lunedì 4 settembre 2023

MOSTRA DI VENEZIA 80. LA BESTIA DI BERTRAND BONELLO

di Mariuccia Ciotta
Viaggio onirico attraverso due secoli in un gioco di premonizioni che Henry James attribuì al giovane John Mercher nel romanzo breve La bestia nella giungla, scritto nel 1903. Al posto di John, Léa Seydoux, il viso incollato all'obiettivo, corpo, volti e abiti cangianti dal 1910, passando per il 2014 fino al 2044, dove si trovano tracce del Minority Report di Spielberg con la vasca d'acqua dei sogni che prevedono il futuro. Le bambole-robot umanoidi di intelligenza artificiale impongono l'azzeramento delle emozioni, leitmotiv del cinema distopico come Equals (2015, passato alla Mostra) con Kristen Stewart. Anche qui un siero antiempatia iniettato nell'orecchio depurerà i ricordi di vite passate o mai vissute. In concorso al Lido, La Bestia sprofonda in un delirio lungo 145', il tempo per Gabrielle di cancellare dal suo Dna l'angoscia che la perseguita di epoca in epoca, la paura della catastrofe, la premonizione di qualcosa capace di annientarla. Sospeso nel tempo l'amore per Louis, ruolo che spettava al più affascinante dei giovani attori francesi, Gaspard Uillet, morto in un incidente poco prima delle riprese, e al quale il film è dedicato. Al suo posto, George MacKay, biondino britannico (si parla francese e inglese), inseguito nei sogni, fantasma imprendibile. Bonello nell'estenuante passaggio di anni e di ore, sperimenta luci e generi, e arriva alla Los Angeles delle grandi ville che evoca Mulholland Drive, l'aria tersa, i colori pastello, la Bestia in agguato. E la surrealtà di locali rosso sangue attraversati da luci stroboscopiche, e abitata da David Lynch. Nel 2044, gli umani sono una minoranza, e per non soffrire in un mondo di automi è meglio mutarsi in macchine. Ecco qual era la catastrofe, la terribile premonizione, non essere più.

Nessun commento:

Posta un commento