mercoledì 11 settembre 2019

Mostra di Venezia 76. Commento ai premi, e altro Sole, Nevia e Effetto Domino


Roberto Silvestri
J'accuse di Roman Polanski, gran premio della giuria


L'ufficiale di artiglieria franco-ebreo Dreyfus, alla fine del film di Polanski J'accuse, davanti al nuovo primo ministro Georges Picquart che, difendendolo - nonostante un antisemitismo mai celato - ha fatto la più brillante delle carriere politiche, liberandosi uno dopo l'altro dei suoi spergiuri rivali, e non meno conservatori di lui, gli ribadisce che la liberazione dal carcere non basta a risarcirlo dei danni inferti dai generali clericali alla sua carriera militare... Ma Picquart non muove un muscolo. Che si accontenti, l'ebreuccio. Lo stesso atteggiamento della giuria che con sei voti su sette ha premiato con il Leone d'oro un mediocre Joker, tutto un montaggio di scene madri simil main street e interpretato da un Joaquim Phoenix lasciato libero di esibire tutti i suoi super poteri recitativi, immensi, ma come se si trattasse del booking di un principiante. L'ubriaco, il drogato, il pazzo scatenato, il celebro leso.... su questo terreno Franco Maresco è un dio. E allora? Solo un premietto?
Il finale del film di Polaski è agghiacciante, molto polemico e disperato, altro che l' happy end frainteso dal recensore-stroncatore di Variety, Owen Gleiberman, in una delle ricensioni che un tempo gli sarebbero costata il posto (perché è politica, ideologica, moralista...). Per Variety infatti è importante giudicare solo il potenziale di mercato di un film e spiegarne la presumibile gittata (ha ambizioni da blockbuster? È limitato al circuito d'essai? E solo per i festival d'arte? Giro grosso, giro marginale, mercati europei, università, gallerie d'arte? etc...). E scrivere sprezzantemente, come fa Gleiberman, che si tratta di un “wikipedia-movie” prché lui separa l'uomo dall'opera ed è l'opera una oscenità, non vuol dire nulla. Ci sono voci su wikipedia che potrebbero essere sceneggiature perfette (vedi quella dedicata a Aldo Braibanti).
Sembra proprio, quella scena finale, il commento finale ai premi della settantaseiesima edizione di un festival d'arte cinematografica che tra le sue vittime non conta soltanto Cristiana Paternò e Teresa Cavina, finite sulla sedia a rotelle per incidenti al Lido, in bici e a piedi, ma anche Roman Polanski che non ha vinto un meritato Leone d'oro o Mario Martone il cui lavoro su Edoardo meritava qualche riconoscimento. O Adam Driver. O la sceneggiatura di Baumbach o Soderbergh (giustamente Yonfan ha ironizzato per il suo premio solo obliquamente azzeccato). Il gran premio della giuria a J'accuse (assegnato di solito personalmente proprio dal presidente della giuria) sta a dimostrare che il pregiudizio di Lucrecia Martel rispetto a Polanski non è cambiato nei giorni della Mostra. Ma per mettere fine a ogni polemica sul suo frainteso (assicura lei) intervento di apertura alla Mostra, ecco arrivare un riconoscimento consolatorio. Strano. Martel è una regista eccellente, sperimentale e coraggiosa. Strano che non capisca che Polanski sia proprio tra gli iniziatori, nel 1969, del movimento “me too”, quando un femminicidio lo ha dolorosamente colpito, quello della moglie, e quando i media bigotti del mondo cominciarono a torturarlo indicandolo come il responsabile morale dell'omicidio Sharon Tate perché il suo 'satanismo' esplicito (in 'Rosmary's Baby') aveva sconvolto le menti oneste dei bravi ragazzi americani che ne erano usciti traumatizzati (un po' come gli italiani di fronte alla scena del burro di Ultimo tango a Parigi?). La persecuzione contro i due registi sessantottini doc cominciò allora. Prima del caso Geimer.
Intanto la stampa anglosassone (e italiana) continua il martellamento: “fugitive, disgraced, convincted rapist Polanski wins a prize”... e da noi si continua a usare la parola “stupro” per delocalizzarla e deviarla dai casi davvero inquietanti, seriali e frutto di uso distorto del potere (Weinstein, il presidente Trump, i mille casi di violenze sessuali domestiche...), proprio mentre Samantha Geimer, che fu la coprotagonista di quella controversa avventura sessuale, perseguitata dal tribunale di Los Angeles con ostinata e inquietante determinazione, per il reato di “corruzione di minorenne”, o “atti illeciti quasi tutti consenzienti su minore”, continua a prendere le distanze dalla campagna di linciaggio contro il cineasta franco-polacco di 83 anni e twitta: “Per quelli che mi insultano e mi usano, che twittano sul mio “statutory rape” prescritto dalla legge come se fosse porno, eccitati dall’uso di parole volgari. Congratulazioni a Roman. Mi dispiace per entrambi che il livello di corruzione del tribunale di Los Angeles sembri non finire mai». Dunque sostegno sincero, al regista polacco. Interessante questo accenno alla corruzione del tribunale di Los Angeles. Si tratta proprio di un affare interno a Hollywood. Polanski deve aver sconvolto nel profondo l'immaginario del cinema se la persecuzione continua così implacabilmente. Ci sono molti tipi di crimini sessuali e il nostro semplificare nella traduzione “statutory rape” con “stupro” dimostra come le fake new nascono per ignoranza e poi si diffondono implacabilente e involontariamente. Secondo la legge della California con “statutory rape” si intende che un adulto non può avere rapporti sessuali, anche se consenzienti, con un minore. Non solo. Un minore non può avere rapporti sessuali con un minore. E' lo stesso reato. Dunque non si dovrebbe banalizzare né equivocare. Non stupro, Ma statutory rape.


