Melchior (Angela Winkler che, assieme a Hans Zischler, segna il passaggio non casuale, nel film, del “nuovo cinema tedesco”).
Il film si può anche interpretare come un tributo commuovente a chi restò fedele per tutta la vita all'adolescenziale modo di intendere il mestiere di produttore cinematografico come colui che mette caos nell'ordine. All'anarchico pestifero (qui coproduttore tedesco per la Pandora) Karl Baumgartner. Detto Baumi. Morto poco tempo fa e che ha lasciato un vuoto incolmabile nel cinema europeo di ricerca e sperimentazione di altri piaceri.
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