Alle origini del Manifesto di Marx e Engels, il massacro di Peterloo
Roberto Silvestri
Piacerà molto a Mario Tronti quest'opera su Manchester, le origini della rivoluzione industriale e perché è lì, in quel pezzo d'Inghilterra che si anticipa sempre il futuro del Regno Unito. Piacerebbe molto anche a Foucault. E a tutti quelli che temono il mondo quando è governato da politici e funzionari pubblici clinicamente fuori di testa anche perché il capitalismo che pretende per sovravvivere carestie e disoccupazioni è per definizione “fuori di testa”. Inoltre. È quasi il prequel del Giovane Marx di Raoul Peck, perché fu a Manchester che Engels studiò le fabbriche tessili e la formazione del proletariato antagonista. Infine: è un prodotto British Film Institute. La signora May non controlla dunque in modo ferreo, come Thatcher, il cinema pubblico. Meno male.
Nord-ovest dell'Inghilterra. Poco dopo Waterloo. L'odore della Bastiglia terrorizza il re Giorgio III degli Hannover, all'ultimo stadio della pazzia e attorniato da funzionari funzionali al suo squilibrio mentale. I giudici condannano a morte i piccoli ladruncoli e spediscono in Australia ogni testa calda. L'habeas corpus viene sospeso. I “riot act” contro i facinorosi reprimono ogni minacciata sovversione. Il “Corn act”, trovata protezionistica che sbarra con i dazi il grano di esportazione, fa lievitare il prezzo del pane. Vi ricorda qualcosa? I “media” dell'epoca trasformano una patata gettata contro la carrozza del re in un pericoloso attentato con armi da fuoco... Le truppe di Wellington sono riciclate in un esercito per la repressione e la controrivoluzione interna.
Il film, lungo ma incalzante, è filologicamente impressionante, più che perfetto nella recitazione, nei set e nel ritmo e radiografa spietatamente cos'è e com'è il “comitato d'affari della borghesia” al lavoro. Insomma siamo vicini allo spirito della “Comune di Parigi” di Peter Walkins. Peterloo racconta un momento chiave, ma rimosso, e purtroppo ancora attuale, della storia britannica. Il massacro avvenuto in localita St.Peter's Field – sarcasticamente poi rinominato “Peterloo” in assonanza con Waterloo – del 16 agosto 1819. Un gigantesco corteo pacifico di operai e operaie tessili del Lancashire in sciopero, perché impoveriti dalla crisi, e dalle leggi ad hoc che la fanno pagare ai più deboli, viene infoltito da una moltitudine di famiglie contadine e artigiane infuriate di tutta la zona. In prima fila sindacalisti, stampa e donne organizzate (dalla zona di Manchester usciranno le grandi figure di suffragette e rivoluzionarie, dalla compagna di Engels Mary Burns a Emmeline Pankhurst). La piazza della capitale industriale del mondo (sulla cui classe operaia Engels scriverà le sue prime controanalisi) è piena zeppa. 80 mila cittadini ascoltano il leader riformista Hunt pretendere, con forbita oratoria londinese, pane e suffragio universale, visto che quella popolosissima zona del paese manda solo rappresentanti eletti da notabili. Il solito gioco di squadra tra prefetti, re, polizia, provocazioni spionistiche, intercettazioni illegali, magistrati e padroni, isolata l'ala estremista del movimento, e chiede la reporessione armata che sarà facilitata anche dalle solite “rigidità etiche” dei moderati di sinistra di origine borghese... La moltitudine è dispersa a sciabolate dell'esercito per impedire l'incubo di una insurrezionale “alla francese”. Quindici i morti e oltre 600 i feriti. Questa è la fotografia in 4k della democrazia liberale più invidiata al mondo. I cinesi l'hanno perfettamente incorporata in piazza Tienamen. Il cineasta Mike Leigh, veterano del cinema di combattimento ci mette più cervello e cuore, questa volta. Perché è di Manchester. Racconta un po' delle sue radici. E rivede in quella criminale e odiosa operazione di “pulizia etnica” la stessa anima razzista utilizzata oggi dai Ceo delle multinazionali contro i proletari vaganti del mondo.
Peterloo
Regia: Mike Leigh (concorso)
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