di Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri
In un racconto degli anni 50 di Richard Matheson, un focolaio virale epidemico, partito da Hollywood e allargatosi a macchia d'olio, "infetta" il mondo. La devastante passione per il cinema, i divi, il western, l'happy end, la serie z e il beach movie, trasforma tutti gli esseri umani anche quelli piu' rispettabili (perfino della esclusiva specie umana "Fofi") in cinefili losangelini che, muniti di sacchi a pelo, attendono, in lunghe file, l'uscita del nuovo blockbuster per divorare secchielli di pop corn conditi col burro. Non si puo' certo perdere la prima di The Blob o di Nerve...Il fatto e' che non siamo dentro un Arc Lights di Babylonia, ma a Bombay, Johannesburgh, Mosca e perfino a Manhattan.
Come se tutti vivessero ormai a Westwood, nella piazza magica di Los Angeles dove si fronteggiano il Fox West Coast Village Theatre, costruito da Percy Parke Lewis nel 1931, con la sua svettante torre al neon, e il Bruin Theatre di S. Charles Lee, dalla concava facciata, che dal 1938 lo affianca nelle prestigiose e glamour 'premiere', con star affascinanti, in trionfo sul tappeto rosso.
In quel racconto di Matheson (per chi non se lo ricorda e' l'autore di Tre millimentri al giorno, Io sono Helen Driscoll, del ciclo Poe per Corman e di Duel) rievocava, serissimo dietro la satira, decenni di scontro sociale, anche aspro, tra fondamentalisti cristiani e societa' civile, per conquistare il diritto a un immaginario scatenato, utopistico e libero (dalla censura) ogni giorno della settimana (la 'santa domenica' per molti anni significo' i cinema chiusi per legge) e per tutti le eta', i sessi e le pelli (contro le sale razzialmente apartheid).
E' fantascienza, quell'epoca. Anche le Cadillac si godevano il doppio spettacolo al Drive in. Nell'estate del 2014, nonostante i crescenti prezzi del biglietto, si registrava infatti un calo di oltre il 50% nel box office rispetto all'estate 2013. Dal 2002 sono ben 200 i milioni di biglietti in meno venduti.
Matheson affianco' con quel racconto il 'canto del cigno' di un certo mondo del cinema e prefiguro' la nascita dell'era blockbuster. Dagli anni 60 agli anni 80 l'intera struttura del consumo cittadino di film, con sale nel centro storico da tre, quattro, cinque, perfino seimila posti, e poi con le seconde e terze vsioni, sarebbe scomparsa, sostituita dai multiplex nei mall dei sobborghi, prima, periodo Guerre stellari, e poi dai megaplex, da 20 sale (piu' ampie) in su, periodo Titanic, che oggi controllano il mercato intasandole quasi tutte con lo stesso kolossal Marvel in 3, a orari sfalsati, e rosicchiando il 40% dei profitti grazie alla vendita di junk food.
Infatti l'epidemia foto-chimica, e poi digitale, continua e 'si aggrava', nonostante la fine delle pizze da 35mm e la loro sostituzione con i file e la teletrasmissione satellitare delle copie.
Solo che il contagio, per lo spettatore, si trasmette ora via i-phone, e raggiunge forme acute, critiche e perfino illegali come scaricarsi da casa le novita' e le serie tv via internet ancor prima che escano in multisala o in tv e 'sezionare' i classici dello schermo (e le novita') su You Tube, Netflix, Facebook e Google, collegando il tutto a superbi apparati domestici, gli home theater in alta definizione e riproduzione iperdolby del suono.
Videogames e Oculus Rift (gli occhiali, ora perfezionati e acquistati da Facebook, che ti spediscono dentro la realta' virtuale di un videogioco) completano l'opera.
Certamente il delirio individuale supera la febbre collettiva. Anche perche' frequentare le obsolete sale cinematografiche del centro cittadino (ammesso che esistano ancora, e poi dove parcheggiare a meno di 20 dollari?) o gli asettici megaplex fuori citta' (che solo i teenager in moltitudine sanno come trasformare in luna park) e' sempre piu' scomodo e meno gratificante.
