mercoledì 4 febbraio 2015

Birdman, in volo con Alejandro Inarritu

Mariuccia Ciotta



Era un superuomo e adesso è un esordiente sul palcoscenico di Broadway, Michael Keaton dal mantello scuro è approdato nella New York sprezzante verso Hollywood e i suoi blockbuster a fumetti. Perduto nel mito di Batman, seppellito dalle glorie passate, “terrorizzato di non contare più nulla”, parrucchino sulla testa spelacchiata, l'ex divo vive con l'ossessione di dimostrare d'essere un vero attore e non un pupazzo mascherato.
Birdman – L'imprevedibile virtù dell'ignoranza, proveniente dalla Mostra di Venezia 2014, è scritto e diretto da Alejandro G. Inarritu, messicano importato dagli Studios, esploso con Amore perros nel 2000, pluripremiato con 21 Grammi (2003), Babel (2006), Biutiful (2010), un talento sopra il livello acustico consentito che qui percuote il tempo a colpi di batteria cool jazz su piani sequenze mozzafiato, e realizza la sua migliore “melodia”. Uscito in Usa il 17 ottobre 2014, il film ha incassato in patria più di 33 milioni di dollari, vinto 2 Golden Globe (miglior attore e miglior sceneggiatura) ed è candidato a 9 Oscar (film, regia, attore, attore non protagonista – Edward Norton - attrice non protagonista – Emma Stone – sceneggiatura, fotografia, sonoro, montaggio).
Michael Keaton e Alejandro Inarritu

Verità e bugie si scambiano posto, la biografia del divo e i testi di Raymond Carver, lo scrittore di America oggi, che Altman portò sul grande schermo, e che Michael Keaton, nelle vesti di Riggan Thomson, regista e interprete, ha scelto per mostrarsi nella performance dal vivo, guardato a vista da una Pauline Kael del New York Times, “stroncherò il suo spettacolo”. La vanitosa celebrità in cerca di applausi a Manhattan va punita.
Inarritu delira tra Times Square, la piazza “sacra” del teatro newyorkese, e le strade svettanti di insegne al neon dietro l'attore invecchiato, finito, figlia trascurata, ex tossica (Emma Stone), moglie divorziata, e costruisce un rebus a incastro intorno al simbolo della mitologia hollywoodiana, l'Uomo Pipistrello, che ancora lo perseguita e gli ricorda quand'era grande sui cartelloni di Hollywood. “Io non esisto”, il leit motiv penetra nella testa dell'ex Batman sotto allucinogeni mentali che lo fanno lievitare da terra in posizione yoga, gli permettono di spostare gli oggetti, di scaraventarli sulle pareti del camerino, di decollare dalla terrazza del grattacielo e di attraversare la città sospeso a mezz'aria. Ultra-poteri garantiti da Hollywood. Ma la forza di gravità di Broadway lo riporta a terra, faccia a faccia con il presuntuoso giovane sulla cresta dell'onda, Edward Norton (chiamato al posto di un attore cane), un furbetto da Actors Studio che sul “palco non mento mai” e si procura l'unica erezione in sei mesi mentre recita a letto con la sua donna (Naomi Watson).

Birdman segue in “diretta” l'evoluzione dei fatti, filma la pièce dentro e fuori campo, dentro e fuori la testa della ex star tormentata dall'ego fantasma, quel Phantom of the Opera, il musical di Webber che torna riflessa sui manifesti, nelle vetrate, sui vetri e gli specchi. Anche la figlia adolescente, inacidita per un'infanzia con padre assente, è sempre lì a ricordargli quant'è patetico, superato, morto e che lo spettacolo sarà un sicuro flop, fino a quando in poche ore i social network rimbalzano l'immagine del padre in mutande - è rimasto seminudo fuori dall'ingresso degli artisti – che attraversa la piazza e la folla in una memorabile sequenza notturna. “Questa è la fama oggi”, migliaia di clic e di twit, altro che Raymond Carver. E invece. E' proprio l'ibrido, lo scarto dall'ovvietà mediatica, a compiere il miracolo, oltre lo schermo e il sipario, in quella zona “ai confini della realtà” che manca ai nuovi “operatori d'immagine”. “Sono solo etichette” dirà un furibondo Michael Keaton all'impettita critica teatrale, collezionista di frasi fatte.
Immagine scolpite dall'occhio tagliente di Emmanuel Lubezki, direttore della fotografia messicano, partner di Alfonso Cuaròn che con Gravity gli ha consegnato l'Oscar.
In cima alla classifica dei critici del Lido, Birdman, dato per Leone d'oro, è rimasto incredibilmente senza premi, ma lo aspetta la “notte delle stelle” al Dolby Theatre di Hollywood.
La magnifica cattiveria di Roman Polanski in Carnage, cinema su teatro, si trasforma qui in un potente atto poetico sull'atto del creare, Inarritu fonde la bellezza del volo tra i grattacieli di Spider Man e lo scudo proiettato in cielo di Batman con i fotogrammi di carne e di sangue di un iper-realismo magico. Non sono i generi, non è l'arte “alta” contro l'arte “bassa”, è il cinema che spicca il volo senza l'aiuto degli effetti speciali.
  



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