domenica 1 settembre 2019

Il disturbo narcisistico della personalità. E' questo il divo della Mostra




di Roberto Silvestri 

The Laundromat, Antonio Banderas e Gary Oldman ci spiegano l'economia immateriale. Ma bevono pessimi drink
Venezia. Non è solo questione di contenuti. I camorristi di Martone. Gli astronauti come Tommy Lee Jones che uccidono se non possono esplorare come Buzz Lightyear “i confini dell'universo e oltre”. I nemici di Dreyfus. Edgar J. Hoover. Il Papa di Sorrentino, il Fidel Castro di Assayas, la troika (Costa Gavras) e i truffatori finanziari di Soderbergh, Putin e Khodarkowski (che è proprio qui, all'Excelsior, nonostante le minacce della mafia moscovita), gli Imam insindacabili del primo film sudanese mai proiettato al Lido, i mariti che vanno ai pazzi se l'affidamento dei figli viene dato dai tribunali alle mogli (The Marriage Story) o le mandano direttamente in manicomio, se hanno il potere per farlo (Joker, da una idea di Benito Mussolini, vedi il “caso Ida Dalser”). Un tempo si diceva: sono gli antagonisti. I cattivi. Ma oggi sono loro i protagonisti dei film. Quasi tutti horror travestiti da commedia, melò, tragedia greca, biopic, period-movie, road movie....
Ed è anche una questione di sostanza e forma dell'espressione: siamo arrivati al dolly che piroetta come se la telecamera salisse sulle scale a chiocciola (New Pope). O a Joaquim Phoenix che ride a squarciagola, in Joker, in duecento maniere differenti per aprirsi uno spazio nei Guinness dei primati. O allo sceneggiatore costretto a inserire dettagli o frasi fuori contesto, con l'abilità del prestidigitatore, se non vuole avere guai con le majors (Seberg, dove il cattivo diventa subdolamente Bobby Seale e non l'Fbi). La bravura deve essere sbandierata e guai a non ammirarla.
E' dunque sul “disturbo narcisistico della personalità” che si concentra l'attenzione dei cineasti selezionati alla Mostra. Deve essere la sindrome d'inizio millennio più pericolosa e affascinante, perché il cinema (l'arte del guardare-guardarsi) sente prima dei politici e dei profeti l'aria dei tempi. Siccome, ci dicono gli scienziati, questa malattia della psiche individuale e collettiva, colpisce per il 60%-70% gli uomini, ecco una serie interessante di viaggi al termine della notte fallocentrica.
Cos' è il disturbo narcisistico della personalità che è anche all'origine del femminicidio, della ricomparsa del fanatismo religioso o di quel che si dice “adorazione dell'uomo forte”, se viene intaccato pericolosamente non la mente del singolo ma di una intera collettività? Chi è convinto di meritare un trattamento speciale di per sé, di essere attraente oggettivamente. E ha fantasie di successo e potere illimitato. Si compiace del proprio fascino e bellezza. Si infuria se non è sufficientemente apprezzato. Tende allo sfruttamento degli altri, esibisce arroganza, presunzione e disprezzo degli altri. Trump non Clinton. Wainstein non Polanski, Salvini non papa Francesco.