Tra i premi “minori” assegnati dalle giurie delle sezioni Orizzonti e delle Giornate degli autori, ricordiamo l'impressionante film guatemalteco La Llorona di Jayro Bustamante (che in questi giorni è a Toronto), sui morti viventi romeriani vendicatori del generale-dittatore Efrain Rios Mont per i massacri pianificati negli anni ottanta, anche contro la popolazione civile, donne vecchi e bambini. Il dittatore agì per ordine di Reagan e perché andava fermata la guerriglia comunista che si era rafforzata tra le popolazioni più povere, i maya, ma la repressione si trasformò a poco a poco in un genocidio terrificante (molto documentarismo indipendente statunitense raccontò “in diretta” anche quei crimini contro l'umanità, oltre a quelli perpetuati in Nicaragua e San Salvador, Honduras e Panama, e il presidente Clinton è stato costretto a chiedere scusa formalmente per quegli orrori nazisti ai concittadini di Asturias e Riboberta Manchu'). Il generale Rios Montt fu condannato solo nel 2013 e dopo un processo nel quale centinaia di testimoni raccontarono le orribili pratiche di tortura e sterminio contro gli inermi contadini e le loro famiglie. Ma la corte suprema del paese annullò pochi gironi dopo la condanna suscitando proteste di piazza furiose, Il dittatore morì l'anno seguente a casa sua. Bustamante immagina, tra Roma di Cuaron e Zombi due di Fulci, gli spettrogrammi di Amenabar e i docuemntari sulle madri di plaza de majo, che siano stati proprio i fantasmi vendicatori delle leggende sudamericane ad avere perseguitato negli ultimi mesi di vita il generale (che nel film si chiama Enrique Monteverde) e sua moglie, e in particolare una giovane tata Alma, incarnazione del fantasma La Llorona, che nella leggendaè uno spettro acquaceo che produce suoni terrificanti e terrorizza i viva risvegliando i morti. E' lei che entra nei sogni e negli incubi della abietta coppia di tiranni venduti allo straniero e, mentre il popolo circonda la villa maledetta proprio come fosse quella di Dracula, con interminabili urla grida slogan suoni e musica (il ritmo è da Art Ensemble of Chicago, molto free jazz) nessun guatemalteco onesto si sporcherà le mani per fare giustizia. Gli spettri sanno sempre come risolvere le grandi questioni aperte della storia con tecnica marxista. Sono le contraddizioni interne alla borghesia che la condurranno a morte certa.

