A proposito di Matera capitale europea della cultura, dei Sassi, della guerra partigiana, del cinema italiano e hollywoodiano....
La sorella minore di Primo Levi, Anna Maria Levi Zimet, combattente partigiana e poi militante del partito d’azione, storica dell'arte e urbanista, tra le prime studiose a voler riqualificare i Sassi di Matera, morta nel 2013, aveva sposato nel 1967 lo sceneggiatore newyorkese comunista Julian Zimet Halevy (che ha lavorato con Nic Ray, Zavattini, Ulmer, Guerra, Siodmak…), vittima del maccartismo e costretto negli anni 50 e 60 a utilizzare vari pseudonimi per lavorare. Come Julian Halevy o come quell' "Herman Schneider" che, affiancato da una "Nina Schneider", ha scritto il bellissimo e atipico western The Naked Down (in Italia Fratelli messicani) del 1954, diretto da Edgar G. Ulmer. La tragedia dei due uomini che amano, riamati, dalla stessa donne. Il film che ha ispirato Francois Truffaut per Jules & Jim…...
Anna Maria Levi Zimat ha lavorato (uncredited) anche con De Sica (Amanti). Julian Zimet è morto a Roma nel 2017.
Questo è il ricordo della comunità ebraica
Anna Maria Levi Zimet
Il 25 giugno 2013 è scomparsa a Roma Anna Maria Levi Zimet, sorella di Primo Levi. Abbiamo scelto di ricordarla attraverso il ritratto di Roberto Terracini (di cui era stata allieva) e le parole di Alessandra Chiappano (purtroppo anche lei prematuramente scomparsa) che le dedica l’ultimo capitolo del libro Voci della Resistenza ebraica italiana (intitolato appunto “Conversazione con Anna Maria Levi”), in cui alterna informazioni biografiche su di lei e parti della sua testimonianza diretta.
con Primo Levi (Anna Maria è a destra) |
Roberto Terracini, Ritratto di Anna Maria Levi, Terracotta, 1940
…Volevo ascoltarla ancora perché Anna Maria è l’unica testimone rimasta ed ha un ruolo in quasi tutti i racconti di questa raccolta. Come sempre c’è stata all’inizio un po’ di ritrosia, ma poi mi ha raccontato tante cose, senza nascondersi.
Anna Maria Levi è nata a Torino il 27 gennaio del 1921. Ha frequentato il liceo d’Azeglio fino all’emanazione delle leggi razziali e ha conseguito la maturità classica presso la Scuola ebraica. Ha potuto frequentare l’Università, laureandosi in Storia dell’Arte, solo alla fine della guerra… Dopo la guerra Anna Maria ha lavorato prima come segretaria del Partito d’Azione nel CNL del Piemonte, poi presso l’Istituto della Resistenza di Torino, collaborando con Giorgio Vaccarino, in seguito per il Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, in un centro a Borgo San Paolo diretto da Renato Zorzi, dove si occupava della biblioteca. Dal 1953 si trasferisce a Roma e ha seguito, sempre per conto di Adriano Olivetti, allora presidente dell’istituto di Urbanistica, un progetto di riqualificazione dei Sassi di Matera: l’idea era di costruire una città satellite in cui trasferire i contadini che vivevano nei Sassi insieme alle loro bestie. In questa fase Anna Maria ha vissuto a lungo a Matera, una realtà completamente diversa da quelle a lei note… A Roma Anna Maria ha diretto la rivista “Centro sociale” per conto del CEPAS, scuola fondata da Guido Calogero e ha mantenuto il ruolo di direttore fino al 1980. Si è occupata tuttavia anche di traduzioni, soprattutto di libri d’arte… Nel 1967 si è sposata con Julian Zimet, un ebreo americano dalla complicata storia famigliare, con lui ha viaggiato intensamente e si è fatta buona compagnia. Julian faceva lo sceneggiatore.
…
E dopo l’8 settembre cosa è successo?
Dopo l’8 settembre siamo andati tutti ad Amay … Poi ho cominciato a pensare che lassù, con la neve, in inverno per mia madre sarebbe stato troppo difficile. Così ho mandato un uomo, non era un partigiano, ma era stato impiegato di mio padre e l’ha portata in pianura. Primo era contrario: diceva che la mamma là stava bene, che era diventata amica dei padroni della pensione in cui abitavano. In realtà non molto tempo dopo Primo, Luciana e Vanda sono stati arrestati. Erano giovani ed incoscienti, ma eravamo tutti così.
…
E la tua attività nella Resistenza?
Franco Momigliano mi ha presentato Ada Gobetti ed era lei a dirmi quello che dovevo fare. In genere mi occupavo di trasportare e consegnare la stampa clandestina. Una volta dovevo consegnare della stampa ad Aosta, ma non ho trovato il contatto e ho buttato tutto il carico nel giardinetto della miniera. Mi rendevo conto che rischiavo doppiamente: come clandestina e resistente e come ebrea, ma eravamo tutti un po’ incoscienti allora. Poi dopo l’arresto di Primo e degli altri mi sembrava giusto fare qualcosa: eravamo sicuri che Hitler avrebbe perso la guerra. Dormivo sempre in posti diversi, in particolare ricordo di un appartamento in corso Re Umberto, quasi vicino a casa mia, un rischio enorme perché qualcuno avrebbe potuto riconoscermi e denunciarmi. Faceva freddissimo ed era pieno di scarafaggi. Bisognava stare attentissimi con i portieri che si trasformavano in spie micidiali. Anche mia madre ha dato il suo contributo: una volta visitando Irma Levi Della Torre l’ho trovata per la strada che attaccava manifesti di stampa clandestina per la strada! Era forte!
