sabato 9 settembre 2023

Rimpiangendo la lobotomia. Il Leone d'oro va a Lanthimos per "Povere creature"

Roberto Silvestri
Il cineasta greco Yorgos Lanthimos con lo strano horror (“femminista” secondo lui), molto applaudito, e tra i favoriti della critica nazionale e internazionale, e che poi ha vinto stasera il Leone d'oro, forse perché si è considerato la risposta colta, “europea”, cromaticamente fiammeggiante anche nella parte in bianco e nero, al mondo rosato di Barbie, ha molto lavorato di cesello sul suo nuovo Poor Things dal romanzo dello scrittore scozzese Alasdair Gray. Ed entra nel club esclusivo dei creatori di mostri, dei dottor Frankenstein, e di chi, tra Racconti di Hoffman e bambole inanimate, suscitata molta paura con i cadaveri che riprendono vita grazie a innesti fuori natura (un inedito trapianto di cervello).
Il laboratorio diabolico è del dottore, anche lui piuttosto inguardabile, Godwin Baxter (Willem Dafoe) e la sua creatura, Bella (Emma Stone), rivive grazie a un ricambio di materia grigia, preso dalla nascitura e inserito nel cadavere di una giovane donna incinta, morta suicida e strappato alle acque. Bella Baxter, dopo un claudicante inizio sia mentale che motorio, prende possesso di sé e fugge dal palazzo che la rinchiude. Si butta alla conquista del mondo, in crociera, a partire da Lisbona, quasi un omaggio a Manoel de Oliveira, però non manca il fado, e non è strageniale, e al pieno dispiego della sua sessualità con l'aiuto non disinteressato anzi dissoluto dell'astuto avvocato (Mark Ruffolo) compagno di venura, che sarà poi sopraffatto dalla assoluta mancanza di freni inibitori e di pregiudizi della scatenata “mostra”, che naturalmente in un bordello parigino si sentirà di casa. Tanto che in Usa il film è vietato ai minori di 17 anni. La sceneggiatura è dell'australiano Tony McNamara (già al fianco di Lanthimos in La favorita) . Scene e costumi sono mozzafiato e molto devono alle straordinarie animazioni fantasmagoriche anni 50 e 60 del cecoslovacco Karel Zeman, con la sua 'fantascienza passatista' ripresa anche da Miyazaki. Ricostruita dall'uomo, la 'donna antica' tutta natura viva e tanto rimpianta, torna in vita. Ma questo artificio lobotomico alle giovani generazioni che sono ignare del caso Ulrike Meinhof non rimanda più a sinistre e abiette manipolazioni. Davvero una 'povera cosa'.

3 commenti:

  1. Non se ne può più di questa mostra, chiudiamola del tutto è quasi (solo quasi) peggio del festivaluccio veltrtoniano... il cinema italiano dovrebbe rifiutarsi di partecipare con enfasi faviniana a questo letale degrado ma visto in che mani è l'Einaudi e considerando che la nazionale è peggio e manco l'Egonù ci salva forse conviene dipo tanto sonno cercare di mandare la FANTASIA al potere!

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