giovedì 27 ottobre 2022
Era gennaio a Riga. Alla Festa di Roma vince un film lettone, January di Viesturs Kairiss
Mariuccia Ciotta
Immagine mutevole, si cambia formato, la narrazione passa dall'analogico al digitale al super8, filmati d'archivio, colori smacchiati dal tempo, fotografia sgranata (del polacco Wojciech Staron). Siamo nel 1991 a Riga, Lettonia e il diciannovenne Jazis (Karlis Arnolds Avots) è inquieto, va e viene lungo i corridoi dell'Accademia d'arte, filma le manganellate sovietiche in sala stampa. Si deve tacere sullo strappo da Mosca. Il paese ha decretato l'indipendenza l'anno precedente, ma la caduta del Muro è ancora fresca, e all'Urss non va che si sfugga alla sua sfera di influenza.
January di Viesturs Kairiss ha vinto tre premi alla Festa di Roma n.17, che con la direzione di Paola Malanga ha ripristinato il concorso. Miglior film, regia e attore protagonista, dopo la vittoria al Tribeca Film Festival.
Documentari e opere liriche all'attivo, il regista (51 anni) gioca con materiali e toni emozionali diversi e ricorda il sé ragazzo e il grande cineasta Juris Poniesk (Juhan Ulfsak), un documentarista scomparso a soli 42 anni nel 1992. Cinema e storia dichiarano la nostalgia per il tempo delle grandi speranze, Jazis oscilla tra l'illusione comunista del padre – vuole arruolarsi nell'esercito russo – e le barricate contro l'Unione sovietica, finita non troppo bene nonostante la glasnost di Gorbaciov, che il 6 settembre 1991 riconoscerà l'indipendenza della Lettonia.
Commedia adolescenziale, umorismo, scherzi, giochi, amori, gelosie, e la sensazione di qualcosa di perduto. Il cinema della Nova Vlna ceca fa l'occhiolino a Jim Jarmusch e a Godard, e abbandona la venerazione per Bergman e Tarkovsky dei ragazzi lettoni. Kairiss sembra guardare più verso Paul Thomas Anderson e i suoi fotogrammi “sporchi”, metà messa in scena, metà realtà, luoghi e “fatti realmente accaduti”. Una specie di sbandamento dello sguardo, la doppia visione di Jazis verso la sua ragazza Anna (Alice Danovska), che lo lascia per uno stage con Poniesk, e la realtà dell'attacco sovietico a Vilnius, Lituania, che, come la Lettonia reclamava l'indipendenza, ottenuta nel settembre '91.
Ma prima, il 13 gennaio, le truppe russe invasero la capitale, ne seguì uno scontro che provocò la morte di 14 persone e il ferimento di 700 cittadini. Su queste macerie l'alias del regista ritorna e cerca di ritrovare lo spirito di qualche rivoluzione, quella estetico-politica raccontata da Sergej Eisenstein, per esempio, nato di gennaio a Riga, e (naturalmente) mai nominato.
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