di Roberto Silvestri
The Laundromat, Antonio Banderas e Gary Oldman ci spiegano l'economia immateriale. Ma bevono pessimi drink |
Venezia.
Non è solo questione di contenuti. I camorristi di Martone. Gli
astronauti come Tommy Lee Jones che uccidono se non possono esplorare
come Buzz Lightyear “i confini dell'universo e oltre”. I nemici
di Dreyfus. Edgar J. Hoover. Il Papa di Sorrentino, il Fidel Castro
di Assayas, la troika (Costa Gavras) e i truffatori finanziari di
Soderbergh, Putin e Khodarkowski (che è proprio qui, all'Excelsior,
nonostante le minacce della mafia moscovita), gli Imam insindacabili
del primo film sudanese mai proiettato al Lido, i mariti che vanno ai
pazzi se l'affidamento dei figli viene dato dai tribunali alle mogli
(The Marriage Story) o le mandano direttamente in manicomio,
se hanno il potere per farlo (Joker, da una idea di Benito Mussolini,
vedi il “caso Ida Dalser”). Un tempo si diceva: sono gli
antagonisti. I cattivi. Ma oggi sono loro i protagonisti dei film.
Quasi tutti horror travestiti da commedia, melò, tragedia greca,
biopic, period-movie, road movie....
Ed
è anche una questione di sostanza e forma dell'espressione: siamo
arrivati al dolly che piroetta come se la telecamera salisse sulle
scale a chiocciola (New Pope). O a Joaquim Phoenix che ride a
squarciagola, in Joker, in duecento maniere differenti per
aprirsi uno spazio nei Guinness dei primati. O allo sceneggiatore
costretto a inserire dettagli o frasi fuori contesto, con l'abilità
del prestidigitatore, se non vuole avere guai con le majors (Seberg,
dove il cattivo diventa subdolamente Bobby Seale e non l'Fbi). La
bravura deve essere sbandierata e guai a non ammirarla.
E'
dunque sul “disturbo narcisistico della personalità” che si
concentra l'attenzione dei cineasti selezionati alla Mostra. Deve
essere la sindrome d'inizio millennio più pericolosa e affascinante,
perché il cinema (l'arte del guardare-guardarsi) sente prima dei
politici e dei profeti l'aria dei tempi. Siccome, ci dicono gli
scienziati, questa malattia della psiche individuale e collettiva,
colpisce per il 60%-70% gli uomini, ecco una serie interessante di
viaggi al termine della notte fallocentrica.
Cos'
è il disturbo narcisistico della personalità che è anche
all'origine del femminicidio, della ricomparsa del fanatismo
religioso o di quel che si dice “adorazione dell'uomo forte”, se
viene intaccato pericolosamente non la mente del singolo ma di una
intera collettività? Chi è convinto di meritare un trattamento
speciale di per sé, di essere attraente oggettivamente. E ha
fantasie di successo e potere illimitato. Si compiace del proprio
fascino e bellezza. Si infuria se non è sufficientemente apprezzato.
Tende allo sfruttamento degli altri, esibisce arroganza, presunzione
e disprezzo degli altri. Trump non Clinton. Wainstein non Polanski,
Salvini non papa Francesco.