Sole di Carlo Sironi 
Sono state premiate anche due opere prime italiane interessanti e fuori schema, presentate in sezioni minori della Mostra, Nevia e Sole. Il primo diretto da Nunzia De Stefano e il secondo dal figlio di Alberto Sironi,Carlo. Periferia di Napoli, il primo, ma inedita: quella dei container e dei prefabbricati che sono ancora lì, decenni dopo il terremoto, a umiliare l'esistenza dei proletari e sottoproletari che hanno più difficoltà a campare senza delinquere. Una ragazza potrebbe svoltare con l'aiuto di un piccolo boss che la ama non riamato. Lei preferisce gli ippopotami e i clown di un piccolo circo di provincia, come se fosse in un film di Maria Luisa Bemberg, anche se non c'è il Marcello Mastroianni a portarla via con se'.... E il secondo ha per set una località di mare fuori stagione qualunque, dove Ermanno giovane, no future, malato di videopoker deve fare da guardia per soldi a Lena, una ragazza polacca che, anche lei solo per soldi partorirà un figlio, lo lascerà a una famiglia danarosa e se ne tornerà poi a casa. Questi i paesaggi di un' Italia socialmente e moralmente trascurata o non rappresentata, che i cineasti raccontano con delicatezza, pudore, compassione, indignazione ma anche tifo, perché entrambi creano linee di fuga, speranza, ipotesi di contropiano esistenziale. Insomma i due cineasti si rifiutano di fare spettacolo compiacendosi della degradazione genralizzata che tanto è di moda. Non si tratta di contrapporre eroi ai malvagi. E neppure di isolare i meno cinici e dargli luce propria. Ma di registrare un rifiuto dello standard televisivo, del format prefabbricato (di prefabbricati ne abbiamo abbastanza a Napoli e nelle Marche, nell'Umbria e negli Abuzzi), del sistema emozionale consentito. In questi film i fuck you arrivano sempre al posto giusto, non al posto obbligato. 

Nevia di Nunzia De Stefano 


TIFF 2019

Intanto è iniziato Toronti, il Tiff. E scrutiamo tra i film che non erano a Venezia alcune primizie interessanti. Ford vs. Ferrari di James Mangold, sulla rivalità delle due case a Le Mains 1966 in occasione delle 24 ore. Harriet della cineasta african-american Kasi Lemmons un biopic antischiavista su una grande rivoluzionaria nera, Harriet Tubman, e la regista è quella di La Baia di Eva. Il cartoon "Radioactive" di Marjane Satrapi, l'iraniana esule (che chiuderà il festival).Il film d'apertura è stato il documentario su un mitico rocker canadese: "Once Were Brothers: Robbie Robertson and The Band"di Daniel Roher. Dall'Australia un ennesimo film sulla mitica gang aussie (anche Mick Jagger ne ha interpretato uno): True Histeory of the Kelly Gang di Justin Kurzel. Bruce Springsteen e Thom Zimmy dirigono "Western Stars", sulkl'ultimo album. Sukllo scontro tra Francesco e Ratzinger si concentra il curioso "The Two Popes" del brasiliano Fernando Meirelles mentre Alejandro Amenabar firma il suo nuovo "While At War" sulla guerra civile spagnola. 



Effetto Domino di Alessandro Rosssetto

Mirko Artuso e Diego Ribon in "Effetto Domino"

Mentre è uscito nelle sale, con uso di sottotitoli italiani, il nuovo film, un thriller finanziario fuori schema e degenere, o meglio una acuta analisi sulla nuda vita nel Nordest, già raccontataci in documentari e sei anni fa in "Piccola patria" (sezione Orizzonti di Venezia 70) da uno specialista dell'area, il cineasta padovano Alessandro Rossetto. 
"Efffetto Domino" è tratto dal romanzo di Romolo Bugaro del 2015; è sceneggiato senza sbavature né orpelli dal regista con Caterina Serra; ha un sontuoso accompagnamento vocale e strumentale depistante affidato per lo più all'Antonio Vivaldi  meno abusato, come una montagna di bellezza barocca gettata contro il panorama umano più piatto di sentimenti e emozioni che non siano bancarie mai congegnato (varesotto a parte);  luci da noir all'aria aperta di Daniel Mazza solo timidamente attratte dall'effetto grottesco e dal capriccio compiaciuto e un ritmo audiovisivo sincopato e delocalizzante di Jacopo Quadri, cui è affidato il compito di suggerire ciò che non si vede ma che opera nell'ombra.  