Comunque Hollywood, che gioca bene con i computer, continua a produrre, spacciare e saggiare le immagini 'diaboliche' che contagiano il mondo. Transformes 4 non solo e' stato il piu' grande incasso americano in Cina di tutti i tempi ma ha quasi superato, nel primo week end, a Pechino e dintorni, perfino il box office domestico Usa. In fondo il racconto di Matheson, ripubblicato poco fa da Fanucci nei 4 volumi di Schock!, vedeva giusto e prevedeva, con acume, il nostro presente. Un presente, pero', che deve un'altra volta essere rivoluzionato. Non e' stato ancora scoperto, infatti, l'antidoto anti virus-cinema. Neppure
l'Iphone Film Festival sta dando risultati di rilievo, nonostante il riuscito ossimoro, e il cinema sta contagiando pericolosamente, per stile e staff, il mondo dei videogame e delle serie tv. Per ridare glamour alla visione collettiva, pero', per concepire, in altro modo, il piacere del grande schermo, che e' singolare e collettivo insieme, le sale vanno ripensate e ridisegnate. Con un occhio al futuro da inventare e con un occhio al passato da far rivivere. Era l'intuizione dell'Estate Romana nicoliniana, oltre che dell'impresario del Kansas Stanley H. Durwood (il visionario inventore di Amc, American Movie Theater Chain, la catena di sale che lancio' l'aria condizionata quando pochi se la potevano permettere, e che oggi e' di proprieta' cinese, proprio come l'Inter). Presente, futuro, passato, uno dentro l'altro. Megaplex a tema (“Grecia, Roma, Egitto,Persia... luoghi che raccontino storie” come afferma il proprietario del Muvico Egyptian di Hanover, Maryland, Hamid Hashemi). E rubare ai vecchi pionieri del cinema, per esempio a William Castle, qualche idea da baraccone ma ancora fertile. Gli States, cresciuti di 40 milioni tra il 1978 e il 1995 avevano bisogno di ingigantire le proprie sale di cinema, rimpicciolite nell'epoca multiplex, e di moltiplicare gli schermi (oggi quasi 40 mila, di cui 606 'drive in', da 20 mila che erano nel 1987, di cui 2000 drive in), in Italia sono meno di 1000. Ai mega televisori, per quanto in alta definizione e al plasma siano, si puo' rispondere solo superandoli per gigantismo, comodita' delle poltrone e tecnologia (come gli schermi Escape del modello di sala iPic, come vedremo) o officiando di nuovo qualche rito nel Grande Tempio Sacro (che magari ti offra, in 4DX, anche la diretta dal Metropolitan Opera: come Massenzio in estasi davanti al Napoleon pre cinemascope di Gance con l'orchestra dal vivo). Senza rinunciare al gusto per la scoperta di sentieri dell'immaginario dimenticati, rappresentate dalle fertili salette undergound. Non e' un caso che uno di questi gioielli appartenga a Quentin Tarantino, che ci fa volare indietro nel tempo, nei suoi film ma anche nei suoi cinema. Perche' un uomo di successo e' “chi ha reso il mondo migliore e la gente che ci vive piu' felice, non il piu' ricco e potente”, come spiegava un pioniere dell'esercizio, Marcus Loew nel 1918. Vediamo dunque come Los Angeles si e' attrezzata cosi' alla grande sfida.
iPic theater di Westwood (10800 Wilshire Blvd)
E' la prima classe del “sogno schermico” in 3d (con occhialetti differenziati, per esempio per Trasformers). Con ampia lobby, eccellente per gli appuntamenti, ristorante e cocktail-bar annessi, e servizio in sala, durante la proiezione, previsto (e non sempre gradito, soprattutto se mangiano i vicini).
