martedì 18 ottobre 2022
Nino Migliori – Viaggio intorno alla mia stanza
di Mariuccia Ciotta
Il Tuffatore se ne sta in posa dal 1951, fermo sulla linea dell'orizzonte, a consacrare l'opera più celebre di Nino Migliori, classe 1926, che sfugge alla definizione di fotografo, e ancora adesso sfida luce, colori e materiali alchemici. Lo cattura in movimento Elisabetta Sgarbi con il suo Nino Migliori – Viaggio intorno alla mia stanza (41' 20”) presentato alla Festa di Roma nella sezione Freestyle.
Tre correnti di sperimentazione si intrecciano nel film, tutte fuori dai limiti della propria disciplina. Migliori non si accontenta di aver fissato su carta XX e XXI secolo, passando dallo stile realista al realismo “tumefatto” e tonale - che ricorda i paesaggi e le nature morte dell'amico Morandi - all'astrattismo, fino a una pura espressione patafisica che etichetta l'album fotografico con definizioni tipo Ossidazioni, Pirogrammi, Cellogrammi, Lucigrammi. Da oggetto di indagine filmica, Migliori si ingegna a manipolare le visioni in campo, fiorite nell'occhio del diaframma, come in un film muto. L'effetto è uno strano caos di segni e di sorprese fluorescenti, di giochi metamorfici che entrano in collisione con la musica di Mirco Mariani, polistrumentista degli Extraliscio, anche lui in vena di invenzioni. Una pista di rumori, melodie e battiti. Magnifiche deviazioni sonore.
Al soggetto e alla regia partecipa Eugenio Lio con il suo tocco lirico-filosofico che chiama a raccolta la piccola (voce da usignolo) Gilda Mariani e la musa di Migliori, Marina Truant.
Il film gira nello spazio-atelier bolognese di Migliori e scivola dal falso piano del documentario alla vertigine visiva. Elisabetta Sgarbi entra nel mondo a rovescio di Alice, che, passata attraverso lo specchio, può mischiare magicamente suoni e immagini. Un film allucinatorio, un thriller composto da fantasmi, statue piangenti, palline trasparenti che rimbalzano nello spazio, volti riflessi e sdoppiati. Trasfigurazioni. E' questa, probabilmente, la sua opera che, caleidoscopio di forme mutanti, più di altre coniuga innovazione di linguaggio e flusso narrativo.
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