Effetto Dominio è  stato presentato alla Mostra 76 nella sezione più adatta, Sconfini. Si avvale di un cast affilato, affiatato e per lo più di lingua madre (la furia compressa di Maria Roveran e Roberta Da Soller erano già in moto nell'opera prima, assieme alla glaciale inquietudine di Lucia Mascino) che comprende Marco Paolini (il faccendiere global Vokler), Vitaliano Trevisan (il prete, c'è sempre il prete nel nordest) e i due protagonisti di questa storia di imprenditori creativi. Il geometra scapolo Gianni Colombo (Mirko Artuso) e il piccolo impresario edile venuto dal basso, Rampazzo (Diego Ribon), amato-odiato da una moglie e due figlie per il suo inguaribile istinto patriarcale. Il loro high concept è acquistare orrendi alberghi cementosi e "modernisti" anni 60 dismessi, buttarli giù e trasformarli, ottenuti con ogni mezzo necessario i regolari permessi, in un paradiso abitativo per anziani di ogni classe sociale, strappandoli dalle allucinanti case di riposo nelle quali sono abbandonati, trasportandoli in un clima da eterna giovinezza alla "Cocoon" e rendendoli per una volta nella vita illusi di essere padroni del mondo e non a un passo dalla bara. Il pool internazionale di banche e di ditte che necessariamente vengono coinvolti in un progetto così ambizioso di ridefinizione del paesaggio padano si scontra con i piccoli grandi ostacoli burocratici che le amministrazioni pubbliche risolvono nei modi poco trasparenti che conosciamo e permettono al grande giro di impadronirsi in ogni momento del piccolo geniale intruso. Basta un blocco del credito bancario e...E' quel che succede alla coppia di amici, uno dei quali sarà a sua volta corrotto dopo l'ingresso di speculatori cinesi venuti da Hong Kong che daranno però al progetto un finish poetico perfetto, il simbolo grafico dell'eternità: quella famosa medusa che più passa il tempo e più diventa giovane.  Senza cultura diffusa e aggiornata, capace di reggere le grandi insidie della crisi globale (è in quel momento del ciclo che i pesci grossi hanno sprigionato storicamente il loro 'dovere' capitalistico di mangiare i pesci piccoli e medi) e senza desideri più complessi del solo profitto celibe (una serie di proverbi cinesi di grande effetto emotivo, concentrate sulla centralità del cuore servono a ricordarci che la Cina non è solo paese dallo sviluppo economico devastante ma dalle tradizioni culturali millenarie profonde e paradossalmente non aggressive e imperialiste come le nostre) le aziende familiari, che ha negli anni 90 hanno rappresentato un modello di crescita invidiato nel mondo, sono destinate a morire. Anzi a suicidarsi. Questo sembra dirci Effetto Domino.  