The New Pope e The Laundromat
Oltre all' i-phone, oggetto del
narcisismo diffuso, sono anche le serie tv quella che più seducono
offrendo almeno 50.000 sfumature del male perché il tempo da vendere
agli inserzionisti deve essere riempito nel più utile dei modi. Si
insegna la vera religione del presente. Sopravvivere sopraffacendo il
mite. La Legge è uguale per tutti, ma non è ammessa ignoranza
della Legge. Dunque basta renderla incomprensibile ai più e il gioco
è fatto. Quale meccanismo più incomprensibile della teologia o
dell'alta finanza per affidare a poche migliaia di miliardari e alti
sacerdoti il controllo del mondo? Costa Gavras tornato quello di Z
l'orgia del potere , cioé della
tragedia greca sulla spietata rete del Potere, spiega
così in Adults in the Room come Banca Mondiale, quella Ue e
il Fondo Monetario hanno strangolato, senza iù bisogno dei
colonnelli, l'Atene di oggi, isolando Varufakis, portandolo alla
rottura totale con il suo partner Tsipras e restituendo il tutto alla
destra di sempre. Olivier Assayas che sta diventando il suo allievo
francese prediletto in Wasp Network ripesca
una magnifica frase di Fidel Castro, da una intervista tv,
in occasione dell'arresto di
agenti dei servizi segreti comunisti a Miami, di cui il film racconta
le imprese: “E' paradossale il fatto che il paese più spione del
mondo arresti per spionaggio i cittadini del paese più spiato del
mondo” . Si torna agli anni piuttosto difficili dopo il crollo
dell'Urss quando i terroristi anti castristi della Florida cercarono
invano di distruggere il turismo, sola risorsa finanziaria della
dittatura socialista, visto il crollo del mercato della canna da
zucchero, utilizzando metodi criminali (droga, traffico d'armi,
corruzione) con stragi sulle quali l'Fbi e la Cia dimostrarono
indifferenza e inefficienza. Finché un manipolo di spie non
intervenne, infiltrandosi nelle cosche fasciste. Steven
Soderbergh e Meryl Streep raccontano, come se fosse una commedia
technicolorata di Jerry Lewis, le truffe delle società
d'assicurazione che, con la complicità di alcuni governi Usa,
utilizzano le società off shore, inventate in Delewere, ma poi
sparse nelle isole più lontane del mondo o nella Cipro ormai russa
(altro che Grecia e Turchia), per rendersi irraggiungibili, ove si
presentasse la necessità di pagare conti salati, rendendo in un
attimo carta straccia migliaia di società di comodo. Francesca
Archibugi in Vivere attraverso
l'escamotage pasoliniano dell'intruso che, come in Teorema,
scombussola le regole di un interno piccolo borghese, e qui è una
ragazza alla pari irlandese, cattolica ma non bigotta, ci regala una
chiave di accesso interessante non solo al disturbo narcisistico
della personalità, ma anche alla tanto martoriata città di Roma,
attraverso il ritorno al barocco, che contestando la concezione
spaziale classica e manierista “interna” e “chiusa” del '500,
riaprì le facciate delle chiese, e la concezione “a cortile” di
vie e piazze, restituendo un necessario movimento dinamico agli spazi
e il primato dell' esterno. E proprio su Piazza del Popolo (poi
rinchiusa come “cortile” nel settecento rococò) si discute, per
ammirare l'uguaglianza imperfetta delle “false gemelle”, le due
chiese che sono il perno mobile di una triplice via di fuga (il
tridente: via Ripetta, via del Corso e via del Babuino): santa Maria
in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli (di Rinaldi, Bernini e
Fontana) con la successiva risistemazione scenografica della rampa
che porta a villa Borghese perdendo la funzione di perno mobile. Che
Bernini abbia commesso eresie simili anticontroriformiste
nell'assetto di piazza San Pietro (con una pianta scandalosamente
eliocentrica e deviante) la seconda annata della serie The New
Pope (di cui sono stati
presentati due episodi, il 2 e il 6) lo conferma, nello scardinare un
po' alla sufi un po' con atteggiamento dadà, la telecamera fissa,
che invece danza come un derviscio, e il copione tradizionale, qui
trasformato in un gioco a quiz fatto di continue domande e
imprevedibili risposte, da 'il piacere di saperlo', come nella
Settimana enigmistica. Si rende così un implicito omaggio proprio al
più misterioso dei pontefici, il gesuita Francesco, che si finge di
irridere a beneficio dei tre Pio (che ebbero il grattacapo del
comunismo da combattere, e fecero davvero miracoli, come ci
raccontano Contarello, Sorrentino e Bises) e dei Giovanni Paolo (che
il comunismo, capitolo primo, se lo sono bello e che mangiato).
L'esplosione 'islamista' della basilica di San Pietro risparmia non a
caso proprio le colonne bronzee contorte di Bernini, quelle
dell'altare maggiore che tanto deve al bronzo rubato al Pantheon, e
rendono bucherellata e pop la Pietà di Michelangelo. Voiello il
cardinale andreottiano è ormai in pensione. Il papa del tempo
presente deve essere un uomo che non abbia il disturbo narcisistico
della personalità. Moderato, affascinante, sofisticato, impautito,
una porcellana fragile. O addirittura un papa che, uscito dal coma,
solo nell'invisibilità, riesce a fare miracoli in una scena
bellissima che più che a Tarkowski fa pensare a Alberto Sordi di
Sono un fenomeno paranormale.
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