Garage gratis per 4 ore. Le poltrone, giganti, sono anche reclinabili e munite di comodi tavolini. L'aria condizianata e' a palla, ma ci sono ampie coperte calde per tutti. La struttura e' da anfiteatro romano, come la catena Arc Lights, l'altro cinema vanto di Ellei. L'idea venne nel 1968 a un esercente belga, Joost Bert, del Kinepolis Group. Era molto piu' comodo in un paese multilinguistico (francese, fiammingo e olandese) dominare il grande schermo senza la testa in su per
due ore e leggere i sottotitoli senza le ingombranti testone davanti. La configurazione 'a scendere', giudicata troppo costosa dagli esercenti, dopo 20 anni, e' diventata legge. Esistono 12 iPic negli Usa. Il circuito italiano The Space, un po' li ricorda per le proiezioni a evento speciale di opere e balletti. Lo schermo, Escape, e' simile al Cinerama, ti avvolge e la definizione 4DX non solo e' imbattibile ma prevede effetti speciali come profumi e odori (gia' sperimentati da Disney alla prima di Fantasia) o poltrone che vibrano in collegamento con scene di film che prevedono sommovimenti tellurici, pioggia, nebbia, tifoni. Insomma e' stato perfezionato il sistema che William Castle utilizzo' artigianalmente nel 1959 per The Tingler, come ci ha ricrodato Joe Dante in Matinee.
The New Beverly Cinema (7165 West Beverly Boulevard).
Quentin
Tarantino dal dicembre del 2007 ha rilevato un cinema storico nella zona
ebraica di Faifarx, costruito negli anni venti per il vaudeville, che si era poi trasformato
in night club, sala porno e grindhouse con spettacoli “totally nude” dal vivo, prima di tornare, dal 1978, il tempio dei classici americani ed europei grazie a Sherman Torgan, morto nel 2007. Tarantino sta dilatando e oltrepassando i contorni del concetto di 'film d'arte', attirando il pubblico piu' sensibile al cinema commerciale stracult. “Finche' saro' in vita e finche' saro' ricco – ha promesso - proiettero' in questa sala ogni giorno due film in 35mm”. Non sono accettate carte di credito. L'Istituto italiano di
cultura, preso in contropiede, ne ha copiato, qualche estate fa, la parte italiana della programamzione (con i poliziotteschi di Sergio Sollima e gli horror di Fulci).
The Cinefamily (611 N Fairfax Ave, Los Angeles, CA 90036)
Era la storica sala dove si proiettavano i muti da Chaplin a Potemkin. Dal 2007, programmata da tre cinefili scatenati, e' diventato un centro vivo di cultura, non solo cinematografica. Comici dal vivo, concerti live, eventi speciali mixed media affiancano classici del 'silent cinema', film sperimentali, documentari proibiti,
retrospettive di tendenza (Jerry Lewis, Cassavetes, Zulawski, Jim Henson...) e festival (cartoon, rock, horror filone: “pijama party”). Il locale (piccolo, frikkettone, con bei divani comodi e molto contesi in prima fila) si caratterizza per gli eventi che coinvolgono i cineasti di persona. Per esempio Sion Sono era li' a discutere del suo Noriko's Dinner Table e William Friedkin ha presentato di persona uno dei suoi film preferiti, The Texas Chain Massacre di Tobe Hooper, per festeggiarne il restaurato e la presentazione a Cannes 2014.
El Capitan Theater (6838 Hollywood Boulevard, Los Angeles, CA)
Per vedere le prime dei film Disney non c'e' posto migliore di El Capitan, una sala costruita in stile spagnolo coloniale (ma indianegggiante negli interni) un anno prima del dirimpettaio Grauman Chinese Theater (quello delle mani dei divi immortalate nel cemento). Qui Orson Welles ando' nervosamente alla prima di Quarto Potere. La compagnia Disney compro' la storica sala, e rimoderno' tutto, alla fine degli anni 80 e nelle vicinanze ha colocato uno strategico Disney Store (che negli ultimi anni deve essere stato affidato a un incapace perche' non c'e' quasi mai nulla di autenticamente disneyano da acquistare).
Billy Wilder Theater at Hammer Museum (10899 Wilshire Blvd. Los Angeles, CA).
L'universita' pubblica di Los Angeles (Ucla, da non confondersi con quella privata Usc) dispone di una bella sala all'interno del Museo Hammer (il piu' progressista della citta'), per proiettare il suo immenso patrimonio di pellicole e di programmi televisivi. Il calendario di questa estate prevede un lungo omaggio a Kirk Douglas, per festeggiare i 100 anni dell'attore e regista hollywoodiano di origine russa, una rassegna di film sulla guerra civile spagnola, una retrospettiva Maurice Pialat e un focus sulla casa di produzione di Chicago, Kartemquin, che da 5 decadi produce documentari radicali (tra i suoi fondatori Gordon Quinn e Jerry Blumenthal. Il 13 agosto 2016 verranno presentati i recenti restauri di due classici del periodo noir, Leave her to heaven di John M. Stahl (1945) e Nightmare Alley di Edmund Goulding (1947).