foto di Jitka Hanzalova

In sovrimpressione però con questo proclama da film civile lineare alla Francesco Rosi, Alessandro Rossetto apre nella sua opera sentieri secondari e interrotti e più misteriosi ancora della finanza, quel che resta di indicibile una volta fatto l'inventario di ciò che è riconoscibile. La parabola di Rampazzo più che per l'utopia frustrata del palazzinaro da "Mani sulla provincia" o per la pena che provoca la sua caduta nell'abisso, ci interessa perché è lui il solo personaggio capace di raccontare. "I potenti non sono capaci di raccontare: vantarsi è l'opposto del raccontare", scriveva John Berger in "Abbi cara ogni cosa".. Rampazzo ha ancora le mani callose dell'operaio edile. E' un Martin Eden che rifiuta l'individualismo borghese e un'idea del tempo connessa al positivismo, alla costrizione lineare del capitalismo moderno. Cerca invece il Weg, il sentiero dei taglialegna nella foresta, per arrivare alla atemporalità, alla "vicinanza della distanza" che è il mistero della foresta (non a caso, vediamo in Amazzonia oggetto di particolare aggressione sadica). Per lui costruire non significa edificare muri, ma riformare foreste. E' l'attività dei ricchi costruire muri: muri di cemento a sorveglianza elettronica, sbarramenti di missili, campi minati, controlli di frontiera... Rampazzo vuole abbattere la morte, creare venti, driadi, costruire un regno a parte, un "reame" a sé. Per questo ci ricorda che l'uomo ha due scale temporali: quella biologica del corpo e quella della coscienza. Forse è quest'ultima a dargli il sesto senso. Il film di Rossetto, anche se non fotografa mai foreste, però sfiora spesso alberi sorpavvissuti a boschi distrutti, è come se fosse una fotografia misteriosa della foresta di Jitka Hanzalova.        




La Giuria di Venezia 76, presieduta da Lucrecia Martel e composta da Stacy Martin, Mary Harron, Piers Handling, Rodrigo Prieto, Shinya Tsukamoto, Paolo Virzì, dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

LEONE D’ORO per il miglior film a:
JOKER
di Todd Phillips (USA)

LEONE D’ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
J’ACCUSE
di Roman Polanski (Francia, Italia)

LEONE D’ARGENTO - PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Roy Andersson
per il film OM DET OÄNDLIGA (ABOUT ENDLESSNESS) (Svezia, Germania, Norvegia)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione femminile a:
Ariane Ascaride
nel film GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian (Francia, Italia)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione maschile a:
Luca Marinelli
nel film MARTIN EDEN di Pietro Marcello (Italia, Francia)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Yonfan
per il film JI yuan tai qi hao (no.7 cherry lane) di Yonfan (Hong Kong SAR, Cina)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA
di Franco Maresco (Italia)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a un giovane attore o attrice emergente a:
Toby Wallace
nel film BABYTEETH di Shannon Murphy (Australia)

ORIZZONTI

La Giuria Orizzonti della 76. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Susanna Nicchiarelli e composta da Eva SangiorgiÁlvaro Brechner, Mark Adams, Rachid Bouchareb, dopo aver visionato i 19 lungometraggi e i 13 cortometraggi in concorso, assegna:

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a:
ATLANTIS
di Valentyn Vasyanovych (Ucraina)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a:
Théo Court
per il film BLANCO EN BLANCO (Spagna, Cile, Francia, Germania)

il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a:
VERDICT
di Raymund Ribay Gutierrez (Filippine)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE a:
Marta Nieto
nel film Madre di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE a:
Sami Bouajila
nel film BIK ENEICH – UN FILS di Mehdi M. Barsaoui (Tunisia, Francia, Libano, Qatar)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA a:
Jessica Palud, Philippe Lioret, Diastème
per il film REVENIR di Jessica Palud (Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a:
DARLING
di Saim Sadiq (Pakistan, USA)

il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2019 a:
CÃES QUE LADRAM AOS PÁSSAROS (DOGS BARKING AT BIRDS)
di Leonor Teles (Portogallo)

VENEZIA CLASSICI

La Giuria presieduta da Costanza Quatriglio e composta da 22 studenti - indicati dai docenti - dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a:
BABENCO – ALGUÉM TEM QUE OUVIR O CORAÇÃO E DIZER: PAROU (BABENCO – TELL ME WHEN I DIE)
di Bárbara Paz (Brasile)

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a:
EXTASE (ECTASY)
di Gustav Machatý (Cecoslovacchia, 1932)

PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA

La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 76. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Emir Kusturica e composta da Antonietta De LilloHend SabryTerence Nance e Michael Werner, assegna il:

LEONE DEL FUTURO
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” a:
YOU WILL DIE AT 20
di Amjad Abu Alala (Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia, Qatar)
GIORNATE DEGLI AUTORI
nonché un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore.

