Il
film, passato in concorso a Venezia, esce nelle sale italiane
giovedì 5 aprile
Mariuccia
Ciotta
L'obiettivo
è puntato sulla geografia emozionale dell'attore Charlie Plummer,
protagonista del romanzo di Willy Vlautin, ballata di un quindicenne
in viaggio reale e interiore da Portland, Oregon, a Laramie, Wyoming,
piccola città celebrata da Anthony Mann con James Stewart in sella,
mentre qui Charley non sale mai in groppa al suo amato stallone da
corsa Lean on Pete. In concorso alla Mostra di Venezia 2017, il
film scambia il nome del cavallo (titolo originale) con quello del
protagonista, Charley Thompson,
una specie di Huckleberry Finn destinato a perdere uno dopo
l'altro gli adulti, buoni e cattivi, che lo circondano. Parlerà di
sé - madre volubile e assente, padre viveur - solo a un cavallo da
corsa destinato al macello in Messico, e rubato a Steve Buscemi,
amabile e cinico allenatore, in tandem con la fantina disillusa
interpretata da Chloé Sevigny.
Il
regista britannico Andrew Haigh ha distillato sensibilità speciali
nello scandagliare sentimenti estremi in Weekend e
in 45 anni, e qui
sprofonda dentro lo sguardo annuvolato del quindicenne, presenza
fantasmatica sullo sfondo dei paesaggi americani. Essere soli. Il
vagare di Charley senza soldi, senza benzina (Lean on Pete non ce la
fa più), affamato vira da “romanzo di formazione” a dimensione
esistenziale. Il diritto di sopravvivere, di prendersi quel che ti
spetta, scorre nel viaggio alla ricerca di un approdo. L'orfano e il
cavallo persi in una dimensione di abbandono, immersi in un'aura di
santità. Invisibili a tutti, tanto che sarà facile impadronirsi del
necessario. Una mappa rubata in uno store per trovare la strada
giusta per il Wyoming, un giro di lavatrice in una casa vuota, quasi
fossimo dentro un'ossessione di Kim Ki Duk, una bottiglia d'acqua, un
doppio cheesecake... E se Charley sarà spogliato di ogni cosa,
sotto la t-shirt mantiene sempre un'altra chance, il riflesso dei
campi verdeggianti e del deserto, un percorso attraverso stagioni e
stati fino al touch-dawn (era ottimo cornerback del liceo), alla
simbolica Public Library, la biblioteca pubblica di Laramie. Qualcuno
l'aspetta.
In
Charley Thompson soffia il vento di altre praterie e di un
altro cinema, l'epopea di Steinbeck tutta nello sguardo del teenager
scolpito nel cielo, la linea dell'orizzonte bassa, lo schermo
inondato di luce. Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale
a Venezia (dove Plummer ha vinto la coppa Mastroianni), il film,
distribuito dalla Teodora, è tra le uscite imperdibili di questa
primavera.
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