Lydia Biondi e Mario Bagnato in Fuoco! (1968) foto di Silvie Stauffacher (*) |
‘Per favore fate silenzio, zitti, io non ci sono più. Sono ritornato nelle stelle’” (Gregorio in Il cielo sopra di me, sceneggiatura di Gian Vittorio Baldi)
Gian Vittorio Baldi (*) |
E' morto a Faenza, l'altro ieri sera, a 84 anni, Gian Vittorio Baldi, l'autore dello stupendo Fuoco! (1968 di data e di fatto), congelamento barocco di una rabbia antagonista perennemente implosa e di forze istituzionali che sanno sempre deviarne l'esplosione effimera, affinché non nuoccia. Era un corto censurato del 1958, Luciano. E' diventato il manifesto metaforico della contestazione generale e del ritardo culturale del nostro paese. E' stato regista, sceneggiatore, montatore, produtture, costumista, perfino attore, romanziere, poeta, pittore, critico e teorico del cinema.
Era nato a Bologna nell'ottobre del 1930, questo intellettuale e artista più conosciuto all'estero che in Italia, anche se è stato uno dei nostri pochi total filmmaker.
Lunedì 30, alle ore 10, il funerale. Dall'obitorio dell'Ospedale Civile di Faenza si andrà a Brisighella, per la tumulazione. Non distante dal piccolo cimitero di Lugo, accanto alla Pieve del Thò, dove riposano i suoi antenati.
Baldi con Masha Meril sul set di La notte dei fiori (1972) |
La notte dei fiori. Da sinistra Dominique sanda, Giorgio Maulini, Hiram Keller e Micaela Pignatelli |
Tomas Milian a sinistra e Dacia Maraini a destra in L'amore coniugale (1969) foto di Carla Menegol |
Era stato proprio Baldi il primo documentarista eretico in Italia. Perché non fareva semplice controinformazione o documentazione ma raccontava "storie indigeste e marginali in presa diretta", anticipando quel movimento planetario di cineasti, oggi egemone (pensiamo a Lav Diaz, Lisandro Alonso, Weerasethakul, Marcello e Frammartino...), che combattono le parola d'ordine travestite da immagini con opere ibride che non stanno né con la Fiction né con il Documentario. I filmaker transgender...
La Biennale di Venezia dell'epoca, Sorrento, Europacinema, Taormina e altri sterminavano infatti, secondo noi, tutto ciò che di sorprendente, vitale e controculturale c'era e c'era stato nel mondo, e soprattutto nei tre mondi, imbalsamando i cineasti più tromboni tra quelli rigorosamente euroccidentali - che si erano arresi allo stato di cose vigente. "Fellini - ci ricordava Baldi - era un grande regista ma non un grande autore: non sarebbe stato un genio, senza Ennio Flaiano. Come Vittorio De Sica senza Cesare Zavattini e Antonioni senza Tonino Guerra".
Micaela Esdra in Fiammetta ep da Le adolescenti (1964) |
La troupe di Nevrijeme-Il temporale (1999) foto di Chico De Luigi |
Dominique Sanda in La notte dei fiori (1972) |
Mi dispiace molto per quel mancato incontro professionale come mi dispiace di non aver mai bevuto i vini di qualità del professore, etichetta Castelluccio di Modigliana, azienda altrettanto innovativa e sperimentale, che ha trasformato la produzione romagnola per sempre, fondata nel 1974 (ma che oggi però appartiene alla famiglia Fiore) e si è fatta un nome con il Ronco dei Re, il Ronco delle Ginestre, Il Ronco dei Ciliegi, e il Sangiovese di Romagna Le More e il bianco Lunaria, frutti dell'Appennino romagnolo, tra Brisighella e Modigliana. Erano, come il suo cinema, d'autore off off, come le sue avveniristiche lezioni di filmologia all'università di Lettere di Bologna del 1977, vini rigorosamente inattuali e post-industriali che data l'altitudine, la qualità differente del terreno e il pendio dei vigneti dovevano essere trattati in maniera differente. Baldi fu il primo a introdurre il concetto di "cru".
John Steiner e Macha Meril in L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale (1974) foto di Csrla Menegol |
Gian Vittorio Baldi |
"Poeti, uscite dai vostri studi,
aprite le vostre finestre, aprite le vostre porte,
siete stati ritirati troppo a lungo
nei vostri mondi chiusi.
Scendete, scendete".
Gian Vittorio Baldi sul set di "Fuoco!" foto di Silvie Syauffacher (1968) |
Mario Bagnato in Fuoco! foto di S.Stauffacher |
Mario Bagnato in Fuoco! |
Senza Gian Vittorio Baldi poi non starei qui a scrivere di cinema. Certo, è stato soprattutto un grande cineasta, anche se poco conosciuto dalle giovani generazioni di appassionati. Un documentarista di virulenza demartiniana, prima. Un antropologo della metropoli mutante a 360 gradi. E poi un narratore tragico. Vuol dire che non era fatto per la consolazione né per la predicazione né per i giochini sentimentali. Ma per l'insubordinazione lacerante. Un filmaker inventivo capace di strappare alla falsità della messa in scena, al F for Fake wellesiano, tutta la verità e nient'altro che la verità di una immagine vera e sporca, imperfetta e toccante, mai orpellosa né leccata. Uno Straub-spaghetti? Un po', perchè il rigore etereo con il quale gli Straub catturavano la bellezza e la dolcezza, in Baldi si faceva ironica, dionisiaca e terragna. Era anche un insegnante violentemente anti accademico di cinema vivo che, stimato e ricercato soprattutto fuori confini, feconderà a lungo l'immaginario di tutto il mondo. Ho visto personalmente all'Accademia di cinema di Pechino, dove è stato invitato per una retrospettiva e per tenere conferenze affollatissime, la stima e il rispetto che i registi cinesi della quinta generazione e oltre, come Tian Zhuangzhuang, nutrivano per lui. Un film come Fuoco ! resta un gioiello conturbante che conserva, intatto, anzi contagiante, lo spirito saggio e la temperatura infuriata di quel decennio memorabile e incancellabile di invenzioni, di lotte, di vittorie, e di sconfitte creative.
Al festival di Syracuse, con Beverly Allen |
(+) le foto sono tratte dai volumi "Il cinema di Gian Vittorio Baldi" a cura di Antonio Maraldi Società editrice Il ponte vecchio 2004 Cesena. E da "Nulle Part - Le cinema di Gian Vittorio Baldi" di Rita Asirelli, 1996 Edition Terreneuve-Rencontres Cinematographiques de Dunkerque
Il dvd delle opere di Gian Vittorio Baldi |
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