Roberto Silvestri
«I palermitani non sono tutti mafiosi. Venite ad aiutarci, perché da soli non ce la facciamo». Oggi, apprendendo l’orrenda notizia mi viene in mente questo primo film che le è stato dedicato. Diretto e fotografato dalla documentarista italiana che vive in Gran Bretagna Daniela Zanotto Battaglia (2004) è un’intervista- omaggio alla grande fotografa sociale palermitana, che ha insegnato a combattere (e a guardare in faccia senza paura) la Mafia, dall'epoca del quotidiano L'ora di Palermo, seguendo l'infinita sequenza di omicidi, fino ad oggi.
Nata il 5 marzo del 1935 a Palermo (dove è morta dapo una lunga malattia il 13 aprile 2022, giornalista, ex assessore (verde) all'ambiente della giunta Orlando, ex deputata, editore, militante per la giustizia e per la libertà, premio Eugene Smith (New York, 1986) e Mother Jones Achievement for Life, 1999, ha esposto al Centre Pompidou e nelle più importanti gallerie del mondo.
Letizia Battaglia, a 16 anni, nel ‘72, lascia il marito e parte per Milano con le tre figlie, lavorando come giornalista di cronaca e poi, per piazzare meglio gli articoli, si improvvisa fotografa. Scopre un grande talento.
La guerra «contro la barbarie più arrogante» inizia con il suo ritorno in Sicilia, e dopo l'incontro con Franco Zecchin, che sarà il suo compagno nella vita e nel lavoro. Nel frattempo diventa l'occhio di profondità della realtà isolana, una lottatrice indomabile per la libertà a 360 gradi, che Daniela Zanotto sa ritrarre con passione e finezza di tocco.
E a cui Letizia Battaglia, il cui «archivio di sangue» fu rastrellato senza garbo dalla polizia, durante il processo Andreotti, spiega la situazione odierna: «Preferisco essere uccisa piuttosto che dichiarare di avere bisogno di una scorta, di arrendermi davanti a quelli che vogliono che abbia paura...
Dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino, la mafia ha cambiato strategia, si sente in pericolo e si butta in politica. I mafiosi diventano i nostri amministratori». Girando nel centro storico della città barocca spiega: «Qui volevano mandare le ruspe, buttare giù tutto e fare dei grattacieli, mandando i vecchi abitanti a vivere nei casermoni delle periferie. In alcune zone sono riusciti a farlo, hanno demolito le chiese e le case che erano l'anima della città. Molti edifici sono stati comprati per un pugno di soldi dai politici stessi. Durante l'amministrazione Orlando siamo riusciti, con una stretta maggioranza, a cambiare il piano edilizio. Ora molti proprietari aspettano che la legge cambi ancora: preferiscono tenere chiusi i vecchi edifici, che diventano sempre più fatiscenti, piuttosto che restaurarli. Aspettano....». Un secondo bio-pic, Shooting the Mafia gli è stato dedicato nel 2019 da Kim Longinotto e ha avuto una vasta eco internazionale.
Letizia Battaglia ha partecipato come ricercatrice fotografica d’eccellenza, nel 2005, al film di Marco Turco In un altro paese e nel 2014 al film-farsa-tragedia di Franco Maresco Belluscone Una storia siciliana. Con Maresco nel 2015 “complotterà” anche in Gli uomini di questa città io non li conosco (in un documentario nel quale sono stati coinvolti Scaldati, Andò, Emma Dante, Mimmo Cuticchio, Giuseppe Tornatore, Mario Martone, Roberta Torre e Goffredo Fofi, su cui Maresco sta girando attualmente un film-ritratto). E nel 2019 il bellissimo La mafia non è più quella di una volta, a 25 anni dalla strage di Capaci (un’opera particolarmente colpita dalla censura invisibile che caratterizza le democrazie liberali).
Ha recitato nella parte di una fotografa nel film, bello e sottovalutato, di Wim Wenders Palermo Shooting (2008) e ha collaborato generosamente a Lo sguardo dei turchi di Angelo Loy (2009), con Giulio Cederna co-sceneggiatore, a tre documentari sulla fotografia sociale, Fotografi (2012) e Dans un ocean d’images di Helen Doyle (2013), Dateline (2016) ed è stata coinvolta nelle serie tv Corleone: le Parrain des Parrains e L’assedio (2019).
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