VENICE VIRTUAL REALITY

La Giuria internazionale della sezione Venice Virtual Reality, presieduta da Laurie Anderson e composta da Alysha Naples e Francesco Carrozzini, dopo aver visionato i 27 progetti in concorso, assegna:

il GRAN PREMIO DELLA GIURIA PER LA MIGLIORE OPERA VR IMMERSIVA a:
THE KEY
di Céline Tricart (USA)

il PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO INTERATTIVO a:
A LINHA
di Ricardo Laganaro (Brasile)

il PREMIO MIGLIORE STORIA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO LINEARE a:
DAUGHTERS OF CHIBOK
di Joel Kachi Benson (Nigeria)


Premio ARCA CinemaGiovani

miglior film italiano a Venezia: MARTIN EDEN di Pietro Marcello
miglior film Venezia 76: EMA di Pablo Larraín



Premio Brian UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti)
THE PERFECT CANDIDATE di Haifaa Al Mansour



Premio Casa Wabi - Mantarraya Fundación Casa Wabi - Mantarraya Production
Destinato al regista vincitore del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”


Premio CICT - UNESCO "Enrico Fulchignoni" CICT - UNESCO (Conseil International du Cinema et de la Télévision)
45 SECONDS OF LAUGHTER di Tim Robbins


Premio per l’inclusione Edipo Re Edipo Re, Università degli Studi di Padova
BOŻE CIAŁO/CORPUS CHRISTI di Jan Komasa


Premio Fanheart3 Associazione Fanheart3
Graffetta d’Oro al miglior film: JOKER di Todd Phillips
Nave d’Argento alla migliore OTP: MILLA/MOSES per il film Babyteeth di Shannon Murphy
VR Fan Experience: WOLVES IN THE WALLS di Pete Billington


Premio FEDIC Federazione Italiana dei Cineclub
miglior film: SOLE di Carlo Sironi
menzione speciale FEDIC: NEVIA di Nunzia De Stefano
menzione speciale FEDIC per il miglior cortometraggio: SUPEREROI SENZA SUPERPOTERI di Beatrice Baldacci


Premio Filming Italy Filming Italy Award, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, Best Movie
miglior film della sezione Sconfini: AMERICAN SKIN di Nate Parker


Premio FIPRESCI FIPRESCI (International Federation of Film Critics)
J’ACCUSE di Roman Polanski
miglior film di Orizzonti e delle sezioni parallele: BLANCO EN BLANCO di Theo Court


Premio Francesco Pasinetti Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
miglior film: IL SINDACO DEL RIONE SANITÁ di Mario Martone
migliori attori: FRANCESCO DI LEVA e MASSIMILIANO GALLO per il film Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone
migliore attrice: VALERIA GOLINO per i film 5 è il numero perfetto di Igort, Adults in the Room di Costa-Gavras e Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores
premio speciale: CITIZEN ROSI di Didi Gnocchi e Carolina Rosi


GdA Director’s Award Giornate degli Autori
LA LLORONA di Jayro Bustamante


Premio Label Europa Cinemas Giornate degli Autori
BOŻE CIAŁO/CORPUS CHRISTI di Jan Komasa


Premio del Pubblico BNL Gruppo BNP Paribas Giornate degli Autori
UN DIVAN À TUNIS opera prima di Manele Labidi


Premio Gillo Pontecorvo Istituto Internazionale per il cinema e l'audiovisivo dei paesi latini, Associazione Gillo Pontecorvo
MIAO XIAOTIAN in qualità di Presidente della CFCC (China Film Coproduction Corporation)


Premio Green Drop Green Cross Italia
J’ACCUSE di Roman Polanski
premio alla carriera: STEFANIA SANDRELLI
edizione speciale Ecologia e Cultura: CLAUDIO BONIVENTO


Premio HFPA HFPA (Hollywood Foreign Press Association)
Destinato a tre cineasti (registi, produttori) vincitori nella sezione Orizzonti dei premi al miglior film, miglior regia, premio speciale della giuria.