The New Pope e The Laundromat
Oltre all' i-phone, oggetto del narcisismo diffuso, sono anche le serie tv quella che più seducono offrendo almeno 50.000 sfumature del male perché il tempo da vendere agli inserzionisti deve essere riempito nel più utile dei modi. Si insegna la vera religione del presente. Sopravvivere sopraffacendo il mite. La Legge è uguale per tutti, ma non è ammessa ignoranza della Legge. Dunque basta renderla incomprensibile ai più e il gioco è fatto. Quale meccanismo più incomprensibile della teologia o dell'alta finanza per affidare a poche migliaia di miliardari e alti sacerdoti il controllo del mondo? Costa Gavras tornato quello di Z l'orgia del potere , cioé della tragedia greca sulla spietata rete del Potere, spiega così in Adults in the Room come Banca Mondiale, quella Ue e il Fondo Monetario hanno strangolato, senza iù bisogno dei colonnelli, l'Atene di oggi, isolando Varufakis, portandolo alla rottura totale con il suo partner Tsipras e restituendo il tutto alla destra di sempre. Olivier Assayas che sta diventando il suo allievo francese prediletto in Wasp Network ripesca una magnifica frase di Fidel Castro, da una intervista tv, in occasione dell'arresto di agenti dei servizi segreti comunisti a Miami, di cui il film racconta le imprese: “E' paradossale il fatto che il paese più spione del mondo arresti per spionaggio i cittadini del paese più spiato del mondo” . Si torna agli anni piuttosto difficili dopo il crollo dell'Urss quando i terroristi anti castristi della Florida cercarono invano di distruggere il turismo, sola risorsa finanziaria della dittatura socialista, visto il crollo del mercato della canna da zucchero, utilizzando metodi criminali (droga, traffico d'armi, corruzione) con stragi sulle quali l'Fbi e la Cia dimostrarono indifferenza e inefficienza. Finché un manipolo di spie non intervenne, infiltrandosi nelle cosche fasciste. Steven Soderbergh e Meryl Streep raccontano, come se fosse una commedia technicolorata di Jerry Lewis, le truffe delle società d'assicurazione che, con la complicità di alcuni governi Usa, utilizzano le società off shore, inventate in Delewere, ma poi sparse nelle isole più lontane del mondo o nella Cipro ormai russa (altro che Grecia e Turchia), per rendersi irraggiungibili, ove si presentasse la necessità di pagare conti salati, rendendo in un attimo carta straccia migliaia di società di comodo. Francesca Archibugi in Vivere attraverso l'escamotage pasoliniano dell'intruso che, come in Teorema, scombussola le regole di un interno piccolo borghese, e qui è una ragazza alla pari irlandese, cattolica ma non bigotta, ci regala una chiave di accesso interessante non solo al disturbo narcisistico della personalità, ma anche alla tanto martoriata città di Roma, attraverso il ritorno al barocco, che contestando la concezione spaziale classica e manierista “interna” e “chiusa” del '500, riaprì le facciate delle chiese, e la concezione “a cortile” di vie e piazze, restituendo un necessario movimento dinamico agli spazi e il primato dell' esterno. E proprio su Piazza del Popolo (poi rinchiusa come “cortile” nel settecento rococò) si discute, per ammirare l'uguaglianza imperfetta delle “false gemelle”, le due chiese che sono il perno mobile di una triplice via di fuga (il tridente: via Ripetta, via del Corso e via del Babuino): santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli (di Rinaldi, Bernini e Fontana) con la successiva risistemazione scenografica della rampa che porta a villa Borghese perdendo la funzione di perno mobile. Che Bernini abbia commesso eresie simili anticontroriformiste nell'assetto di piazza San Pietro (con una pianta scandalosamente eliocentrica e deviante) la seconda annata della serie The New Pope (di cui sono stati presentati due episodi, il 2 e il 6) lo conferma, nello scardinare un po' alla sufi un po' con atteggiamento dadà, la telecamera fissa, che invece danza come un derviscio, e il copione tradizionale, qui trasformato in un gioco a quiz fatto di continue domande e imprevedibili risposte, da 'il piacere di saperlo', come nella Settimana enigmistica. Si rende così un implicito omaggio proprio al più misterioso dei pontefici, il gesuita Francesco, che si finge di irridere a beneficio dei tre Pio (che ebbero il grattacapo del comunismo da combattere, e fecero davvero miracoli, come ci raccontano Contarello, Sorrentino e Bises) e dei Giovanni Paolo (che il comunismo, capitolo primo, se lo sono bello e che mangiato). L'esplosione 'islamista' della basilica di San Pietro risparmia non a caso proprio le colonne bronzee contorte di Bernini, quelle dell'altare maggiore che tanto deve al bronzo rubato al Pantheon, e rendono bucherellata e pop la Pietà di Michelangelo. Voiello il cardinale andreottiano è ormai in pensione. Il papa del tempo presente deve essere un uomo che non abbia il disturbo narcisistico della personalità. Moderato, affascinante, sofisticato, impautito, una porcellana fragile. O addirittura un papa che, uscito dal coma, solo nell'invisibilità, riesce a fare miracoli in una scena bellissima che più che a Tarkowski fa pensare a Alberto Sordi di Sono un fenomeno paranormale.

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