Graumans Egyptian (6712 Hollywood Bldv. Los Angeles CA. 90028)
e Max Palevski Theatre at the Aero (1328 Montana Ave.Santa Monica CA. 90403
Sono i due cinematografi pubblici della Cineteca Americana specializzati in classici (Peckinpah, Milius, Spielberg, Hellman, Lubitsch...) anche stranieri (Godard, Tati. Leone, Rozema...) e film di genere (horror, c'e' anche un Joe D'Amato questo mese). Il primo ha due sale, di 618 (l'Egyptian) e 80 posti (la sala Spielberg). Il secondo costruito nel 1939 in stile art deco per gli operai della Douglas Aircraft affinche' si appassionassero ai documentari di guerra che arrivavano dai fronti europeo e asiatico, ma poi restaurato di recente, e un po' acambiato, e' di 425 posti (ho visto anni fa il restauro, affollatissimo, del Gattopardo). Il biglietto costa 11 dollari ma bisogna anche pagare il parcheggio (12 dollari). Per l'estate 2016 di notevole nel 75esimo anniversario Quarto potere di Orson Welles (il 15 luglio) e, nello stesso giorno, l'omaggio al regista di cinema bis Alfredo Zacarias (The bees, 1978, e Demonoid, 1981) e il 16 luglio in copia restaurata in 4K Little Annie Roonie (1925), capolavoro con Mary Pickford diretta da Wiliam Beaudine. Il 28 luglio documentario del nostro Ferdinando Vicentini Orgnani, Un minuto di silenzio (2015). All'Aero in programm tra gli altri, quattro film di Budd Boetticher, Man from now e Buchanan rides alone (1958), con Randolph Scott il 21 luglio e Bullfighter and the Lady (1951) e Ride Lonesome (1959) il 24.
Nuart (11272 Santa Monica Blvd Los Angeles CA.)
Qui, dove da sempre si proietta ogni sabato sera The Rocky Horror Picture Show, e dove e' stato appena proposto il doc su Frank Zappa Eat that question, il 5 agosto prima losangelina del nuovo film di Barbara kopple, Miss Sarah Jones sulla cantante, versione femminile di james Brown, osteggiata dall'industria discografica perche' "troppo bassa, troppo nera e troppo grassa", siamo nel regno del cinema d'essai losangelino, caratterizzato dalla particolare attenzione al cibo e alle bevande. meno pop corn e piu' vino rosso e tacos. E' nato nel 1974 ed e' il punto di riferimento per tutti quelli che vogliono vedere film no Hollywood, stranieri soprattutto. E poi cartoni animati fatti strani e documentari.E' annesso al cinema un videostore famoso per le t-shirts con i nomi dei registi stampati sopra (Bela Tarr, Fassbinder, De Palma, Lynch, Bunuel...) e perche', assieme a Vidiots, che invece e' a Santa monica, Pico Blvd 302) noleggia cose davvero rare e introvabili.
Cinemarama Dome 6360 Sunset Boulevard Los Angeles CA.
Costruito nel 1963 nell'epoca d'oro del cinema antitelevisivo, quando La conquista del West veniva proiettato in cinerama, e quando Arch Oboler propose i suoi primi avveniristici film in 3D di prima generazione, e' caratterizzato dalla sua forma semisferica, composta da 316 esagoni e dalla vicinanza di un Arc Lights (il primo della metropoli). Il prezzo del biglietto qui e' pi' alto, sui 16 dollari, ma il proiettore Kinoton non disdegna i 70mm e lo schermo ha una curvatura di 126 gradi. Il suono e' perfetto e anche i film brutti sono degnamente rispettati. Lo ha rilevato in anni piu' recenti e rilanciato Randal Kleiser (Grease), uno che viene da Usc.
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