Premio HRNs – Premio Speciale Diritti Umani Human Rights Nights
premio speciale Diritti Umani – HRNs: LES ÉPOUVANTAILS di Nouri Bouzid
menzione speciale: BLANCO EN BLANCO di Théo Court


Premio INTERFILM per la Promozione del Dialogo Interreligioso International Interchurch Film Organisation
BIK ENEICH – UN FILS di Mehdi M. Barsaoui


Premio Lanterna Magica C.G.S. (Cinecircoli Giovanili Socioculturali)
SOLE di Carlo Sironi


Premio Leoncino d'Oro Agiscuola, UNICEF
IL SINDACO DEL RIONE SANITÁ di Mario Martone
segnalazione Cinema for UNICEF: the painted bird di Václav Marhoul


Premio Lizzani ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici)
NEVIA di Nunzia De Stefano



Premio Fondazione Mimmo Rotella Fondazione Mimmo Rotella
GIUSEPPE CAPOTONDI, DONALD SUTHERLAND e MICK JAGGER per il film The Burnt Orange Heresy di Giuseppe Capotondi


Premio NUOVOIMAIE TALENT NUOVOIMAIE - i diritti degli artisti, in collaborazione con il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
migliore attore esordiente: Claudio Segaluscio
migliore attrice esordiente: Virginia Apicella


Premio La Pellicola d'Oro Ass.ne Culturale “Articolo 9 Cultura & Spettacolo” e S.A.S. Cinema”
miglior maestro d’armi: EMILIANO NOVELLI per il film Martin Eden di Pietro Marcello
miglior sartoria cineteatrale: GABRIELLA LO FARO per il film Martin Eden di Pietro Marcello
miglior capo elettricista: ETTORE ABATE per il film Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone


Premio Queer Lion Associazione di Promozione Sociale Queer Lion
EL PRÍNCIPE di Sebastián Muñoz


Premio Sfera 1932 Consorzio Venezia e il suo Lido con Seguso Vetri d’Arte - Murano dal 1397
WOMAN di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand
menzione d’onore: BALLOON di Pema Tseden


Premio del Pubblico Settimana Internazionale della Critica
ALL THIS VICTORY (JEEDAR EL SOT) di Ahmad Ghossein


Gran Premio Settimana Internazionale della Critica - SIAE Settimana Internazionale della Critica
ALL THIS VICTORY (JEEDAR EL SOT) di Ahmad Ghossein


Premio Circolo del Cinema di Verona Settimana Internazionale della Critica
SCALES (SAYIDAT AL BAHR) di Shahad Ameen


Premio Mario Serandrei Settimana Internazionale della Critica
ALL THIS VICTORY (JEEDAR EL SOT) di Ahmad Ghossein


Premio al Miglior Cortometraggio SIC@SIC 2019 Settimana Internazionale della Critica
VERONICA NON SA FUMARE di Chiara Marotta


Premio alla Migliore Regia SIC@SIC 2019 Settimana Internazionale della Critica
IL NOSTRO TEMPO di Veronica Spedicati


Premio al Miglior Contributo Tecnico SIC@SIC 2019 Settimana Internazionale della Critica
LOS OCÉANOS SON LOS VERDADEROS CONTINENTES di Tommaso Santambrogio


Premio SIGNIS| SIGNIS International (World Catholic Association for Communication)
BABYTEETH di Shannon Murphy
menzione speciale: WAITING FOR THE BARBARIANS di Ciro Guerra


Premio Adele and Christopher Smithers The Christopher D. Smithers Foundation
BABYTEETH di Shannon Murphy


Premio di critica sociale “Sorriso diverso” Associazione studentesca UCL (L'università cerca lavoro)
MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI di Stefano Cipani
miglior film straniero: J’ACCUSE di Roman Polanski


Premio Soundtrack Stars Free Event e Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani)
migliore colonna sonora: JOKER di Todd Phillips per le musiche di Hildur Guðnadóttir
premio speciale della giuria: BABYTEETH di Shannon Murphy


Premio UNIMED UNIMED (Unione delle Università del Mediterraneo)
EMA di Pablo Larraín


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