Con Primo Levi |
Qualche avventura particolare?
Una volta avevo la borsa piena di stampa clandestina e la stazione di Borgofranco era circondata e stavano facendo delle perquisizioni. Penso: “Che faccio? Lascio la borsa o no?” Ma poi mi sono accorta che si trattava di soldati non troppo intelligenti che cercavano armi. Così quando è arrivato il mio turno ho detto che i giornali che trasportavo ossia “Il Partigiano Alpino” e “Italia Libera” che erano tutti arrotolati erano carta per mia zia che aveva un negozio…
Mi hanno rubato la bicicletta, che era fondamentale, allora mi sono messa un impermeabile e sono andata davanti ad una fabbrica, alla mattina molto presto, e ho fatto finta di avere una rivoltella in tasca e ho detto ad una donna: “In nome del popolo italiano mi deve dare la bicicletta, mi dia il suo nome e il suo indirizzo così quando finirà la guerra gliela restituirò”. Lei me l’ha data ed io ho mantenuto la parola.
...
Come avete saputo dell’arresto di Primo?
L’abbiamo saputo da Bianca Guidetti Serra. Poi dopo la partenza da Fossoli è stato terribile non sapere più nulla. Mi ricordo che una sera ero con mia madre a Borgofranco e i padroni di casa ascoltavano Radio Londra. Mia madre sferruzzava sempre e diceva che Primo avrebbe avuto bisogno di calze di lana, quando fosse tornato. Ad un certo punto alla radio hanno detto: “Sappiamo che nel campo di Auschwitz c’è stato un grande massacro di prigionieri” ed io ho visto che mia madre è impallidita e per un momento ha smesso di sferruzzare.
È stato molto importante per noi ricevere quelle poche cartoline, del loro arrivo l’abbiamo saputo da Bianca.
…
Anna Maria è stanca. Guarda lontano e sicuramente ci sono altre cose che ricorda, ma che non vuole dire. Mi sorride e mi dice “Sei una incantatrice, mi fai parlare di quello che non voglio…”.
Scusa Anna Maria.
Non ti considero un monumento ma una deliziosa signora che mi ha accolto con amicizia e affetto e di questo ti sono grata.
Alessandra Chiappano,
da “Conversazione con Anna Maria Levi”
in Voci della Resistenza ebraica italiana,
LeChâteau, pp. 171-176
Julian Zimet Halevy
Lo sceneggiatore Julian Zimet è stato tra le migliaia di cineasti e impiegati degli Studio la cui carriera fu interrotta alla fine degli anni 40 dalla caccia alle streghe. Inserito nella lista dei rossi ha tuttavia continuato a lavorare nel cinema per Gene Autry e Roy Rogers, idoli del western e scrivendo copioni di fantascienza negli anni 50 e 60 e horror-movies negli anni 70. Nato e cresciuto a New York City, Zimet ha studiato al College City nella metà degli anni trenta con il futuro sceneggiatore Bernard Gordon e fu tra i primi a organizzare un circolo del cinema liceale. Dopo studi in arte ha girato un film con Gordon e si è trasferito a Hollywood negli anni 40 lavorando alla Republic Pictures nel dipartimento sceneggiatura come lettore. Il maggiore tra i mini studi, Republic, era specializzata in western e film di genere a basso costo. Zimet iniziò a scrivere soggetti e sceneggiature nel 1941 per Gene Autry con il western Sierra Sue e con lo spy thriller The Devil Pays Off. Dopo 4 anni nell'esercito, perso il posto alla Republic, lavorò come free lance per Roy Rogers (Helldorado 1946), Alan Ladd nell' "action-adventure thriller" della Paramount Saigon (1948), Gene Autry in The Strawberry Roan (1948), b-movie della Columbia. Nel 1949 fece coppia con Gordon alla Columbia, ma, comunista e amico di comunisti, fu inserito nelle liste nere e non lavorò nella prima metà degli anni 50 se non usando pseudonimi come nel caso di Fratelli messicani. Nel 1955 emigrò in Messico e come Julian Halevy scrisse un romanzo che ebbe un buon successo critico, The Young Lovers, recensito con entusiasmo dal New York Times e opzionata per il cinema da Samuel Goldwyn jr. , che lo dirigerà anni dopo con Peter Fonda protagonista. Contemporaneamente con Gordon scrisse The Case Against Brooklyn (1958), e per i produttori Samuel Bronston e Philip Yordan Circus World con John Wayne (1964). Tra i film di Zimet degli anni 60 il fantascientifico Crack in the World (1965), il melodramma di De Sica Amanti (1968), con Faye Dunaway, e Custer of the West (1968) con Robert Shaw. Nei dieci anni successivi ha lavorato nel genere horror con Psychomania (1971), e ancora con Gordon in Pancho Villa (1972) e Horror Express (1972) ritirandosi negli anni 80 e trasferendosi a Roma.